Lavoro: a gennaio previste tante assunzioni, ma non si trovano candidati

La domanda di lavoro prevista a gennaio 2023 si colloca sopra i livelli pre-Covid, segnando un +10,1%, pari a 46mila assunzioni, rispetto a gennaio 2022 e +14,0% (+62mila assunzioni) rispetto a gennaio 2019. In totale sono 504mila i lavoratori ricercati dalle imprese nel primo mese dell’anno, e 1,3 milioni previsti per il primo trimestre (+149mila assunzioni, +12,9%) rispetto l’intero trimestre 2022. Allo stesso tempo cresce anche il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che passa dal 38,6% del 2022 al 45,6% (circa 230mila assunzioni). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

Più difficili da reperire i dirigenti

La mancanza di candidati è la motivazione maggiormente indicata dalle imprese (27,8%), seguita dalla preparazione inadeguata (13,5%) e da altri motivi (4,3%). Dal Borsino delle professioni sono più difficili da reperire dirigenti (66,1%), operai specializzati (61,9%), tecnici (51,6%), conduttori di impianti (49,0%), professioni con elevata specializzazione (47,5%), e nelle attività commerciali e nei servizi (41,0%). Supera poi i 4 mesi (4,3) il tempo medio di ricerca necessario per ricoprire le vacancies valutate dalle imprese di difficile reperimento. Le assunzioni programmate rivolte preferenzialmente ai giovani sotto i 30 anni registrano una difficoltà media di reperimento del 48%. Per il 18,1% delle assunzioni (oltre 91mila) le imprese pensano di rivolgersi a lavoratori immigrati, soprattutto nei settori della logistica, dei servizi operativi e nella metallurgia.

Guida la domanda di lavoro il manifatturiero

A guidare la domanda di lavoro è il manifatturiero, con un incremento su base annua del 17,8% (+19mila assunzioni), seguito da turismo (+10mila, +21,0%), servizi operativi di supporto a imprese e persone (+7mila, +17,7%) e servizi alle persone (+7mila, +12,9%). L’industria ha invece in programma 174mila assunzioni. In particolare, sono alla ricerca di personale le imprese delle costruzioni (51mila), seguite dalle imprese della meccatronica (34mila), metallurgiche e dei prodotti in metallo (27mila). I servizi prevedono di assumere 330mila lavoratori: 64mila i servizi alle persone, 60mila il commercio e 58mila il turismo.

Lombardia, Veneto, Lazio assumono di più

Il contratto a tempo determinato è la forma di assunzione maggiormente proposta (208mila unità), pari al 41,3% del totale. Seguono i contratti a tempo indeterminato (122mila, 24,3%), quelli in somministrazione (74mila, 14,7%) e gli altri contratti non alle dipendenze (44mila, 8,8%). L’apprendistato viene proposto per 25mila assunzioni (5,0%), mentre i contratti di collaborazione e le altre tipologie di contratti vengono indicati rispettivamente per 19mila assunzioni (3,7%) e 10mila assunzioni (2,1%). A livello territoriale, sono le macro-ripartizioni del Nord-Ovest e del Nord-Est a segnalare le previsioni di assunzione più elevate (rispettivamente, oltre 171mila e circa 123mila), seguite dalle regioni del Sud (oltre 109mila) e del Centro (circa 101mila). La graduatoria regionale delle assunzioni vede, nell’ordine, Lombardia (121mila), Veneto (51mila), Lazio (50mila), Emilia-Romagna (49mila), Piemonte (37mila) e Campania (32mila).

Il 2022 è l’anno del Banking as a Service

Tra gli abilitatori dell’innovazione finanziaria, si fanno largo i modelli as-a-Service, oggi adottati dal 75% delle startup/scaleup italiane. Tra questi spicca il Banking-as-a-Service (BaaS): un istituto finanziario autorizzato (ad esempio, una banca) offre servizi, licenza e ‘libri’ a un secondo attore non autorizzato (come una digital company), che cura l’interazione con il cliente finale e l’esperienza d’uso. I modelli BaaS creano opportunità di mercato per le banche tradizionali e permettono un’aperta competizione dei nuovi attori, come nel caso delle Challenger Bank, banche digitali gestibili attraverso app e smartphone, ormai 120 in Europa. Oltre a conto corrente e strumenti di pagamento, il 44% delle Challenger Bank offre anche possibilità di investimento, il 32% richiedere prestiti e il 20% sottoscrivere polizze.

I modelli BaaS e la riduzione del numero delle filiali bancarie

Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano.
I modelli di Business as-a-Service porteranno probabilmente a un’ulteriore riduzione del numero delle filiali bancarie sul territorio, ma i consumatori italiani non reagirebbero necessariamente in modo negativo. Di fronte alla chiusura della filiale di riferimento solo il 21% cambierebbe banca, il 24% sarebbe disposto a restare nella stessa, cambiando filiale o modalità di interazione, e il 35% a spostarsi su strumenti digitali (app o pc), a cui si aggiunge un 20% che già oggi non fruisce della filiale.

Cresce l’uso dei canali digitali da parte dei clienti 

In generale, tra i clienti delle banche aumenta la predisposizione a usare i canali digitali. Nel primo semestre 2022 gli operatori bancari italiani hanno registrato una crescita del 6% di clienti che usano i canali digitali (home e mobile banking).
Cresce poi del 17% anche il numero delle transazioni digitali, operazioni come bonifici, ricariche telefoniche, pagamento di bollette, compravendita di titoli, eseguite tramite home o mobile banking.
Tra tutti i correntisti attivi, il 63% ha utilizzato almeno una volta i canali digitali, il 55% se si considera il solo mobile.

Per l’86% dei giovani il conto online è quello principale

L’online non è usato solo per queste singole ‘operazioni semplici’. Alcuni clienti stanno optando per un’offerta bancaria interamente digitale. Il 24% dei clienti retail attivi in internet in Italia, infatti, ha uno o più conti aperti presso banche online, percentuale che sale al 40% nei giovani tra i 18 e i 24 anni, e che si riduce gradualmente fino all’11% nella fascia 55-74 anni. 
“Anche nel corso del 2022 è continuata la crescita dell’educazione digitale degli italiani in ambito finanziario – evidenzia Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. In generale, aumenta la predisposizione a usare i canali digitali, soprattutto tra i giovani che, da un lato sono più abituati a fruire di servizi in digitale, dall’altro hanno verosimilmente necessità meno sofisticate e compatibili in pieno con la proposta attuale delle banche digitali”.

Nel 2022 le bollette del gas superano 1.750 euro, +54% rispetto al 2021

Il prezzo del gas è tornato a crescere, e dopo la tregua di ottobre le bollette sono diventate decisamente più salate per le famiglie italiane. Tanto è vero che durante il mese di novembre, secondo le simulazioni effettuate dal portale di comparazione prezzi Facile.it, una famiglia tipo con un contratto di fornitura stipulato nel mercato tutelato dovrà mettere a budget ben 143 euro per la sola bolletta del gas, il 26% in più rispetto a novembre dello scorso anno.
Se i prezzi dovessero rimanere su questi livelli fino alla fine dell’anno, si legge in una nota di Facile.it, la spesa complessiva per tutto il 2022 relativa alla fornitura di gas, sempre per una famiglia tipo con un contatto nel mercato tutelato, sarà superiore a 1.750 euro, vale a dire il 54% in più rispetto allo scorso anno.

Le tariffe sono tornate a crescere: a novembre +13,7%

Si tratta di alcuni dati emersi da una analisi realizzata da Facile.it tenendo in considerazione le nuove tariffe per l’energia comunicate dall’Autorità relative al mese di novembre di quest’anno.
“Le condizioni eccezionali di ottobre hanno portato a un calo del prezzo del gas, ma come previsto le tariffe sono tornate a crescere, con un aumento che a novembre è stato del 13,7%, andando di fatto ad annullare la diminuzione del mese precedente”, ha spiegato Mario Rasimelli, Managing Director Utilities di Facile.it.

“Sarà un inverno complicato dal punto di vista delle bollette”

“Una brutta notizia per tutti coloro che si trovano ancora oggi nel mercato tutelato e che fa presagire un inverno complicato dal punto di vista delle bollette – ha aggiunto Mario Rasimelli -. Proprio per questo il consiglio non è solo quello di continuare a fare attenzione ai propri consumi, ma anche guardare alle offerte presenti sul mercato libero, perché il passaggio potrebbe essere una soluzione per contrastare, almeno in parte, i costi elevati”.

La spesa complessiva per luce e gas potrebbe sfiorare i 3.100 euro in un anno

Insomma, secondo gli esperti di Facile.it il 2022 sarà l’anno più costoso di sempre per quanto riguarda la spesa dell’energia. Di fatto, sommando le bollette del gas a quelle per l’elettricità la spesa complessiva di una famiglia tipo con un contratto di fornitura stipulato nel mercato tutelato quest’anno potrebbe addirittura sfiorare i 3.100 euro. Ovvero, il 74% in più rispetto al 2021.

Omnicanalità: è “avanzata” solo per il 6% delle imprese

Solo il 6% delle grandi e medio-grandi aziende in Italia possiede un approccio realmente avanzato all’omnicanalità. Sono aziende caratterizzate principalmente da un responsabile unico, modelli organizzativi ben strutturati, budget complessivo ben definito, approccio evoluto alla misurazione degli impatti di tale strategia sul business aziendale, e tecnologie adeguate a personalizzare l’esperienza cliente. Il 22% sta invece muovendo i primi passi, e inizia a percepire l’esigenza e a definire gli obiettivi della strategia omnicanale. E se il 75% delle imprese ha intrapreso, seppur con differenti livelli di maturità, un percorso di trasformazione omnicanale, manca ancora un approccio chiaro e sistemico. Sono alcune evidenze emerse dalla sesta edizione dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.

La strategia di OCX

Un responsabile unico per l’Omnichannel Customer Experience (OCX) è presente solo nel 36% delle aziende, e solo il 15% ha stanziato un budget complessivo per la trasformazione omnicanale. Inoltre, se circa il 60% delle esperienze che coinvolgono più di un canale non soddisfa i consumatori, il 98% degli utenti che ha vissuto esperienze interamente omnicanale si dichiara pienamente soddisfatto. La concreta implementazione della trasformazione omnicanale presuppone la progettazione di una chiara data strategy. La maggioranza delle aziende si focalizza ancora esclusivamente su dati derivanti dall’anagrafica o lo storico d’acquisto, mentre solo il 33% gestisce dati più complessi.

La conoscenza del cliente
Per superare questo ostacolo è possibile sfruttare l’elevata propensione del consumatore online a condividere proprie informazioni a fronte di un vantaggio (87%). Non è però sufficiente raccogliere informazioni: queste vanno integrate in logica di Single Customer View, ma solo il 20% delle realtà include anche dati avanzati. Una volta raccolti e integrati i dati, la loro valorizzazione passa dalla capacità di analizzarli ed estrarne insight. Tuttavia si confermano ancora poche le realtà che riescono a compiere un passo avanti rispetto alle più tradizionali analisi descrittive. Gran parte delle imprese utilizza ancora tool come fogli di calcolo e CRM tradizionali, e solo il 27% adotta strumenti evoluti in grado di garantire una piena integrazione dei dati e fornire una vista unica sul cliente.

Marketing&Comunicazione, Vendite e Customer Care

Se il 52% delle aziende ha attivato uno strumento di automazione in ambito marketing, solo il 16% ha costruito piani di interazione mirati sulle esigenze degli specifici clienti. Nel 78% dei casi c’è poi la consapevolezza di dover integrare le strategie di vendita, ma per il 57% la forza vendita non è valutata sulla soddisfazione del cliente, e ancora poche realtà misurano l’efficacia delle iniziative omnicanale implementate con modelli di misurazione avanzati. La maturità delle aziende è ancora molto bassa anche per l’approccio al Customer Care. In particolare, solo il 9% delle aziende ha implementato strumenti di deep analytics, e circa un’azienda su due aggiunge alle tradizionali attività di assistenza post-vendita anche quelle di assistenza tecnica, vendita e attività di ‘close the loop’.

Milano, Monza Brianza, Lodi: l’economia digitale traina la crescita

Le imprese digitali sono il “motore” di gran parte della Lombardia, ovvero l’area di Milano, Monza Brianza e Lodi. A dirlo è un’elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese, condotta in occasione della Digital Week 2022.

Quante e chi sono le imprese digitali dell’area

A Milano Monza Brianza e Lodi sono 18.363 le imprese “digitali”, attive nei settori di e-commerce, produzione di software e consulenza informatica, telecomunicazioni e altri servizi legati al web, censite a settembre 2022. Nell’area metropolitana crescono in un anno del +3,8%, con un trend positivo che nel periodo 2019/2022 vede un aumento complessivo del +16,8%. Prosegue senza interruzioni il percorso delle imprese verso la digitalizzazione, che vede innovazione e tecnologia driver di competitività, all’interno di uno scenario in cui economia tradizionale e economia digitale non viaggiano più parallele ma convergenti. Numeri che spiccano maggiormente, infatti, se si considera il contesto complessivo del sistema delle imprese attive, che fa registrare in un anno -0,3% e +1,4% dal 2019 ad oggi. 

Quanto valgono in termini di occupazione

Questo specifico settore, evidentemente in buona salute, ha effetti positivi sulla creazione di posti di lavoro. La capacità di generare occupazione da parte delle imprese digitali del territorio cresce infatti del +16,1% (220.831 addetti al terzo trimestre del 2022), a fronte di una variazione generale che si attesta a +6,5%. Infine, dai dati di bilancio disponibili relativi al 2020, emerge che nell’area Milano Monza Brianza Lodi l’economia digitale genera 46,8 miliardi di euro di ricavi.

Le iniziative della Camera di Commercio

“Come Camera di commercio sosteniamo le imprese in modo concreto e diretto nei percorsi di digitalizzazione e innovazione tecnologica” – ha dichiarato Elena Vasco, segretario generale della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – attraverso il progetto PID Punto Impresa Digitale, un hub dedicato di servizi, iniziative, misure, che ha l’obiettivo di intercettare e stimolare la volontà di crescita e trasformazione delle nostre aziende. Il nostro impegno – anche tramite gli eventi che animeranno la Digital Week 2022 – è focalizzato a fornire alle imprese risposte di medio-lungo periodo strutturali e coordinate, che mirino all’aumento della produttività e della competitività, attraverso azioni di sostegno e spinta verso gli investimenti in innovazione e sostenibilità, contribuendo così a tracciare il percorso di transizione ecologica e digitale strettamente connesse tra loro e leve per la crescita”.

5G: Italia lenta, ma nel 2025 il valore del mercato potrebbe arrivare a 200 milioni

Durante l’ultimo anno si è assistito al consolidarsi di un quadro sempre più orientato a dare sostanza alla visione promessa dal 5G, con la conferma di un interessamento sempre più forte in ambiti come manufacturing e mobility. L’Italia, però, vede uno sviluppo di progetti molto lento, ma se le prospettive sono buone. Entro il 2025, nel caso in cui la quinta generazione di reti mobili sarà utilizzata solo per test tecnologici e parziale re-ingegnerizzazione di processi, il mercato industriale potrà valere 40 milioni di euro. Se invece l’offerta verrà strutturata, e il 5G diventerà lo standard per la connettività industriale e nel mondo business, il mercato potrà valere 200 milioni di euro. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano.

Copertura DSS e Non Stand Alone

Secondo le analisi DESI 2022 e GSMA Intelligence, l’Italia sarebbe il paese con la maggiore copertura 5G in Europa, tra il 96% il 99,7%, contro il 65,8% della media. Questo, considerando la copertura con il DSS, che consente a un operatore telefonico di sfruttare lo spettro di frequenze del 4G anche per il 5G. Considerando solo la copertura 5G Non Stand Alone, l’Italia a fine 2021 risulta invece tra gli ultimi paesi in Europa (7,3%). Le azioni intraprese nei primi mesi del 2022 dovrebbero compensare almeno in parte questa situazione: gli investimenti degli operatori TLC hanno permesso di incrementare circa dell’80% la copertura della popolazione in NSA rispetto al 2021. Inoltre, con le risorse del PNRR, verranno colmate alcune lacune di copertura con nuovi siti, e verranno realizzati rilegamenti in fibra ottica per tutti i siti radiomobili ancora collegati in ponte radio.

Lo standard Open RAN e le reti private

“Gli ultimi 12 mesi sono stati molto importanti per lo sviluppo nello scenario globale del 5G, che ha consolidato la sua promessa di diventare la piattaforma di connettività e di sviluppo applicativo per un mondo connesso senza limitazioni di velocità, latenza, densità, affidabilità. – dichiara Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond -. Sul lato tecnologico, si sono affermate alcune evoluzioni che già si erano intuite negli scorsi anni, come le architetture basate sulla disaggregazione delle funzioni della rete secondo lo standard Open RAN e le reti private, che già esistono in 4G, ma solo con il 5G diventeranno un’importante componente architetturale e strategica”.

I Cloud Provider

Dal punto d vista del mercato industriale “in USA sono entrati nel mondo del 5G privato i grandi player del cloud, con un approccio legato al loro modello di business, una mossa strategica che non può sfuggire ai nostri attori telco e a tutto l’ecosistema – continua Capone -, perché nei prossimi due-tre anni si giocherà la partita decisiva per il settore anche sulla base delle scelte che dovranno essere fatte in Europa sulla gestione dello spettro radio”.

Le ricerche degli italiani sul web sono lo specchio del Paese

Un’attività che ormai quasi tutta la popolazione italiana compie praticamente ogni giorno: circa l’80% degli italiani usa la rete per informarsi. Navigare su Internet per fare ricerche è sempre più diffuso tra gli utenti, giovani o più maturi. Il re dei motori di ricerca rimane sempre Google, che insieme a YouTube e Wikipedia occupa il podio delle piattaforme più utilizzate. Ma quali sono i gusti degli italiani in fatto di ricerche?
Buona parte delle ricerche passa per il calcio, ma si ricorre al web per informarsi anche su quanto succede nel mondo. E tra le parole chiave più utilizzate, oltre alle elezioni politiche e la guerra in Ucraina, in quest’ultimo periodo si cercano informazioni relative al meteo e ai vincitori di Sanremo. 

I siti di scommesse sportive

Poiché lo sport non si ferma mai, la stessa cosa accade anche sui siti italiani di scommesse, come ad esempio SitiScommesse.info, dove sempre più utenti decidono di tentare la sorte con giochi tipici del casinò, come il poker o la roulette, oppure piazzando puntate sui vari eventi sportivi, dal calcio fino ai videogiochi con gli eSports. E poiché il web, com’è noto, è anche un luogo di ‘elenchi’, oltre ai siti di scommesse sempre più utenti si appassionano al gambling, cercando la lista dei bookmaker AAMS migliori per potersi affidare a professionisti. In ogni caso, vanno sempre raccomandate prudenza e moderazione.

Pop Culture: dominano le classifiche

Naturalmente la Pop Culture è sempre al primo posto, in particolare quando si tratta di elaborare liste, ad esempio, dei costumi di Halloween ispirati a film, serie TV e videogiochi. Se i contenuti visivi hanno tanto successo, Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ sono diventati sempre più ‘calderoni ribollenti’, dove, grazie agli algoritmi e alle liste, trovare ciò che più piace senza la scocciatura della pubblicità è diventato ancora più semplice e intuitivo. E poi, anche il prezzo è particolarmente vantaggioso. Ovviamente i social network si classificano sempre nei posti più alti per la ricerca di informazioni e opinioni, ma anche come luoghi prediletti per scoprire le nuove tendenze del momento, con challenge, hashtag e flashmob.

Chi è il re dei social?

WhatsApp è al primo posto, poiché installato sulla maggior parte degli smartphone, ed è seguito da Instagram, Facebook, Messenger e Telegram. Poi c’è il fenomeno TikTok, utilizzato dai più giovani, ma anche da parte di utenti più maturi e dalle maggiori aziende. Oltre ai contenuti visibili in streaming su Netflix e altre piattaforme simili, ultimamente si assiste a un ‘assalto’ a Twitch e YouTube, dove si può discorrere di una varietà di argomenti che ‘vanno a braccetto’ con i podcast di varia natura. Una rapida parentesi sull’ambiente: anche gli italiani si stanno dimostrando utenti sempre più green, poiché, oltre ai consigli sul risparmio, molto cercati sul web in questo periodo di rincari, parole come ‘green economy’, ‘vita sostenibile’, e ‘monopattini elettrici’ hanno visto un incremento senza eguali.

Metaverso: un italiano su due lo vorrebbe utilizzare subito 

Il termine metaverso è stato coniato nel 1992 da Neal Stephenson nel romanzo di fantascienza Snow Crash, come combinazione dei termini meta e universo. Il 28 ottobre 2021, e sempre nel 2021 Meta Platforms ha assunto diecimila persone in Europa per creare il metaverso. Di fatto, si tratta di una realtà virtuale e aumentata che con l’ausilio di guanti e visori digitali rende possibile fare qualsiasi cosa, assistere a una partita, ascoltare un concerto, fare una passeggiata in una città diversa da quella in cui si vive, o partecipare a una riunione di lavoro. Tutto in modo assolutamente realistico e in 3D, ovvero con la sensazione di essere effettivamente presenti sul luogo. E gli italiani sono pronti per immergersi in questa nuova realtà. 

Tre italiani su quattro ne hanno sentito parlare

Il Metaverso ora non è più uno spazio virtuale sconosciuto alla maggior parte delle persone. Al contrario, tre italiani su quattro ne hanno sentito parlare e più della metà di loro sarebbe già pronto a utilizzarlo. I dati sono emersi da una ricerca curata dall’Istituto Piepoli e presentata nella giornata conclusiva del Festival del vitale popolare, organizzato dalla Fondazione Italia Torino, che si è svolto a Torino. La ricerca dimostra quanto il digitale, da strumento d’élite si sia trasformato nel corso del tempo in uno strumento sempre più popolare. Il 52% degli intervistati, infatti, ovvero più di uno su due, sarebbe propenso a utilizzare il Metaverso già da domani.

Il digitale estende le sue aree di applicazione

Basti pensare che, come rileva ancora lo studio, se qualche anno fa gli strumenti digitali più utilizzati dagli italiani erano per lo più i social network e i siti web, oggi il digitale sta estendendo le sue aree di applicazione, riferisce Adnkronos. Tanto che tra gli under 54 anni un italiano su cinque afferma di utilizzare nella propria quotidianità lavorativa le piattaforme per effettuare call, mentre podcast e videogame, solo quale anno fa appannaggio esclusivo dei giovani, oggi sono ampiamente diffusi anche tra le persone di età compresa tra i 35 e 54 anni.

L’informazione viaggia sui social e in chat

Per quanto riguarda l’informazione, la ricerca sottolinea che se i giovani da sempre utilizzano maggiormente i social network, anche il 40% degli over 54, persone, dunque, non native digitali, si informano attraverso il medesimo strumento. E le chat poi non sono più considerate solo un modo per parlare con gli altri, ma per il 10% degli italiani, e quasi per il 20% dei più giovani, sono divenute anch’esse uno strumento di informazione.

Abili a gestire vita, lavoro e cucina: sono i Wonderful Changers

Angeli del focolare degli anni Cinquanta e Casalinghe disperate degli anni Duemila, fatevi da parte. Le cose sono cambiate, e ora tutti gli ambiti della vita – privata e professionale – si possono conciliare. Anche dedicando del tempo di valore alla cucina. Oggi sempre di più si afferma anche in Italia un nuovo profilo sociale, quello dei “Wonderful Changers” che amano sperimentare (51%) e adattarsi ai cambiamenti (53%): sempre più multitasking (62%), flessibili (58%) e determinati (56%), sono donne – e anche uomini – in grado di conciliare famiglia, lavoro e interessi personali (27%). Favorevoli all’aiuto della tecnologia (66%) e vogliosi di ritrovarsi a tavola con gusto e armonia, sempre più italiani e italiane adottano come stile di vita il Wonderful Changing, spinti dall’esigenza di dare un tocco di originalità alla propria vita a partire dalla cucina (65%), luogo ideale per uscire dalla routine quotidiana in modo semplice e veloce. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Osservatorio Vorwerk per l’Italia, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1200 italiani di età compresa tra i 20 e i 50 anni.

Cosa dignifica stare bene?

Il concetto di benessere è oggi quanto mai ampio e articolato. In base ai dati della ricerca, per quasi 7 italiani su 10 (68%) significa trovare il giusto equilibrio tra casa e lavoro, riuscendo a dedicare così il tempo ideale per coltivare le proprie passioni, una caratteristica tipica dei Wonderful Changers. La percentuale sale (72%) se si prendono in considerazione solo le donne. Da notare come risulta piacevole, soprattutto alle donne (56%), anche ricevere un complimento a tavola: l’esperienza di preparazione dei piatti si traduce in una fonte di benessere. Per raggiungere questo benessere, emerge il bisogno di trovare “più tempo per i propri hobby” (61%) e “un aiuto ai fornelli” (55%). Una consistente percentuale (53%) avverte il bisogno di cambiare le proprie abitudini.

Il senso del cambiamento

L’analisi dà anche delle risposte alla domanda “cos’è il cambiamento?”. Per il 57% degli intervistati rappresenta un’occasione per sperimentare, altri lo percepiscono come un modo per migliorarsi (52%), mentre i più timorosi lo vedono come un rischio (49%). Questo cambiamento può avvenire principalmente fuori dagli ambienti che si frequentano solitamente (26%) oppure in uno dei luoghi forse più frequentati: la cucina (20%). Per che la cucina è la palestra privilegiata per il cambiamento? Perchè è il luogo dove si ha l’assoluta libertà creativa (65%), lo spazio ideale per sperimentare (49%), dove riscoprire sapori sani e cibi sostenibili (61%) e dove creare quell’effetto sorpresa (57%) attraverso piatti capaci di conquistare amici e famiglia. Infatti, la più grande soddisfazione in cucina per i Wonderful Changers consiste proprio nello stupire i commensali a tavola (68%), oltre a riuscire a preparare pietanze elaborate in poco tempo (61%). 

Moda lombarda: crescono export e scambi commerciali

Il peso percentuale del settore moda di Milano sul totale complessivo delle imprese di tutti i settori è del 3,2%. E nei primi sei mesi del 2022 l’export della moda italiana raggiunge oltre 31 miliardi, con una crescita del 21,6% rispetto all’anno precedente. Nell’area di Milano, Monza Brianza Lodi nei primi sei mesi del 2022 il settore moda genera esportazioni per un valore di 5,3 miliardi di euro (+31,3%), e pesa il 63% sul totale delle esportazioni lombarde del comparto. I principali partner commerciali per le esportazioni di abbigliamento, accessori in pelle e prodotti tessili di Milano Monza Brianza Lodi sono gli Stati Uniti, verso cui esportiamo prodotti per un valore di oltre 863 milioni di euro (+71,6%), la Cina, con oltre 565 milioni di euro (+28,4%) e la Corea del Sud, con 434 milioni di euro.

Le imprese attive in Italia sono 185.983

Sono alcuni dati elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat aggiornati al 1° semestre 2022 e confrontati con il primo semestre 2021.
Secondo i numeri aggiornati al 30 giugno 2022, elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del Registro Imprese, in totale in Italia le imprese attive nel settore moda sono 185.983, di cui 110.327 imprese operano nell’ambito del commercio e 75.656 nell’ambito del manifatturiero.

A Milano, Monza Brianza e Lodi il 39,7%% sono imprese manifatturiere

Tra Milano Monza Brianza e Lodi il settore moda conta 12.048 imprese attive. Per la sola Milano, si tratta di 10.015 imprese, mentre l’area di Monza e Brianza ne conta 1744, e Lodi 289.
Il 39,7%% del totale del comparto moda di Milano, Monza Brianza e Lodi è rappresentato da imprese manifatturiere, con circa 4.784 imprese attive in termini assoluti. A queste si aggiungono 7.264 attività del commercio al dettaglio e all’ingrosso. 

I tre mercati principali: Stati Uniti, Cina, Corea del Sud

Nei primi sei mesi del 2022 l’export del settore moda dei territori di Milano Monza Brianza Lodi rappresenta circa il 63% delle esportazioni lombarde di questi prodotti e vale oltre 5,3 miliardi di euro. Di questi, 2,6 miliardi hanno origine dalle esportazioni di articoli di abbigliamento, compresi gli articoli in pelle e pelliccia, e oltre 2 miliardi dall’export di articoli in pelle (accessori, scarpe, eccetera) escluso l’abbigliamento. Stati Uniti, Cina, Corea del Sud, Francia e Svizzera sono i primi 5 Paesi di destinazione.
Il volume degli scambi evidenzia un aumento rispetto al 2021 del +71,6% con gli Stati Uniti, +28,4% con la Cina, +56,2% con la Corea del Sud, +13,5% con la Francia, e +59,2% con la Svizzera.