Bonus ristrutturazione, cosa copre e come avere accesso all’agevolazione?  

Il bonus ristrutturazione offre un vantaggio fiscale significativo a coloro che effettuano lavori in casa, consentendo loro di detrarre il 50% della spesa sostenuta, fino a un limite di 96.000 euro. Questa agevolazione è valida sia per i lavori eseguiti nel corso del 2023 che per quelli pianificati a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo. È fondamentale comprendere i costi ammissibili e gli adempimenti necessari per usufruire di questa opportunità. Il beneficio fiscale rappresenta un sostegno concreto per chi intende migliorare la propria abitazione, e il termine per usufruirne è fissato al 31 dicembre 2024, a meno di eventuali modifiche normative. Tuttavia, è importante notare che a partire dal 1° gennaio 2025, la percentuale di detrazione scenderà al 36%, con un limite di spesa ammesso di 48.000 euro per unità immobiliare. Coloro che intendono usufruire di questa agevolazione devono pianificare attentamente i lavori da eseguire e devono essere a conoscenza delle spese detraibili e delle regole da seguire.

Quali sono gli interventi agevolabili?

Il bonus ristrutturazione del 50% è valido per una vasta gamma di lavori, sia per le abitazioni singole che per i condomini. Questi includono interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, nonché lavori di ristrutturazione edilizia. Tra le spese detraibili rientrano, ad esempio, quelle per l’installazione o l’aggiornamento dei servizi igienici, la sostituzione di infissi o serramenti e la costruzione di scale interne. Il restauro e il risanamento conservativo coprono interventi come l’adeguamento dei solai o l’apertura di finestre, mentre la ristrutturazione edilizia comprende lavori più complessi come la demolizione e la ricostruzione nel rispetto della volumetria preesistente. Anche la rimozione delle barriere architettoniche e le misure di sicurezza, come l’installazione di porte blindate o grate sulle finestre, rientrano tra le spese ammissibili.

Chi ne ha diritto?

Il bonus ristrutturazione è destinato a soggetti passivi IRPEF, compresi proprietari, usufruttuari, titolari di diritti d’uso, locatari, e imprenditori individuali. Anche i familiari conviventi e i conviventi possono usufruirne se sostengono le spese di ristrutturazione e ne sono intestatari mediante bonifici e fatture.

I documenti necessari

Per beneficiare della detrazione fiscale, è essenziale effettuare il pagamento tramite bonifico bancario o postale che riporti il riferimento normativo dell’agevolazione, il codice fiscale del beneficiario e la partita IVA (o il codice fiscale) del beneficiario del pagamento. Inoltre, per i lavori che comportano un risparmio energetico, come l’installazione di condizionatori o la sostituzione di infissi, è necessario inviare una comunicazione all’ENEA entro 90 giorni dalla conclusione dei lavori agevolati. È importante notare che con il decreto Cessioni n. 11/2023, la cessione del credito e lo sconto in fattura per i lavori avviati dal 17 febbraio 2023 sono stati aboliti. Pertanto, l’unico modo per ottenere lo sconto IRPEF è attraverso la detrazione fiscale, che avviene tramite la dichiarazione dei redditi e viene distribuita in dieci quote annuali di uguale importo. 

 Rientro a scuola: i trend tecnologici del futuro

Da sempre, per studenti e genitori il rientro a scuola è un momento particolarmente importante. Finiscono le vacanze estive e si torna lentamente ai ritmi della vita di tutti i giorni, tra compiti da finire e acquisti di libro e materiale scolastico. Ma come si svolgerà questo ‘rituale’ nel futuro? Sarà ancora necessario comprare penne, matite, quaderni o indossare una cartella? Si studieranno le stesse materie anche fra trent’anni? GoStudent, piattaforma di ripetizioni online, ha analizzato questo fenomeno attraverso un rapporto dal titolo ‘La fine della scuola come l’abbiamo sempre conosciuta: il mondo dell’istruzione nel 2050’, realizzato insieme alla professoressa ed esperta di futuro Tracey Follows, nominata da Forbes tra le Top 50 female Futurists in the world.

L’AI porterà un approccio più olistico nell’insegnamento

La tecnologia svolgerà sicuramente un ruolo centrale nel continuo progresso dell’istruzione, con fattori come l’integrazione dell’Intelligenza artificiale che comporterà una personalizzazione dell’apprendimento. Entro il 2050, ad esempio, attraverso i cervello-computer gli studenti saranno in grado di assimilare conoscenze immediate e gli insegnanti potranno adottare un approccio più olistico verso i ragazzi, focalizzandosi non più nell’impartire nozioni, ma con un occhio di riguardo sulla loro salute e il loro benessere. Secondo il Future of Education Report 2023 redatto da GoStudent, in Italia i ragazzi sono tra i più desiderosi di tecnologia nelle rispettive scuole (79%,), secondi solo alla Spagna e davanti a Regno Unito, Francia e Germania.

In Italia ancora poca fiducia da parte degli studenti

Al contempo, però, c’è poca fiducia che l’Italia possa adeguarsi in futuro a queste novità. Circa 2 studenti su 10 faticano a credere di avere più AI o più realtà virtuale per l’apprendimento.
“Con i rapidi progressi tecnologici, siamo sull’orlo di un’esplosione tecnologica che cambierà il modo in cui opera il mondo intero – commenta Tracey Follows -. L’istruzione sarà l’epicentro di questo cambiamento. Il passaggio all’apprendimento immersivo, alla personalizzazione basata sull’Intelligenza artificiale e al monitoraggio continuo è destinato a rivoluzionare il modo in cui apprendiamo e ci adattiamo”. Di conseguenza anche il rientro a scuola, per come lo conosciamo, sarà un lontano ricordo.

Programmi di studio personalizzati e lezioni immersive

Nel 2050, insomma, l’apprendimento non sarà più guidato dalle materie a cui le scuole danno la priorità, ma dalle passioni dello studente. E i programmi di studio verranno adattati secondo gli interessi dei ragazzi, riferisce Italpress. Non solo, grazie a test genetici vi sarà la possibilità di intercettare le materie a cui si è più predisposti. Le lezioni saranno tenute sia dal vivo da insegnanti professionisti e accademici, ma anche all’interno di un mondo completamente immersivo. Nei prossimi 30 anni poi ogni lavoro diventerà in qualche modo un lavoro tecnologico. Di conseguenza sebbene l’informatica, la programmazione e l’analisi dei dati siano già in crescita, costituiranno la base di tutti i corsi di formazione. E la maggior parte degli studenti avrà una conoscenza di base in tutte queste materie.

Emergenza casa: mutui e affitti sono insostenibili per le famiglie italiane

Nonostante nel 2023 il clima di fiducia delle famiglie italiane abbia recepito i segnali positivi provenienti dall’aumento della produzione industriale e dagli interventi di sostegno varati dal Governo, per quasi la metà dei nuclei familiari le disponibilità economiche sono appena sufficienti a far fronte alle spese primarie. In questo scenario, l’acquisto della casa è diventato un miraggio per una crescente porzione di italiani. L’inflazione duratura e la parallela erosione dei risparmi ha ridotto le possibilità di un acquisto impegnativo come quello di un’abitazione. Sono alcune evidenze emerse da Sguardi familiari sull’Abitare 2023, l’analisi presentata da Nomisma all’interno del 16° Rapporto sulla Finanza per l’Abitare.

Cala la propensione all’acquisto

L’indagine considera due tipologie di nuclei familiari per i quali la casa è una priorità assoluta: le famiglie-mono, persone sole con meno di 45 anni oppure di età compresa tra 45-69 anni, 70 anni o più, o genitori soli con figli, e le famiglie-pluri, ovvero con figli minori, con persone non autosufficienti, e nuclei numerosi.  Tra le famiglie numerose, una su 5 non ha i requisiti per l’accesso al credito, valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione. Percentuali più alte rispetto alla media si registrano anche per le famiglie con figli minori (13,1%) e persone sole under45 (10,7%).  Questo spiega la flessione della propensione all’acquisto di abitazioni, che coinvolge il 12% delle famiglie rispetto al 13,3% nel 2022. Inoltre, l’indagine evidenzia anche la minore propensione a ricorrere a un mutuo, passata dall’83% nel 2022 al 78% nel 2023.

Aumentano i canoni di locazione

Poiché il sistema Paese non è riuscito a programmare un’offerta adeguata per far fronte a una maggiore e più attenta richiesta abitativa, specialmente in termini di social housing, molte famiglie restano intrappolate nell’affitto e condizionate dall’aumento dei canoni di locazione. Che, specie nelle grandi città, hanno raggiunto livelli non facilmente sostenibili rispetto alla capacità reddituale delle famiglie.  La quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi di incontrare difficoltà nel pagamento del canone di locazione si è ampliata dal 31,4% al 34,8%.

Più affitti brevi meno tradizionali

Proprio i maggiori rischi di insolvenza e le logiche di mercato, condizionate anche dal fenomeno degli affitti brevi, stanno inducendo sempre più proprietari a una minore propensione verso la locazione tradizionale. Nell’ultimo anno la quota di chi prevede di dare in locazione le proprie abitazioni con affitti a medio termine è passata dal 17,7% al 10,5%, allineandosi alla componente rivolta agli affitti brevi (10,2%). L’indagine conferma quindi due diverse componenti: in 1 caso su 3 l’affitto è una scelta motivata da esigenze familiari e lavorative, mentre la maggioranza delle famiglie considera l’affitto una soluzione temporanea o obbligata, perché al momento non sussistono le condizioni economiche per un acquisto. Per quanto riguarda le intenzioni ad affittare un’abitazione, sono principalmente le persone sole sotto i 45 anni quelle caratterizzate da elevato interesse, affiancate dalle famiglie ‘sandwich’ e da quelle numerose.

Sui social media “vive” oltre il 60% della popolazione mondiale

Secondo una stima ufficiale delle Nazioni Unite all’inizio del 2023 la popolazione mondiale ha raggiunto 8,01 miliardi. E poco più del 60% di individui è attivo sui social media, pari a quasi cinque miliardi, mentre oltre il 64% utilizza Internet.
A indagare sulla propagazione di queste ‘bolle’ dove oramai tutto si può fare, e chiunque può essere raggiunto, è uno studio di Kepios. Secondo la ricerca il numero di utenti attivi dei social è esattamente 4,88 miliardi, il 60,6% della popolazione mondiale.

Gli utenti social crescono più degli internauti

Il numero degli utenti dei social è quindi a un passo dai 5,19 miliardi di persone che utilizzano Internet, pari al 64,5% della popolazione globale.
Ma mentre gli utenti dei social sono cresciuti del 3,7% nell’ultimo anno, l’aumento degli internauti è rimasto inferiore all’1%, effetto del rallentamento post pandemia dopo la forte spinta alla digitalizzazione impressa dal Covid-19. Sull’uso dei social media esistono però grandi differenze tra le diverse aree del mondo. Ad esempio, nell’Africa orientale e centrale solo una persona su 11 utilizza i social media: del resto si tratta di un’area dove è bassa anche la diffusione di Internet. Mentre in India, tra le nazioni più popolose al mondo, la proporzione di chi usa i social è di uno su tre.

Aumenta il tempo trascorso sulle piattaforme

Secondo la ricerca, inoltre, la quantità di tempo trascorso sulle piattaforme social è aumentata di due minuti, arrivando a una media di 2 ore e 26 minuti al giorno.
Anche in questo caso si rilevano grandi disparità, con i brasiliani che trascorrono in media 3 ore e 49 minuti al giorno sui social, mentre i giapponesi meno di un’ora.
Più della metà degli utenti globali dei social network, poi, sono uomini (53,6%), sebbene il rapporto riconosca una certa inesattezza dovuta alle persone registrate con identità diverse o agli account automatizzati, i cosiddetti bot, una ‘piaga’ di tutte le piattaforme.

Si frequentano in media più di sette piattaforme

Gli utenti dei social network frequentano in media più di sette piattaforme. Meta, di proprietà di Mark Zuckerberg, possiede tre delle app preferite dagli utenti, WhatsApp, Instagram e Facebook.
La Cina conta tre app, WeChat, TikTok e la sua versione locale che si chiama Douyin.
Twitter, Messenger e Telegram completano la lista delle piattaforme più seguite. Ma la prima, secondo il Pew Reasearch Center americano, dopo l’acquisto da parte di Elon Musk ha perso molti utenti negli Stati Uniti. Nonostante il moltiplicarsi delle bacheche virtuali l’intera rete dei social network sembra però poggiare sul modello matematico del ‘piccolo mondo’. Una ricerca pubblicata su Physical Review X, riporta Ansa, ha dimostrato che su queste piattaforme vale la teoria dei sei gradi di separazione, elaborata nel 1967 dallo psicologo americano Stanley Milgram, per cui bastano al massimo sei passi virtuali per raggiungere una persona.

Situazione economica: nel 2023 peggiora il giudizio delle imprese 

La conferma arriva dall’indagine della Banca d’Italia condotta tra il 22 maggio e il 12 giugno: nel secondo trimestre 2023 i giudizi sulla situazione economica delle imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti complessivamente restano sfavorevoli. I principali fattori che frenano le prospettive di crescita continuano a essere l’incertezza economica e politica, e seppur in misura nettamente minore rispetto al 2022, l’andamento del prezzo del petrolio. Nel secondo trimestre dell’anno si sta verificando un generale deterioramento delle valutazioni nell’industria, a fronte di una tenuta nei servizi e di un lieve miglioramento nelle costruzioni. Così anche nel terzo trimestre, dove il divario tra le attese di miglioramento e di peggioramento delle condizioni operative diviene più negativo per le imprese dell’industria e torna positivo nei servizi e nelle costruzioni.

Si indebolisce l’impulso proveniente dalla domanda

Si indebolisce inoltre l’impulso proveniente dalla domanda, che aveva sostenuto l’attività nel primo trimestre. Anche in questo caso, il peggioramento si concentra nel comparto dell’industria, a fronte della stabilità nei servizi e dell’ulteriore rafforzamento nelle costruzioni. Sviluppi analoghi hanno segnato i giudizi sulla domanda estera.
Le attese sulla domanda totale e su quella estera nel terzo trimestre, riporta Italpress, sono però favorevoli, seppure meno positive che nel trimestre precedente.
Quasi la metà delle imprese attive nel comparto residenziale dichiara poi che una parte dei propri lavori ha beneficiato delle agevolazioni connesse al Superbonus (51% nella scorsa rilevazione).
E la quota di imprese che giudica invariate le condizioni di accesso al credito aumenta al 78,4% dal 76,6% nel trimestre precedente, riflettendo principalmente il calo della quota di chi le considera in peggioramento.

Peggiora il giudizio sulle condizioni per investire

La posizione complessiva di liquidità nei successivi tre mesi continua a essere ritenuta almeno sufficiente da poco più del 90% delle aziende. Tuttavia peggiora il giudizio sulle condizioni per investire.
Nel complesso, la quota delle imprese che si attendono una maggiore spesa per investimenti nell’anno in corso rispetto al precedente supera del 16,5% quella di coloro che ne prevedono una riduzione, in linea con la precedente rilevazione. Anche il saldo fra la quota di aziende che intendono espandere il numero di addetti e quella di chi prevede di ridurlo rimane positivo e invariato rispetto alla precedente rilevazione. Fra i diversi settori, le prospettive risultano più favorevoli per le aziende con almeno 1.000 addetti, per quelle localizzate al Centro Italia, nel comparto dei servizi e delle costruzioni.

Scendono le aspettative sull’inflazione al consumo, ma restano su valori elevati

Nel secondo trimestre si riduce poi lievemente la quota di imprese che ha riscontrato difficoltà legate ai prezzi dei beni energetici (47%, 52% nel primo trimestre). Per circa due terzi delle imprese tali ostacoli, inoltre, sono stati minori rispetto al trimestre precedente. E sostanzialmente risulta dimezzata rispetto alla rilevazione precedente (da 39% a 20%) la quota di imprese che ritiene che i prezzi dell’energia influenzeranno al rialzo i prezzi praticati nei prossimi tre mesi. Quanto alle aspettative sull’inflazione al consumo risultano ulteriormente scese su tutti gli orizzonti di previsione, pur restando su valori storicamente elevati.

Aumentano le frodi creditizie: 132 milioni di danni nel 2022 

Codice fiscale apparentemente regolare ma inesistente, carta di identità, patente: sono i documenti identificativi utilizzati dai criminali per mettere a segno le frodi creditizie al fine di ottenere credito o acquisire beni. Le frodi realizzate tramite furto d’identità e utilizzo illecito dei dati personali e finanziari continuano ad avere un peso significativo sul credito. In particolare, sul credito al consumo.
Secondo l’Osservatorio sulle Frodi Creditizie e i furti di identità realizzato da CRIF-MisterCredit, nel 2022 il numero di frodi in Italia è cresciuto del 19,9%, superando i 34.300 casi, per un valore economico generale cresciuto del 6,3%. Complessivamente, il danno stimato raggiunge 132 milioni di euro. Al numero maggiore di casi corrisponde però una diminuzione dell’importo medio frodato, che si attesta a 3.850 euro (-11,3% rispetto al 2021).

I criminali si concentrano su importi ridotti

Le organizzazioni criminali continuano a spostare l’interesse soprattutto sugli importi più bassi. Nel 2022, i casi di frode con un importo inferiore a 1.500 euro rappresentano la maggioranza dei casi, con il 38,8% del totale, in aumento del +46% rispetto al 2021. Un trend che si va consolidando, visto che nel 2021 l’aumento era già stato del +52% rispetto al 2020.
Di contro, si registra un notevole decremento dei casi di frode con importi nella fascia 5.000-10.000 euro, che passano dal 14% al 7,5% del totale (-46,2%). Diminuiscono notevolmente anche i casi con importo superiore a 10.000 euro, -30,4% sul totale rispetto al 2021.

L’attenzione si sposta sulle carte di credito

Tra le forme tecniche di credito in cui avvengono il maggior numero di casi fraudolenti, i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (auto, moto, articoli di arredamento, elettronica ed elettrodomestici), restano sempre la tipologia di finanziamento più colpita.
Nel 2022 questi casi rappresentano il 38,4% del totale. Si contraggono fortemente i casi sui prestiti personali (-40,7%), rappresentando nel 2022 il 13,4% del totale. Ma l’attenzione dei truffatori sembra spostarsi sempre più anche verso le carte di credito (+31,5%). Crescono poi i casi di frode sulla rateizzazione di acquisti e-commerce, le cosiddette formule Buy now, pay later, anche se ricoprono ancora una fetta residuale sul totale (1,3%).

Gli under 30 restano i più colpiti

La grande maggioranza dei casi ha per oggetto l’acquisto di elettrodomestici (31,1%), seguiti da auto-moto (8,7%), elettronica (6,3%), arredamento (5,0%) e immobili/ristrutturazione (5,6%), che insieme alle spese per la casa raggiunge il 10,6%.
Gli under 30 restano la fascia maggiormente colpita, con il 22,9% sul totale delle vittime. La fascia anagrafica in cui si rileva il maggior incremento percentuale è quella dei 51-60 anni (+6,6%), mentre diminuiscono le frodi tra i 31-40 anni (-5,5%).  La maggiore incidenza è in Campania, Sicilia, Lombardia e Puglia. Rispetto al 2021, la Sicilia cresce del +4,5%, mentre la Puglia registra un aumento del +8,1%. Dove si registra il maggior incremento rispetto al 2021 è il Trentino-Alto Adige (+17,9%), seppure la quota sul totale si mantiene limitata (0,7%).

Condizionatori: salgono le temperature ma i costi scendono del 43%

È un vero sollievo per gli oltre 26 milioni di italiani che hanno un condizionatore in casa, e ancor più per i 2 milioni di proprietari che scottati dalla bolletta dello scorso anno non vorrebbero accenderlo. Se infatti le temperature iniziano a salire, la buona notizia è che i costi dei condizionatori in bolletta sono in discesa. Secondo l’indagine commissionata da Facile.it a EMG Different, quest’anno chi sceglierà di accendere l’aria condizionata dovrà mettere a budget il 43% in meno rispetto allo scorso anno, ovvero, circa 124 euro. Ma se il prezzo dell’energia quest’estate sarà più clemente, rimane importante fare attenzione a come si usa l’apparecchio, perché le cattive abitudini potrebbero avere un impatto negativo sulla bolletta. Facile.it ha realizzato un vademecum con alcuni consigli pratici per ridurre le spese, ma soprattutto gli sprechi, e risparmiare sul conto finale.

Classe energetica: migliore l’efficienza, minori i consumi

Se si vuole risparmiare prima di tutto è necessario scegliere con attenzione la classe energetica del condizionatore: migliore l’efficienza, minori i consumi. Meglio quindi optare per un modello di classe A o superiore, in modo da ridurre notevolmente il peso in bolletta. Passare da un condizionatore di classe B a uno di classe A++ significa infatti ridurre il costo di circa il 40% all’anno (circa 50 euro).
Occhio, però, alle etichette energetiche. Se a partire dal 2021 è entrata in vigore la nuova classificazione per molti elettrodomestici, la novità non ha ancora interessato il mondo dei climatizzatori. Chi ha un condizionatore datato può comunque sfruttare le detrazioni fiscali. Cambiando un vecchio impianto si può approfittare di bonus fino al 65%.

Con un modello inverter si risparmia fino al 30%

Scegliere la temperatura corretta sembra una banalità, ma non lo è. Impostare 6-8 gradi in meno rispetto all’esterno è l’ideale, e se l’apparecchio ne è dotato, meglio ancora usare la funzione di deumidificazione. Scelta che permette di alleggerire la bolletta fino al 13%. Valutare poi l’istallazione di un condizionatore inverter, che a differenza di quello tradizionale, una volta raggiunta la temperatura ideale rallenta la velocità del motore e funziona al minimo.
Questa tipologia di climatizzatore permette un risparmio energetico del 30% rispetto a uno standard.
In ogni caso, sottovalutare manutenzione dell’impianto e pulizia dei filtri può costare caro. Un apparecchio mal conservato fa spendere fino all’8% in più.

Non disperdere il fresco

Tenere le finestre aperte quando l’aria condizionatore è in funzione è una noncuranza che può rivelarsi dannosa. Per evitare sprechi di corrente (e denaro), quindi, è bene verificare che il fresco non venga disperso. Oltre a chiudere le finestre, è utile anche abbassare le tapparelle nelle ore più calde, e non lasciare aperte le porte delle altre stanze quando non necessario: questo, può incidere fino al 6% sui consumi.
E durante le ore notturne, in alternativa alla deumidificazione, è bene preferire la funzione apposita per la notte, oppure programmare in maniera sensata la temperatura e l’eventuale spegnimento dell’apparecchio. In questo modo, la riduzione degli sprechi arriva al 10%.

Arredo: nel 2023 sale a 560 miliardi di euro 

Nel segmento dell’arredo l’Italia è riuscita ad arrivare prima di altri competitor in alcuni mercati in forte sviluppo, divenendo la punta di diamante di un mercato globale che nel 2022 supera 50 miliardi di euro. Nel ranking mondiale 2022, l’Italia (4,5%), supera la Germania (4,3%) e si colloca al terzo posto per fatturato, dopo Cina (37,1%) e Stati Uniti (13,6%). Nel 2023 la crescita stimata per le imprese italiane dell’arredo è pari al +5%, corrispondente a 560 miliardi di euro.Una crescita più contenuta rispetto all’aumento registrato nel 2022 (+12%), ma le previsioni di lungo periodo porterebbero la produzione a 690 miliardi di euro nel 2027.
Emerge dal Report sull’arredo per la casa, l’ufficio e gli spazi per la collettività, condotto dall’Area Studi Mediobanca.

Aumentano le vendite, soprattutto sul mercato estero 

L’Italia è il secondo esportatore di arredo dell’UE-27 e il quarto nel panorama mondiale, dopo Polonia, Vietnam e Cina.
L’UE-27 costituisce il principale sbocco commerciale, rappresentando il 45,9% delle esportazioni italiane di arredo, seguito dall’Europa non UE (16,4%). 
E il trend di crescita delle vendite sembra proseguire anche nel 2022, con un aumento del fatturato nominale pari al 18%, più marcato sul mercato estero (+20%), meno su quello interno (+16%).
Nonostante le incertezze dovute al contesto geopolitico e alla spinta inflazionistica, il 57% delle aziende prevede un incremento di fatturato ed esportazioni anche nel 2023, sebbene più contenuto rispetto ai due anni precedenti. Per fronteggiare i rischi di rottura delle catene di fornitura, il 58,3% ha in agenda l’aumento o la diversificazione dei fornitori la loro prossimità nazionale (41,7%) o addirittura locale (37,5%).

Prodotti più innovativi, riciclabili e longevi

Tra gli asset ritenuti strategici per lo sviluppo futuro, il capitale umano rappresenta l’elemento centrale su cui focalizzare i maggiori sforzi (23,7%), seguito dai patrimoni tecnico e conoscitivo (19,6%), finanziario (19%), e dal capitale organizzativo (18,1%).  Inoltre, nell’agenda del comparto italiano dell’arredo la salvaguardia dell’ambiente è un tema prioritario. Le aziende infatti si stanno sempre più orientando su prodotti innovativi, atossici, riciclabili, certificati e smaltibili in sicurezza.
Ed è evidente la tendenza verso un allungamento della vita utile del mobilio, oltre a una maggiore disponibilità nell’assistenza after-sale in termini di manutenzione e fornitura di parti di ricambio da parte dei produttori.

Verso l’indipendenza dalle forniture straniere

Le imprese del comparto hanno in agenda alcune tematiche non procrastinabili, come l’invecchiamento della forza lavoro, combinato alle difficoltà nell’individuare nuovo personale qualificato. Un’altra criticità è rappresentata dalla dipendenza dalle forniture straniere a condizioni economiche meno vantaggiose. Nel 2022 il nostro Paese ha importato più legno a costi più elevati, e nonostante ora i prezzi siano più contenuti, l’adozione di un’adeguata politica forestale che renda l’Italia autonoma nell’approvvigionamento di legname rimane un tema prioritario.
È poi necessario sviluppare il canale delle vendite online, strategico per penetrare soprattutto i mercati esteri. Nel 2022 il valore degli acquisti di arredo tramite e-commerce supera 3,5 miliardi di euro. Un incremento significativo, considerando che nel 2017 il valore era pari a poco meno di un miliardo.

Plastica, l’inquinamento ha superato il “limite planetario”

L’allarme relativo alla presenza diffusa della plastica nell’ambiente è sempre più preoccupante. Questo materiale, prodotto dall’uomo, si trova ovunque nel mondo: nel suolo, nei fiumi, nell’aria e persino nel cibo. Nonostante i benefici che la plastica apporta all’umanità, il suo impatto sulla natura e sulla salute di tutti gli esseri viventi è sempre più devastante, con danni spesso irreversibili. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il WWF ha pubblicato un nuovo rapporto, intitolato “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire”. Contestualmente, ha invitato il governo a superare il semplice riciclaggio degli imballaggi, estendendo la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica ad uso comune al fine di promuovere l’economia circolare come valore condiviso.

E’ il momento di agire

La gestione della plastica deve diventare più efficace, efficiente e coordinata, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti: istituzioni, aziende, persone e comunità. È necessario agire in tutte le fasi, dalla produzione all’utilizzo fino allo smaltimento della plastica. Secondo il rapporto, l’Italia si classifica tra i peggiori Paesi inquinanti che si affacciano sul Mediterraneo, essendo il secondo maggior produttore di rifiuti plastici in Europa. Il WWF ritiene che non sia più sostenibile limitarsi al riciclaggio degli imballaggi e chiede al governo di estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica ad uso comune, in modo che possano essere trasformati in nuovi oggetti, promuovendo così l’economia circolare.

Danni in ogni fase del ciclo di vita della plastica

I danni causati dalla plastica sono numerosi e significativi in ogni fase del suo ciclo di vita, dalla produzione all’utilizzo fino allo smaltimento. Nonostante una produzione in costante aumento, lo smaltimento della plastica rimane ancora altamente inefficiente e inefficace, con tassi di riciclo inferiori al 10% a livello globale. Di conseguenza, ogni anno fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli ambienti marini e terrestri, la maggior parte dei quali di plastica monouso. Inoltre, la produzione di plastica oggi contribuisce al 3,7% delle emissioni globali di gas serra, e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060 se non si adottano misure adeguate. La plastica ha provocato una contaminazione globale, diffusa e persistente in tutti gli ambienti naturali, come i mari, i fiumi, i laghi, la terra e l’aria. L’inquinamento da plastica ha superato il “limite planetario” oltre il quale gli ecosistemi non sono più in grado di garantire condizioni favorevoli alla vita, come afferma il rapporto del WWF.

Serve un approccio multilivello

È evidente che è necessario adottare un approccio multilivello e coinvolgere tutti gli attori coinvolti per invertire la rotta. Bisogna agire immediatamente sulla prevenzione, il riuso e il riciclo, che sono i primi tre livelli della gerarchia dei rifiuti. È fondamentale ridurre la produzione e l’uso della plastica non necessaria e dannosa, promuovere il riutilizzo e la riparazione dei prodotti in plastica attraverso l’innovazione, ed estendere la raccolta differenziata a tutti i settori produttivi, non solo gli imballaggi, al fine di aumentare le tipologie di oggetti riciclabili.Per porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040, è urgente che le nazioni del mondo adottino un Trattato globale sulla plastica, come richiesto nella risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente del marzo 2022. I danni ambientali causati dalla plastica e dalle sostanze chimiche ad essa associate sono di portata globale e superano i confini nazionali, influenzando la salute del pianeta e delle persone in tutto il mondo.

Whatsapp, arriva la funzione che “corregge” i messaggi

Fino ad ora – e per fortuna – in caso di invio troppo frettoloso si poteva eliminare il messaggio e nel caso rimandarlo. Oggi diventa ancora più facile la messaggistica su Whatsapp, tanto che le comunicazioni possono ora essere modificate.

Basta errori e sì all’emoji giuste

WhatsApp ha finalmente introdotto la tanto attesa funzione di modifica dei messaggi, che permetterà agli utenti di correggere gli errori o aggiungere emoji entro 15 minuti dall’invio. Sarà sufficiente premere a lungo sul messaggio da modificare e selezionare l’opzione “Modifica” dal menu. Una volta apportate le modifiche, il messaggio mostrerà l’indicazione “modificato” accanto all’orario di invio. Come per tutti i messaggi personali, i file multimediali e le chiamate, anche i messaggi modificati sono protetti da crittografia end-to-end.
Questa funzione sarà particolarmente utile per correggere eventuali errori di battitura o per aggiungere emoji che erano state dimenticate in un messaggio inviato in precedenza. Tuttavia, sarà possibile utilizzare questa opzione solo entro 15 minuti dall’invio del messaggio.

A disposizione di tutti nelle prossime settimane

WhatsApp ha dichiarato che questa nuova funzione è stata in fase di sviluppo per un po’ di tempo e sarà resa disponibile a tutti gli utenti nelle prossime settimane. Con l’aggiunta di questa funzionalità, WhatsApp si allinea ad altri servizi di messaggistica come Telegram. L’introduzione della modifica dei messaggi offrirà agli utenti la possibilità di correggere immediatamente eventuali errori, senza dover cancellare e reinviare il messaggio. Inoltre, poiché le modifiche non saranno visibili agli altri utenti, si eviteranno situazioni di confusione all’interno delle chat.

Ancora da colmare la politica di “sicurezza”

Tuttavia, alcuni utenti potrebbero preoccuparsi per possibili abusi legati a questa funzione. Ad esempio, un utente potrebbe inviare un messaggio provocatorio o offensivo e modificarlo prima che gli altri utenti abbiano la possibilità di leggerlo. WhatsApp dovrà affrontare questa problematica con una politica chiara e precisa sull’uso della funzione di modifica dei messaggi. Il fatto che la modifica dei messaggi sia stata richiesta da numerosi utenti di WhatsApp evidenzia l’importanza di un maggiore controllo sul testo inviato. Questo rappresenta un passo importante verso un’esperienza utente più soddisfacente nel contesto della messaggistica digitale. Sebbene questa opzione da sola non risolva tutti i problemi di comunicazione, rappresenta sicuramente un miglioramento significativo nel processo di scambio di informazioni tra gli utenti della piattaforma.