Shopping online: i consigli per non farsi truffare a Natale

Proteggersi dalle potenziali minacce online è sempre essenziale, ma soprattutto durante le festività. Lo shopping online è una delle modalità più innovative, comode e convenienti per fare i regali di Natale, tuttavia, l’e-commerce può risultare anche una scelta rischiosa. È possibile farsi ingannare da false offerte e non ottenere il regalo acquistato in tempo per Natale, oppure, si può facilmente cadere vittime di truffe e attacchi cyber, che mirano a rubare dati personali e denaro.
L’anno passato l’FBI ha riferito che 10,3 miliardi di dollari sono stati persi a causa della criminalità online.

Di fatto, con il progredire della tecnologia, aumentano anche i rischi di truffe. Per questo Acronis ha pensato di condividere alcuni consigli per poter acquistare online in sicurezza. Ma la prima regola per garantire una protezione completa su tutti i dispositivi collegati è quella di dotarli di un antivirus completo e affidabile. 

Controllare l’URL e affidarsi solo a siti affidabili

Il secondo consiglio di Acronis è controllare due volte l’URL del venditore e visitare solo siti web sicuri e affidabili.
I siti web sicuri mostrano un lucchetto prima dell’URL nel browser, a dimostrazione dell’installazione della crittografia SSL (Secure Sockets Layer). In questo caso, l’indirizzo del sito web inizia con HTTPS.

È importante anche utilizzare password non banali, l’autenticazione a due fattori, e tutelare i propri dati personali utilizzando la protezione dell’identità.
I ladri informatici sono pronti a rubare tutto ciò che possono, quindi, tenere al sicuro tutti i dati, non solo quelli della carta di credito.

Occhio alle e-mail sospette

Dubitare poi delle e-mail che affermano di provenire da rivenditori famosi, come Amazon, Walmart o Mediaworld. Verificare sempre la loro autenticità prima di cliccare su qualsiasi link, poiché potrebbe trattarsi di phishing.
Fare anche attenzione alle e-mail inaspettate di vecchi amici che contengono link e allegati, perché potrebbero portare a qualcosa di ‘diverso’: non aprirle mai!

E assicurarsi di avere una protezione attiva e aggiornata sui dispositivi: spesso infatti l’antivirus è installato, ma non è aggiornato.
Utilizzare, poi, sempre e solo servizi di pagamento online sicuri, come PayPal, Stripe, carte di credito prepagate o che offrono una protezione aggiuntiva.

Spedizioni: attenzione alle condizioni

Per evitare l’accesso non autorizzato alle informazioni sensibili non utilizzare reti Wi-Fi pubbliche. Assicurarsi, quindi, di avere una connessione Wi-Fi privata e protetta.

Ricordarsi di verificare le condizioni di spedizione della specifica azienda o del venditore: alcuni commercianti addebitano spese di spedizione esorbitanti, trasformando un potenziale affare in un errore costoso. Verificare anche se il venditore fornisca tracciabilità della spedizione e assicurazione. E informarsi sui loro vettori.
Se l’articolo non viene spedito entro due settimane è il caso di insospettirsi.

Turismo congressuale: Italia seconda in Europa e terza nel mondo 

Secondo il database ICCA (International Congress and Convention Association) per la prima volta negli ultimi 10 anni l’Italia è la seconda destinazione in Europa per congressi associativi internazionali con 560 congressi organizzati nel 2022. Ed è la terza al mondo dopo gli USA.
Un trend che appare confermato anche nel 2023, e probabilmente anche nel 2024.

L’Italia in Europa ha superato Spagna, Germania, Uk e Francia, e siamo il Paese con più città nella Top 100 globale. Tra le prime 100 città al mondo ci sono sei italiane, Roma, Milano, Bologna, Firenze, Torino e Napoli.
Emerge dai dati presenti durante la terza edizione degli Italian Knowledge Leaders, organizzato da Convention Bureau Italia assieme a Enit – Agenzia Nazionale del Turismo, con il sostegno dal Ministero del Turismo.

Il turista congressuale spende più del doppio

Nell’era post Covid l’Italia diventa il riferimento mondiale per congressi e convegni. Accademici, ricercatori, manager e professionisti di aziende continuano ad affluire da nord a sud Italia, portando un turismo di qualità e regalando prestigio al Paese.

Il turista congressuale, poi, spende circa due volte e mezzo rispetto a quanto spende un altro tipo di turista. Ma diventare la nazione ospitante di un congresso non è scontato: le associazioni internazionali scelgono le destinazioni attraverso un processo di candidatura, ed essere selezionati con frequenza contribuisce a valorizzare il patrimonio di un Paese e le sue eccellenze.

Nel 2022 oltre 21 milioni di partecipanti e quasi 32 milioni di presenze

“È soprattutto grazie a eventi come questo che l’Italia ha conquistato nel 2022 l’ambito podio della graduatoria ICCA, posizionandosi come terza Nazione a livello mondiale e seconda in quello europeo per il numero di congressi organizzati – commenta il ministro del Turismo Daniela Santanché -, caratterizzandosi per un sistema congressuale che ha saputo attirare oltre 21 milioni di partecipanti e quasi 32 milioni di presenze complessive. Il turismo dei congressi è una delle leve strategiche tra le più efficienti e funzionali dell’industria turistica, e a buon diritto rientra nella strategia di destagionalizzazione che abbiamo presentato al Primo Forum Internazionale del Turismo di Baveno, e che porteremo avanti con l’aiuto delle Regioni e i grandi operatori del settore”.

Un’industria più sostenibile del turismo
Dopo la pandemia le nazioni hanno ospitato meno congressi, ma l’Italia è lo Stato che ha saputo ripartire al meglio, anche grazie al lavoro delle associazioni locali.

“La nostra è un’industria che spesso viene confusa con quella del turismo, ma in realtà se ne differenzia molto per l’impatto positivo che lascia sulle destinazioni in termini di legacy e di sostenibilità – puntualizza Carlotta Ferrari, presidente del Convention Bureau Italia -. Un’industria che, inoltre, ha ai vertici delle proprie aziende una donna su tre. È importante che il pubblico ed il privato continuino a lavorare insieme, e che ci siano costanti investimenti in un settore così strategico per lo sviluppo delle destinazioni italiane”.

Mercato immobiliare: compravendite in frenata, crescono gli affitti

L’erosione del potere di acquisto delle famiglie associata alle difficoltà di accesso al credito ha penalizzato le prospettive del comparto immobiliare. Nel corso dell’anno a ridursi non è stato però l’interesse della domanda potenziale, che in Italia si mantiene su livelli elevati. Piuttosto, le difficoltà riscontrate dalle famiglie a finalizzare l’acquisto di un’abitazione fanno crescere l’interesse per il mercato degli affitti. Nel 2023 il 7,3% della domanda si è spostata dall’acquisto all’affitto, accentuando la pressione su un comparto già saturo.

È quanto emerge dal 3° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2023 di Nomisma, che ha analizzato le performance immobiliari dei principali 13 mercati italiani.

Mutui arretrano del -29% 

“L’improvvisa carenza di ossigeno al mercato immobiliare italiano è dovuta alla mancata indicizzazione dei redditi e dalle accresciute difficoltà di accesso al credito derivante dall’impennata del costo del denaro – si legge nel rapporto -. Politiche creditizie più prudenti unitamente alla frenata della domanda si ripercuotono sui volumi di mutui erogati, che registrano un arretramento del -29% nell’anno in corso, con una conseguente diminuzione delle compravendite nell’ordine del -13%”. 

Considerando le compravendite residenziali, se nel 2022 si era registrato un rallentamento della crescita (+4,7% annuo), la flessione tendenziale semestrale (primo semestre 2023/primo semestre 2022) si è attestata al -12,5% per un totale di 50mila scambi in meno. 

Canoni +2,1% 

La risposta dei valori immobiliari alle condizioni di contesto è stata, ancora una volta, improntata alla rigidità. 
Nel secondo semestre 2023 la variazione semestrale dei prezzi si è attestata tra l’estremo inferiore delle abitazioni in ottimo stato di Cagliari (-1,3%) e quello superiore rappresentato da Milano (+1,3%).

In generale, nella media dei principali mercati italiani, sono le abitazioni in ottimo stato a far segnare una variazione negativa di modesta entità (-0,1% su base semestrale), mentre si arresta la crescita dei prezzi di abitazioni in buono stato (+0,5%). 
Nel secondo semestre 2923 il parziale spostamento di interesse verso il mercato degli affitti ha portato a una vera e propria ascesa dei canoni (+2,1%), con incrementi compresi tra il 3-4% di Milano, Firenze e Torino fino al +5% di Bologna.

Si accorciano i tempi di vendita

Negli ultimi 10 anni il trend dei tempi medi di vendita è stato discendente, ma l’attuale congiuntura mette in luce un’attenuazione della flessione, consolidando i livelli raggiunti nel primo semestre 2023.
A tale tendenza fanno eccezione Bologna, Milano e Roma, nelle quali l’inversione di rotta, ovvero, l’allungamento dei tempi di vendita, appare più netto. Nei maggiori mercati sono necessari meno di 5 mesi per concludere una trattativa, e considerando il segmento della locazione, la forbice varia dal mese e mezzo a poco più di due mesi. 

Insomma, il settore immobiliare italiano chiuderà il 2023 fortemente ridimensionato rispetto all’esuberanza del biennio precedente. E se per il segmento abitativo si prevede il protrarsi della debolezza anche per il 2024, sul versante corporate le condizioni per il rilancio potrebbero essere prossime.

Cybersecurity: attenzione a una nuova mod malevola di WhatsApp

Kaspersky ha identificato una nuova versione di WhatsApp che non offre solo funzionalità aggiuntive, come messaggi programmati e opzioni personalizzabili, ma contiene anche un modulo spyware dannoso. 

La minaccia è emersa recentemente, diventando attiva a metà agosto 2023, e nel solo mese di ottobre ha superato 340.000 unità.
Si tratta di un malware che colpisce a livello mondiale, in particolare gli utenti di lingua araba e azera, e si sta diffondendo anche all’interno di Telegram.

Versioni modificate di app

Gli utenti ricorrono spesso a versioni modificate di terze parti delle app di messaggistica più diffuse per aggiungere ulteriori funzioni. Tuttavia, alcune di queste mod, come appunto quella individuata da Kaspersky, pur migliorando le funzionalità nascondono anche malware.

Migliora l’esperienza dell’utente, ma raccoglie illegalmente informazioni personali

Se da un lato la modifica ha lo scopo di migliorare l’esperienza dell’utente, dall’altro raccoglie illegalmente informazioni personali dalle vittime. 
Il file manifest del client WhatsApp modificato include infatti componenti sospetti, un servizio e un ricevitore di trasmissione, non presenti nella versione originale.

Il ricevitore avvia una funzionalità, lanciando il modulo spia quando il telefono è acceso o in carica. Una volta attivato, l’impianto dannoso invia una richiesta con informazioni sul dispositivo al server dell’aggressore. Questi dati comprendono l’IMEI, il numero di telefono, i codici del Paese e della rete e altro ancora.

I più colpiti sono gli utenti di lingua araba e azera

Ma l’impianto dannoso trasmette anche i contatti e i dettagli dell’account della vittima ogni cinque minuti, oltre a impostare registrazioni del microfono e esfiltrare i file da una memoria esterna.
Inoltre, la versione dannosa si è diffusa attraverso popolari canali Telegram, che in alcuni casi contano quasi due milioni di iscritti. I ricercatori di Kaspersky hanno avvisato Telegram del problema.

Azerbaigian, Arabia Saudita, Yemen, Turchia ed Egitto hanno registrato il più alto numero di attacchi.
Sebbene la maggior parte degli utenti sia di lingua araba e azera, il fenomeno interessa anche Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Germania e altri Paesi.

Le mod dannose si diffondono attraverso piattaforme di terze parti

“Le persone si fidano delle app provenienti da fonti molto seguite, ma i truffatori sfruttano proprio questa fiducia – commenta Dmitry Kalinin, Security Expert di Kaspersky -. La diffusione di mod dannose attraverso popolari piattaforme di terze parti evidenzia l’importanza di utilizzare client IM ufficiali. Tuttavia, se avete bisogno di alcune funzioni extra non presenti nel client originale, dovreste considerare l’impiego di una soluzione di sicurezza affidabile prima di installare software di terze parti, in modo da evitare la compromissione dei vostri dati. Per una protezione efficace, è consigliabile scaricare sempre le applicazioni da app store o siti Web ufficiali”.

Quanto si risparmia sostituendo un tubo neon con uno led?

Per tantissimi anni, i tubi fluorescenti sono stati una delle fonti di luce più utilizzate nelle nostre abitazioni, negli uffici e nei negozi.

Notoriamente però, questi sono inefficienti dal punto di vista energetico, e consumano fino a otto volte di più di una lampadina LED equivalente.

Sostituire i tubi fluorescenti con sistemi di illuminaizone a LED è quindi un ottimo modo per risparmiare energia elettrica e dunque denaro, per questo tante persone hanno già provveduto a fare questo tipo di miglioramento in casa o presso attività commerciali di ogni tipo.

Sostituire progressivamente i vecchi sistesmi di illuminazione con gli equivalenti a LED rappresenta certamente un buon investimento a lungo termine, e per questo ci apprestiamo ad evidenziare quale potrebbe essere il potenziale risparmio energetico raggiungibile sostituendo i vecchi tubi neon con quelli nuovi a LED.

Offriremo inoltre anche alcuni consigli utili per aiutare nella scelta dei LED giusti per le necessità individuali.

LED e risparmio energetico

I LED sono una tecnologia di illuminazione a semiconduttore che produce luce emettendo elettroni da una regione di materiale semiconduttore.

Essi sono molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto ai sistemi di illuminazione tradizionali come le lampadine a incandescenza, i tubi con gas Argon e le lampade fluorescenti.

In particolare, i neon LED consumano circa il 70% in meno di energia rispetto ai tubi fluorescenti.

Ciò significa che, sostituendo un tubo fluorescente con uno a LED, è possibile risparmiare diverse centinaia di euro all’anno sulla bolletta energetica.

Un investimento a lungo termine

I LED hanno un costo iniziale superiore rispetto ad esempio ai tubi fluorescenti. Tuttavia, il risparmio energetico che si ottiene compensa rapidamente questo costo, consentendo di ammortizzare velocemente la cifra.

Inoltre, i LED durano molto più a lungo dei tubi fluorescenti. In media, un LED dura circa 25.000 ore, mentre un tubo fluorescente dura circa 10.000 ore. Ciò significa che, una volta installati, i LED non avranno necessità di essere sostituiti per parecchi anni.

Come scegliere i LED giusti

Quando si pensa quale LED acquistare, è importante considerare i seguenti fattori:

  • Luminosità: I LED sono disponibili in una grande varietà di livelli di luminosità, che sulla confezione è espressa in lumen. È consigliabile lo scegliere una lampadina o neon con una luminosità adeguata per illuminare l’area desiderata.
  • Colore della luce: I LED sono disponibili in una grande varietà di colori. È possibile optare per una lampadina o un neon con il colore della luce desiderato.
  • Dimensioni: I LED sono disponibili in una buona varietà di dimensioni. È importante scegliere una lampadina che abbia le dimensioni compatibili con il lampadario o plafoniera esistente.
  • Certificazioni: I LED devono essere conformi alle normative di sicurezza dell’Unione Europea. È importante per questo scegliere una lampadina che abbia le certificazioni previste dalla legge.

Conclusione

Sostituire i vecchi tubi fluorescenti con quelli nuovi a LED è un ottimo modo per risparmiare energia elettrica e dunque denaro.

I LED sono infatti molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto ai tubi fluorescenti e durano molto più a lungo, il che li rende ideali non solo nell’immediato ma anche a lungo termine.

A scuola aumentano ansia, stress noia e aggressività

Un quadro preoccupante emerge da un’indagine condotta da Nomisma: tra gli studenti italiani aumentano ansia, indolenza, noia, e comportamenti aggressivi. Al contempo, diminuiscono l’attenzione in classe e l’interazione con i compagni. 

Lo studio ha l’obiettivo di fotografare i comportamenti degli studenti nel nuovo contesto sociale post pandemico per individuare le priorità e le preoccupazioni degli insegnanti che stanno affrontando il nuovo anno scolastico. 
Di fatto, la maggioranza dei docenti identifica nei comportamenti degli alunni il principale rischio connesso alla propria professione, con il tema della sorveglianza e supervisione degli studenti divenuto fonte di crescente preoccupazione.

Come è cambiata la percezione riguardo il comportamento degli studenti

Secondo la maggioranza dei docenti l’attenzione in classe (78% degli intervistati) e l’interazione tra gli alunni (29%). sono drammaticamente diminuite.
Ma i dati più preoccupanti riguardano ansia e stress, rilevati in deciso aumento dall’81% dei docenti intervistati, e identificati come situazioni che iniziano a manifestarsi tra gli studenti già a partire dalla scuola primaria.

Nel complesso, poi, 3 insegnanti su 4 hanno notato un aumento sia dei comportamenti aggressivi sia di indolenza e noia tra gli alunni. 
Va però sottolineato come 1 docente su 2 abbia notato tra i ragazzi anche maggiore rispetto delle diversità e più inclusione, e in 1 caso su 5, anche un maggior impegno civico.

Gli aspetti del mestiere che preoccupano gli insegnanti

Dalla ricerca risulta come il 71% dei docenti identifichi nei comportamenti degli alunni uno tra i principali rischi connessi alla propria professione. Un rischio acuito spesso dalla mancanza di risorse e supporto da parte dell’istituzione scolastica (47%).

E se soltanto 1 docente su 4 dichiara che in classe e a scuola gli alunni rispettano le regole di comportamento, inevitabilmente risulta molto sentito il tema della sorveglianza e supervisione degli alunni, considerato fonte di preoccupazione dal 41% degli insegnanti.
Questo, per il 42% degli intervistati, determina tra i docenti forti momenti di stress, fenomeni di burn-out ed esaurimento. 

I rischi per omessa vigilanza

In questo contesto, caratterizzato da un problema di riconoscimento dell’autorevolezza della figura dell’insegnante, soprattutto tra gli studenti delle scuole secondarie superiori, la ricerca realizzata da Nomisma ha permesso di verificare la conoscenza del tema della ‘culpa in vigilando’, ovvero il rischio percepito e la conoscenza delle conseguenze non solo disciplinari, ma anche civili, penali e amministrative a cui il docente va incontro in caso di omessa vigilanza. 

Di fatto, un terzo dei docenti ammette una scarsa conoscenza dell’argomento, percentuale che aumenta in modo significativo tra i docenti con minore esperienza lavorativa.
Relativamente alle conseguenze, sono complessivamente sottovalutate rispetto a tutti i gradi di responsabilità: solo il 7% è a conoscenza del coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione e solo il 16% sa che un docente accusato di omessa vigilanza deve rispondere anche alla Corte dei Conti.

Musei: le recensioni web e il giudizio dei visitatori   

L’esperienza museale non solo arricchisce culturalmente e intellettualmente i visitatori, ma suscita anche emozioni, stupore e meraviglia, confermando il fascino intramontabile del patrimonio artistico italiano. E a livello emotivo, sono le aree archeologiche a possedere la maggiore capacità di trasportare ed elevare gli individui.

L’offerta museale italiana si presenta come estremamente interessante per i visitatori, che apprezzano il notevole valore artistico, storico e didattico delle collezioni. E di fatto, le valutazioni online sull’esperienza di visita nei musei italiani riflettono un giudizio complessivamente positivo. 
Emerge da una ricerca di BVA Doxa, che ha raccolto e analizzato oltre 45.000 review testuali di 25 musei italiani, presenti su Google Maps e Tripadvisor, prodotte dagli utenti italiani e stranieri tra giugno 2022 e giugno 2023.

L’organizzazione interna è il vero punto critico

I dati emersi dalla ricerca confermano quindi la quasi unanime ammirazione per il patrimonio artistico italiano, con qualche riserva in presenza di aree inaccessibili (per le aree archeologiche), chiusure al pubblico (spesso lamentate nei musei d’arte), aree spoglie o in fase di manutenzione (per le Regge). Tuttavia, il vero punto critico emerso riguarda l’organizzazione interna, un aspetto trasversale a molti musei, a eccezione di quelli tematici, che ottengono maggiori valutazioni positive in questo ambito.

Gli utenti sono molto critici sulla gestione dei musei d’arte e delle aree archeologiche, evidenziando problemi come sovraffollamento e flussi mal gestiti, oltre a una segnaletica internapoco chiara che rischia di disorientare i visitatori.

Le location confermano il prestigio del nostro patrimonio artistico

Anche la digitalizzazione, potenziale facilitatore nella fruizione delle opere, risulta carente. I supporti digitali come i QR code o le app sono ancora scarsamente utilizzati, a eccezione dei musei tematici, che si distinguono per una maggiore interattività.

Gli aspetti positivi emergono dalle location, che confermano l’importanza e il prestigio del patrimonio artistico italiano, mentre i prezzi dei biglietti non rappresentano né una discriminante né un deterrente, seppur le politiche di sconti appaiono molto apprezzate.
Solo secondari nella valutazione complessiva i servizi aggiuntivi, come bar/ristoranti/bookshop, che restano comunque distintivi laddove gestiti e offerti in modo adeguato.

Feedback e recensioni offrono preziose indicazioni strategiche 

Oggi sempre più persone condividono le opinioni sulle proprie esperienze e utilizzano le recensioni web come bussola nei processi decisionali.

Grazie all’approccio VoX – Voice of the eXperience gli analisti BVA Doxa utilizzano le potenzialità dell’Intelligenza artificiale e le competenze della ricerca per esaminare grandi quantità di feedback e recensioni.
Questo strumento consente di esplorare in profondità le esperienze dei visitatori e svelare il significato di ogni valutazione testuale lasciata in rete, fornendo così indicazioni strategiche e di scenario fondamentali per le attività di marketing e comunicazione di musei, palazzi storici e aree archeologiche.

Social engineering: i 7 stratagemmi per ingannare le vittime 

Il social engineering è la capacità di indurre le vittime a rivelare informazioni riservate o compiere azioni rischiose per la sicurezza aziendale.
In pratica, è un tipo di attacco informatico che prende di mira l’individuo con tattiche che fanno leva su emozioni di paura o urgenza.

Gli attacchi assumono varie forme, e la minaccia digitale è particolarmente insidiosa perché capace di colpire contemporaneamente un gran numero di individui.
Secondo il Data Breach Investigations Report 2023 di Verizon, il 74% delle violazioni avvenute nel 2022 ha coinvolto l’elemento umano.
Insomma, l’arte del raggiro informatico oggi assume una nuova forma, il social engineering. Una minaccia che non si basa su algoritmi complessi o codici impenetrabili, ma sfrutta la fiducia delle persone.

Minacce via mail, telefonate o SMS 

Denis Cassinerio, senior director e general manager di Acronis, elenca i sette stratagemmi più comuni di social engineering utilizzati dai cybercriminali per manomettere dati e sistemi.
Il phishing (1) prevede l’invio di e-mail apparentemente legittime alle vittime, ingannandole in modo che rivelino informazioni personali, attivino link dannosi o scarichino allegati infetti.
Il vishing (2) utilizza il contatto telefonico per carpire dati sensibili. Spacciandosi per un’autorità in cui si ripone fiducia, i truffatori convincono le vittime a rivelare codici fiscali o informazioni finanziarie.

Lo smishing (3) inganna i destinatari con SMS che contengono link dannosi, o li convince a chiamare un numero falso nel tentativo di indurre a condividere ad esempio informazioni finanziarie, personali, dati bancari, o installare malware con la stessa finalità.

Dal whaling al piggybanking

Il whaling (4) punta in particolare a dirigenti o decisori di spicco all’interno delle organizzazioni. Se l’inganno riesce, consente di estorcere informazioni aziendali o finanziarie strategiche.
Il pretexting (5) è una tecnica nella quale i criminali elaborano pretesti, cioè narrazioni o storie complesse, per conquistare la fiducia delle vittime e portarle a rivelare informazioni riservate.

Con la compromissione delle e-mail aziendali (6), attacco spesso sferrato verso i reparti commerciali delle aziende, i criminali firmano e-mail fingendosi dirigenti di alto livello per chiedere trasferimenti urgenti di denaro o informazioni finanziarie riservate.
Con il piggybacking (7) un hacker accede insieme alle persone autorizzate ad aree con accesso limitato. Molto vulnerabili a questo tipo di attacco sono i call center e le stanze dei server.

Come proteggersi? Con informazione e consapevolezza  

Per contenere le possibilità di riuscita degli attacchi di social engineering serve un approccio articolato che coniughi tecnologia e consapevolezza.
Istruire i clienti sui vari tipi di attacchi è il metodo giusto per fornire strumenti di riconoscimento e capacità di risposta efficaci.

L’aggiornamento continuo sulle tattiche in continua evoluzione, riferisce Askanews, consente poi di fornire agli utenti finali informazioni e linee guida preziose.
Un’altra misura proattiva è l’obbligo alla sensibilizzazione alla cybersecurity, con iniziative che contribuiscono alla crescita di una cultura attenta alla sicurezza, nonché la diffusione continua e tempestiva di aggiornamenti sulle novità nel panorama delle minacce.

Certificazione energetica: online la nuova versione del software

È online la nuova versione del software per la certificazione energetica degli edifici. Sul portale ENEA è infatti possibile scaricare gratuitamente la nuova versione di DOCET, il software semplificato per la certificazione energetica degli edifici residenziali destinato agli addetti del settore edilizio.
L’applicativo, realizzato da ENEA in collaborazione con Cnr – Istituto per le Tecnologie della Costruzione, è utilizzabile per immobili con superficie fino a 200 metri quadri non soggetti a ristrutturazioni importanti, e consente la redazione dell’attestato di prestazione energetica (APE).
Il documento certifica la prestazione e la classe energetica di un immobile, indicando gli interventi migliorativi ed economicamente più convenienti.

Ora è possibile personalizzare ulteriormente la descrizione dell’immobile

La precedente versione di DOCET è stata utilizzata da oltre 300 mila utenti. L’ultima versione mantiene le caratteristiche originarie dell’applicativo, che continua ad avvalersi di un metodo semplificato per eseguire valutazioni standard degli edifici con condizioni climatiche e comportamento dell’utenza standard.  Tra le novità, la possibilità di personalizzare ulteriormente la descrizione dell’immobile. Ad esempio, con la richiesta di input aggiuntivi per migliorare la caratterizzazione delle ‘superfici trasparenti’ per il calcolo degli apporti solari.
Inoltre, nella nuova release sono stati aggiornati i costi unitari dei combustibili. “Data la variabilità dei prezzi energetici, si raccomanda in ogni caso un’attenta verifica da parte del tecnico certificatore”, spiega Carlo Romeo del Laboratorio ENEA di Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano.

Un alert avvisa quando l’intervento non è economicamente conveniente

Ulteriore elemento di novità è costituito da un alert che invita a modificare l’intervento di riqualificazione ipotizzato quando economicamente non conveniente. Il messaggio di avvertimento viene segnalato quando le azioni proposte, sia sull’involucro edilizio sia sui sistemi impiantistici, evidenzino tempi di ritorno non congrui.
“Ad esempio, quando c’è un rientro dell’investimento superiore alla vita utile degli elementi sostituiti”, spiega il ricercatore.
Il calcolo della prestazione energetica del sistema edificio-impianti viene effettuato nel pieno rispetto della legislazione energetica nazionale e delle norme tecniche di supporto. Il suo utilizzo è rivolto a utenti con specifica preparazione, in grado di gestire correttamente le fasi di reperimento e inserimento dati, sia in caso di opzioni predeterminate dal software sia di inserimento manuale.

Superata la Procedura di Verifica di Sorveglianza Periodica

La nuova versione DOCET consente di generare ed esportare un file di interscambio necessario a trasferire gli APE ai sistemi informativi regionali, che a loro volta alimentano il SIAPE, il Sistema Informativo nazionale sugli Attestati di Prestazione Energetica, gestito da ENEA. La nuova version, precisa Italpress,e è stata sviluppata in occasione del superamento della Procedura di Verifica di Sorveglianza Periodica prevista per gli strumenti di calcolo e software commerciali, ai fini del rilascio della dichiarazione da parte del Comitato Termotecnico italiano (CTI). Le verifiche effettuate rispondono ai requisiti minimi di legge previsti per la specifica categoria di interventi.

Bonus ristrutturazione, cosa copre e come avere accesso all’agevolazione?  

Il bonus ristrutturazione offre un vantaggio fiscale significativo a coloro che effettuano lavori in casa, consentendo loro di detrarre il 50% della spesa sostenuta, fino a un limite di 96.000 euro. Questa agevolazione è valida sia per i lavori eseguiti nel corso del 2023 che per quelli pianificati a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo. È fondamentale comprendere i costi ammissibili e gli adempimenti necessari per usufruire di questa opportunità. Il beneficio fiscale rappresenta un sostegno concreto per chi intende migliorare la propria abitazione, e il termine per usufruirne è fissato al 31 dicembre 2024, a meno di eventuali modifiche normative. Tuttavia, è importante notare che a partire dal 1° gennaio 2025, la percentuale di detrazione scenderà al 36%, con un limite di spesa ammesso di 48.000 euro per unità immobiliare. Coloro che intendono usufruire di questa agevolazione devono pianificare attentamente i lavori da eseguire e devono essere a conoscenza delle spese detraibili e delle regole da seguire.

Quali sono gli interventi agevolabili?

Il bonus ristrutturazione del 50% è valido per una vasta gamma di lavori, sia per le abitazioni singole che per i condomini. Questi includono interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, nonché lavori di ristrutturazione edilizia. Tra le spese detraibili rientrano, ad esempio, quelle per l’installazione o l’aggiornamento dei servizi igienici, la sostituzione di infissi o serramenti e la costruzione di scale interne. Il restauro e il risanamento conservativo coprono interventi come l’adeguamento dei solai o l’apertura di finestre, mentre la ristrutturazione edilizia comprende lavori più complessi come la demolizione e la ricostruzione nel rispetto della volumetria preesistente. Anche la rimozione delle barriere architettoniche e le misure di sicurezza, come l’installazione di porte blindate o grate sulle finestre, rientrano tra le spese ammissibili.

Chi ne ha diritto?

Il bonus ristrutturazione è destinato a soggetti passivi IRPEF, compresi proprietari, usufruttuari, titolari di diritti d’uso, locatari, e imprenditori individuali. Anche i familiari conviventi e i conviventi possono usufruirne se sostengono le spese di ristrutturazione e ne sono intestatari mediante bonifici e fatture.

I documenti necessari

Per beneficiare della detrazione fiscale, è essenziale effettuare il pagamento tramite bonifico bancario o postale che riporti il riferimento normativo dell’agevolazione, il codice fiscale del beneficiario e la partita IVA (o il codice fiscale) del beneficiario del pagamento. Inoltre, per i lavori che comportano un risparmio energetico, come l’installazione di condizionatori o la sostituzione di infissi, è necessario inviare una comunicazione all’ENEA entro 90 giorni dalla conclusione dei lavori agevolati. È importante notare che con il decreto Cessioni n. 11/2023, la cessione del credito e lo sconto in fattura per i lavori avviati dal 17 febbraio 2023 sono stati aboliti. Pertanto, l’unico modo per ottenere lo sconto IRPEF è attraverso la detrazione fiscale, che avviene tramite la dichiarazione dei redditi e viene distribuita in dieci quote annuali di uguale importo.