Benessere in azienda: nel 2024 sarà la priorità per dipendenti e imprese 

Secondo una ricerca condotta da Amajor, nonché la recente indagine di Cisl, Bibliolavoro e Sindacare, nel 2024il desiderio di benessere in azienda si affermerà come la massima aspirazione dei dipendenti. In risposta a questa tendenza, le aziende sono chiamate a ridefinire le proprie priorità e ad adottare strategie mirate al benessere dei collaboratori. Anche perché, stress e un clima tossico sono le cause principali dei licenziamenti volontari. 

Serve quindi porre al centro le persone, sostenere la riscoperta dei talenti, l’allineamento dei valori e la riorganizzazione aziendale. Ma anche, sostenere la connessione tra felicità e produttività.
Valorizzare le competenze interne e coinvolgere i dipendenti può non solo migliorare il benessere, ma anche aumentare il fatturato.

Ripartire dai valori aziendali e valutare il potenziale di ogni lavoratore

Sono cinque le attività suggerite da Amajor per promuovere il benessere in azienda. La prima è mettere i valori al centro della strategia di sviluppo, anche con la creazione di spazi dedicati, come le ‘design thinking rooms’, che favoriscono l’interazione e il confronto positivo. Organigrammi chiari e riunioni settimanali, invece, promuovono la diffusione pratica dei valori aziendali.

La seconda attività suggerita è creare un sistema che valuti il potenziale di ciascun collaboratore attraverso riunioni periodiche e trasparenti. Favorire momenti di ascolto e comprensione contribuisce al miglioramento della produttività e al benessere complessivo del personale.

Piani di sviluppo e formazione e coinvolgimento nelle iniziative aziendali

La terza attività riguarda l’utilizzo di un sistema di ascolto per creare piani di sviluppo condivisi. La formazione, vissuta come momento di crescita personale, diventa un catalizzatore per l’aumento dell’autostima e del benessere individuale.

La quarta verte poi sul coinvolgimento dei dipendenti nelle iniziative aziendali. Favorire l’attiva partecipazione delle risorse attraverso la creazione di nuovi progetti e team misti rompe con le dinamiche consolidate, e permette alle persone di sentirsi parte integrante dell’azienda, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi.

Ripristinare la cultura dell’errore

L’azienda deve poi attivarsi per promuovere una ‘cultura dell’errore’, ovvero rendere le risorse consapevoli che l’errore non è colpa, ma un’opportunità di apprendimento. Come? Incentivando i team a identificare e risolvere gli errori insieme, accelerando lo sviluppo e creando un senso più profondo di appartenenza e benessere.

La chiave per il successo nel 2024 sembra, quindi, essere una visione aziendale che mette le persone al primo posto, investendo nel loro benessere per favorire una crescita sostenibile e una maggiore produttività.

Fiducia: a dicembre migliorano le aspettative di consumatori e imprese 

Lo conferma l’Istat: migliorano le opinioni dei consumatori italiani e delle imprese sulla situazione economica del Paese.
Per l’ultimo mese dell’anno l’Istat stima in generale un aumento sia del clima di fiducia dei consumatori, il cui indice in media passa da 103,6 a 106,7, sia dell’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese, che da 103,5 sale a 107,2.

L’evoluzione positiva viene evidenziata dall’Istituto dai quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti del clima di fiducia (economico, futuro, corrente e personale).
A dicembre 2023 il clima economico e quello futuro registrano gli incrementi più consistenti, il primo passa infatti da 111,0 a 118,6 e il secondo da 109,3 a 113,5, il clima corrente aumenta da 99,8 a 102,2 e il clima personale sale da 101,2 a 102,8.

Imprese: miglioramento in (quasi) tutti i comparti

Con riferimento alle imprese, l’Istat segnala un miglioramento della fiducia, seppur con intensità diverse, in tutti i comparti a eccezione della manifattura. Più in dettaglio, nei servizi di mercato si registra un marcato aumento, con l’indice che passa da 96,7 a 106,4, nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio l’incremento è più contenuto (l’indice cresce, rispettivamente, da 161,3 a 162,9 e da 107,5 a 107,8), mentre si stima un peggioramento della fiducia nella manifattura: qui l’indice diminuisce da 96,6 a 95,4.

Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura giudizi sugli ordini e sulle scorte di prodotti finiti risultano sostanzialmente stabili rispetto al mese scorso, ma si abbinano ad attese di produzione in deciso peggioramento.

Costruzioni e commercio al dettaglio

Nelle costruzioni invece si stima un miglioramento di tutte le componenti, mentre nei servizi di mercato si evidenzia un deciso miglioramento dei giudizi sugli ordini e sull’andamento degli affari. Anche le attese sugli ordini aumentano, ma l’incremento del saldo è meno consistente rispetto ai giudizi.

Con riferimento al commercio al dettaglio, l’Istat stima una dinamica estremamente positiva per i giudizi sulle vendite, mentre le relative attese sono in diminuzione.
Tale evoluzione, secondo l’Istat è determinata dalla grande distribuzione, mentre nella distribuzione tradizionale opinioni negative sulle vendite si uniscono a un aumento delle relative attese. Quanto alle scorte di prodotti finiti, sono giudicate in decumulo.

Consumatori: l’indice sale per il secondo mese consecutivo

“A dicembre, il clima di fiducia delle imprese torna ad aumentare dopo quattro mesi consecutivi di riduzione e raggiunge il livello più elevato dallo scorso luglio – segnala l’Istituto, come riporta Il Sole 24 Ore -. L’aumento dell’indice è determinato dal comparto dei servizi e da quello delle costruzioni. L’indice di fiducia dei consumatori aumenta per il secondo mese consecutivo e si riporta, anch’esso, sul livello di luglio 2023. Si segnala un generale miglioramento di tutte le variabili che compongono l’indicatore a eccezione dei giudizi sull’opportunità di risparmiare nella fase attuale, che rimangono sostanzialmente stabili rispetto al mese scorso”.

Shopping online: i consigli per non farsi truffare a Natale

Proteggersi dalle potenziali minacce online è sempre essenziale, ma soprattutto durante le festività. Lo shopping online è una delle modalità più innovative, comode e convenienti per fare i regali di Natale, tuttavia, l’e-commerce può risultare anche una scelta rischiosa. È possibile farsi ingannare da false offerte e non ottenere il regalo acquistato in tempo per Natale, oppure, si può facilmente cadere vittime di truffe e attacchi cyber, che mirano a rubare dati personali e denaro.
L’anno passato l’FBI ha riferito che 10,3 miliardi di dollari sono stati persi a causa della criminalità online.

Di fatto, con il progredire della tecnologia, aumentano anche i rischi di truffe. Per questo Acronis ha pensato di condividere alcuni consigli per poter acquistare online in sicurezza. Ma la prima regola per garantire una protezione completa su tutti i dispositivi collegati è quella di dotarli di un antivirus completo e affidabile. 

Controllare l’URL e affidarsi solo a siti affidabili

Il secondo consiglio di Acronis è controllare due volte l’URL del venditore e visitare solo siti web sicuri e affidabili.
I siti web sicuri mostrano un lucchetto prima dell’URL nel browser, a dimostrazione dell’installazione della crittografia SSL (Secure Sockets Layer). In questo caso, l’indirizzo del sito web inizia con HTTPS.

È importante anche utilizzare password non banali, l’autenticazione a due fattori, e tutelare i propri dati personali utilizzando la protezione dell’identità.
I ladri informatici sono pronti a rubare tutto ciò che possono, quindi, tenere al sicuro tutti i dati, non solo quelli della carta di credito.

Occhio alle e-mail sospette

Dubitare poi delle e-mail che affermano di provenire da rivenditori famosi, come Amazon, Walmart o Mediaworld. Verificare sempre la loro autenticità prima di cliccare su qualsiasi link, poiché potrebbe trattarsi di phishing.
Fare anche attenzione alle e-mail inaspettate di vecchi amici che contengono link e allegati, perché potrebbero portare a qualcosa di ‘diverso’: non aprirle mai!

E assicurarsi di avere una protezione attiva e aggiornata sui dispositivi: spesso infatti l’antivirus è installato, ma non è aggiornato.
Utilizzare, poi, sempre e solo servizi di pagamento online sicuri, come PayPal, Stripe, carte di credito prepagate o che offrono una protezione aggiuntiva.

Spedizioni: attenzione alle condizioni

Per evitare l’accesso non autorizzato alle informazioni sensibili non utilizzare reti Wi-Fi pubbliche. Assicurarsi, quindi, di avere una connessione Wi-Fi privata e protetta.

Ricordarsi di verificare le condizioni di spedizione della specifica azienda o del venditore: alcuni commercianti addebitano spese di spedizione esorbitanti, trasformando un potenziale affare in un errore costoso. Verificare anche se il venditore fornisca tracciabilità della spedizione e assicurazione. E informarsi sui loro vettori.
Se l’articolo non viene spedito entro due settimane è il caso di insospettirsi.

Turismo congressuale: Italia seconda in Europa e terza nel mondo 

Secondo il database ICCA (International Congress and Convention Association) per la prima volta negli ultimi 10 anni l’Italia è la seconda destinazione in Europa per congressi associativi internazionali con 560 congressi organizzati nel 2022. Ed è la terza al mondo dopo gli USA.
Un trend che appare confermato anche nel 2023, e probabilmente anche nel 2024.

L’Italia in Europa ha superato Spagna, Germania, Uk e Francia, e siamo il Paese con più città nella Top 100 globale. Tra le prime 100 città al mondo ci sono sei italiane, Roma, Milano, Bologna, Firenze, Torino e Napoli.
Emerge dai dati presenti durante la terza edizione degli Italian Knowledge Leaders, organizzato da Convention Bureau Italia assieme a Enit – Agenzia Nazionale del Turismo, con il sostegno dal Ministero del Turismo.

Il turista congressuale spende più del doppio

Nell’era post Covid l’Italia diventa il riferimento mondiale per congressi e convegni. Accademici, ricercatori, manager e professionisti di aziende continuano ad affluire da nord a sud Italia, portando un turismo di qualità e regalando prestigio al Paese.

Il turista congressuale, poi, spende circa due volte e mezzo rispetto a quanto spende un altro tipo di turista. Ma diventare la nazione ospitante di un congresso non è scontato: le associazioni internazionali scelgono le destinazioni attraverso un processo di candidatura, ed essere selezionati con frequenza contribuisce a valorizzare il patrimonio di un Paese e le sue eccellenze.

Nel 2022 oltre 21 milioni di partecipanti e quasi 32 milioni di presenze

“È soprattutto grazie a eventi come questo che l’Italia ha conquistato nel 2022 l’ambito podio della graduatoria ICCA, posizionandosi come terza Nazione a livello mondiale e seconda in quello europeo per il numero di congressi organizzati – commenta il ministro del Turismo Daniela Santanché -, caratterizzandosi per un sistema congressuale che ha saputo attirare oltre 21 milioni di partecipanti e quasi 32 milioni di presenze complessive. Il turismo dei congressi è una delle leve strategiche tra le più efficienti e funzionali dell’industria turistica, e a buon diritto rientra nella strategia di destagionalizzazione che abbiamo presentato al Primo Forum Internazionale del Turismo di Baveno, e che porteremo avanti con l’aiuto delle Regioni e i grandi operatori del settore”.

Un’industria più sostenibile del turismo
Dopo la pandemia le nazioni hanno ospitato meno congressi, ma l’Italia è lo Stato che ha saputo ripartire al meglio, anche grazie al lavoro delle associazioni locali.

“La nostra è un’industria che spesso viene confusa con quella del turismo, ma in realtà se ne differenzia molto per l’impatto positivo che lascia sulle destinazioni in termini di legacy e di sostenibilità – puntualizza Carlotta Ferrari, presidente del Convention Bureau Italia -. Un’industria che, inoltre, ha ai vertici delle proprie aziende una donna su tre. È importante che il pubblico ed il privato continuino a lavorare insieme, e che ci siano costanti investimenti in un settore così strategico per lo sviluppo delle destinazioni italiane”.

Mercato immobiliare: compravendite in frenata, crescono gli affitti

L’erosione del potere di acquisto delle famiglie associata alle difficoltà di accesso al credito ha penalizzato le prospettive del comparto immobiliare. Nel corso dell’anno a ridursi non è stato però l’interesse della domanda potenziale, che in Italia si mantiene su livelli elevati. Piuttosto, le difficoltà riscontrate dalle famiglie a finalizzare l’acquisto di un’abitazione fanno crescere l’interesse per il mercato degli affitti. Nel 2023 il 7,3% della domanda si è spostata dall’acquisto all’affitto, accentuando la pressione su un comparto già saturo.

È quanto emerge dal 3° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2023 di Nomisma, che ha analizzato le performance immobiliari dei principali 13 mercati italiani.

Mutui arretrano del -29% 

“L’improvvisa carenza di ossigeno al mercato immobiliare italiano è dovuta alla mancata indicizzazione dei redditi e dalle accresciute difficoltà di accesso al credito derivante dall’impennata del costo del denaro – si legge nel rapporto -. Politiche creditizie più prudenti unitamente alla frenata della domanda si ripercuotono sui volumi di mutui erogati, che registrano un arretramento del -29% nell’anno in corso, con una conseguente diminuzione delle compravendite nell’ordine del -13%”. 

Considerando le compravendite residenziali, se nel 2022 si era registrato un rallentamento della crescita (+4,7% annuo), la flessione tendenziale semestrale (primo semestre 2023/primo semestre 2022) si è attestata al -12,5% per un totale di 50mila scambi in meno. 

Canoni +2,1% 

La risposta dei valori immobiliari alle condizioni di contesto è stata, ancora una volta, improntata alla rigidità. 
Nel secondo semestre 2023 la variazione semestrale dei prezzi si è attestata tra l’estremo inferiore delle abitazioni in ottimo stato di Cagliari (-1,3%) e quello superiore rappresentato da Milano (+1,3%).

In generale, nella media dei principali mercati italiani, sono le abitazioni in ottimo stato a far segnare una variazione negativa di modesta entità (-0,1% su base semestrale), mentre si arresta la crescita dei prezzi di abitazioni in buono stato (+0,5%). 
Nel secondo semestre 2923 il parziale spostamento di interesse verso il mercato degli affitti ha portato a una vera e propria ascesa dei canoni (+2,1%), con incrementi compresi tra il 3-4% di Milano, Firenze e Torino fino al +5% di Bologna.

Si accorciano i tempi di vendita

Negli ultimi 10 anni il trend dei tempi medi di vendita è stato discendente, ma l’attuale congiuntura mette in luce un’attenuazione della flessione, consolidando i livelli raggiunti nel primo semestre 2023.
A tale tendenza fanno eccezione Bologna, Milano e Roma, nelle quali l’inversione di rotta, ovvero, l’allungamento dei tempi di vendita, appare più netto. Nei maggiori mercati sono necessari meno di 5 mesi per concludere una trattativa, e considerando il segmento della locazione, la forbice varia dal mese e mezzo a poco più di due mesi. 

Insomma, il settore immobiliare italiano chiuderà il 2023 fortemente ridimensionato rispetto all’esuberanza del biennio precedente. E se per il segmento abitativo si prevede il protrarsi della debolezza anche per il 2024, sul versante corporate le condizioni per il rilancio potrebbero essere prossime.

Cybersecurity: attenzione a una nuova mod malevola di WhatsApp

Kaspersky ha identificato una nuova versione di WhatsApp che non offre solo funzionalità aggiuntive, come messaggi programmati e opzioni personalizzabili, ma contiene anche un modulo spyware dannoso. 

La minaccia è emersa recentemente, diventando attiva a metà agosto 2023, e nel solo mese di ottobre ha superato 340.000 unità.
Si tratta di un malware che colpisce a livello mondiale, in particolare gli utenti di lingua araba e azera, e si sta diffondendo anche all’interno di Telegram.

Versioni modificate di app

Gli utenti ricorrono spesso a versioni modificate di terze parti delle app di messaggistica più diffuse per aggiungere ulteriori funzioni. Tuttavia, alcune di queste mod, come appunto quella individuata da Kaspersky, pur migliorando le funzionalità nascondono anche malware.

Migliora l’esperienza dell’utente, ma raccoglie illegalmente informazioni personali

Se da un lato la modifica ha lo scopo di migliorare l’esperienza dell’utente, dall’altro raccoglie illegalmente informazioni personali dalle vittime. 
Il file manifest del client WhatsApp modificato include infatti componenti sospetti, un servizio e un ricevitore di trasmissione, non presenti nella versione originale.

Il ricevitore avvia una funzionalità, lanciando il modulo spia quando il telefono è acceso o in carica. Una volta attivato, l’impianto dannoso invia una richiesta con informazioni sul dispositivo al server dell’aggressore. Questi dati comprendono l’IMEI, il numero di telefono, i codici del Paese e della rete e altro ancora.

I più colpiti sono gli utenti di lingua araba e azera

Ma l’impianto dannoso trasmette anche i contatti e i dettagli dell’account della vittima ogni cinque minuti, oltre a impostare registrazioni del microfono e esfiltrare i file da una memoria esterna.
Inoltre, la versione dannosa si è diffusa attraverso popolari canali Telegram, che in alcuni casi contano quasi due milioni di iscritti. I ricercatori di Kaspersky hanno avvisato Telegram del problema.

Azerbaigian, Arabia Saudita, Yemen, Turchia ed Egitto hanno registrato il più alto numero di attacchi.
Sebbene la maggior parte degli utenti sia di lingua araba e azera, il fenomeno interessa anche Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Germania e altri Paesi.

Le mod dannose si diffondono attraverso piattaforme di terze parti

“Le persone si fidano delle app provenienti da fonti molto seguite, ma i truffatori sfruttano proprio questa fiducia – commenta Dmitry Kalinin, Security Expert di Kaspersky -. La diffusione di mod dannose attraverso popolari piattaforme di terze parti evidenzia l’importanza di utilizzare client IM ufficiali. Tuttavia, se avete bisogno di alcune funzioni extra non presenti nel client originale, dovreste considerare l’impiego di una soluzione di sicurezza affidabile prima di installare software di terze parti, in modo da evitare la compromissione dei vostri dati. Per una protezione efficace, è consigliabile scaricare sempre le applicazioni da app store o siti Web ufficiali”.

Quanto si risparmia sostituendo un tubo neon con uno led?

Per tantissimi anni, i tubi fluorescenti sono stati una delle fonti di luce più utilizzate nelle nostre abitazioni, negli uffici e nei negozi.

Notoriamente però, questi sono inefficienti dal punto di vista energetico, e consumano fino a otto volte di più di una lampadina LED equivalente.

Sostituire i tubi fluorescenti con sistemi di illuminaizone a LED è quindi un ottimo modo per risparmiare energia elettrica e dunque denaro, per questo tante persone hanno già provveduto a fare questo tipo di miglioramento in casa o presso attività commerciali di ogni tipo.

Sostituire progressivamente i vecchi sistesmi di illuminazione con gli equivalenti a LED rappresenta certamente un buon investimento a lungo termine, e per questo ci apprestiamo ad evidenziare quale potrebbe essere il potenziale risparmio energetico raggiungibile sostituendo i vecchi tubi neon con quelli nuovi a LED.

Offriremo inoltre anche alcuni consigli utili per aiutare nella scelta dei LED giusti per le necessità individuali.

LED e risparmio energetico

I LED sono una tecnologia di illuminazione a semiconduttore che produce luce emettendo elettroni da una regione di materiale semiconduttore.

Essi sono molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto ai sistemi di illuminazione tradizionali come le lampadine a incandescenza, i tubi con gas Argon e le lampade fluorescenti.

In particolare, i neon LED consumano circa il 70% in meno di energia rispetto ai tubi fluorescenti.

Ciò significa che, sostituendo un tubo fluorescente con uno a LED, è possibile risparmiare diverse centinaia di euro all’anno sulla bolletta energetica.

Un investimento a lungo termine

I LED hanno un costo iniziale superiore rispetto ad esempio ai tubi fluorescenti. Tuttavia, il risparmio energetico che si ottiene compensa rapidamente questo costo, consentendo di ammortizzare velocemente la cifra.

Inoltre, i LED durano molto più a lungo dei tubi fluorescenti. In media, un LED dura circa 25.000 ore, mentre un tubo fluorescente dura circa 10.000 ore. Ciò significa che, una volta installati, i LED non avranno necessità di essere sostituiti per parecchi anni.

Come scegliere i LED giusti

Quando si pensa quale LED acquistare, è importante considerare i seguenti fattori:

  • Luminosità: I LED sono disponibili in una grande varietà di livelli di luminosità, che sulla confezione è espressa in lumen. È consigliabile lo scegliere una lampadina o neon con una luminosità adeguata per illuminare l’area desiderata.
  • Colore della luce: I LED sono disponibili in una grande varietà di colori. È possibile optare per una lampadina o un neon con il colore della luce desiderato.
  • Dimensioni: I LED sono disponibili in una buona varietà di dimensioni. È importante scegliere una lampadina che abbia le dimensioni compatibili con il lampadario o plafoniera esistente.
  • Certificazioni: I LED devono essere conformi alle normative di sicurezza dell’Unione Europea. È importante per questo scegliere una lampadina che abbia le certificazioni previste dalla legge.

Conclusione

Sostituire i vecchi tubi fluorescenti con quelli nuovi a LED è un ottimo modo per risparmiare energia elettrica e dunque denaro.

I LED sono infatti molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto ai tubi fluorescenti e durano molto più a lungo, il che li rende ideali non solo nell’immediato ma anche a lungo termine.

A scuola aumentano ansia, stress noia e aggressività

Un quadro preoccupante emerge da un’indagine condotta da Nomisma: tra gli studenti italiani aumentano ansia, indolenza, noia, e comportamenti aggressivi. Al contempo, diminuiscono l’attenzione in classe e l’interazione con i compagni. 

Lo studio ha l’obiettivo di fotografare i comportamenti degli studenti nel nuovo contesto sociale post pandemico per individuare le priorità e le preoccupazioni degli insegnanti che stanno affrontando il nuovo anno scolastico. 
Di fatto, la maggioranza dei docenti identifica nei comportamenti degli alunni il principale rischio connesso alla propria professione, con il tema della sorveglianza e supervisione degli studenti divenuto fonte di crescente preoccupazione.

Come è cambiata la percezione riguardo il comportamento degli studenti

Secondo la maggioranza dei docenti l’attenzione in classe (78% degli intervistati) e l’interazione tra gli alunni (29%). sono drammaticamente diminuite.
Ma i dati più preoccupanti riguardano ansia e stress, rilevati in deciso aumento dall’81% dei docenti intervistati, e identificati come situazioni che iniziano a manifestarsi tra gli studenti già a partire dalla scuola primaria.

Nel complesso, poi, 3 insegnanti su 4 hanno notato un aumento sia dei comportamenti aggressivi sia di indolenza e noia tra gli alunni. 
Va però sottolineato come 1 docente su 2 abbia notato tra i ragazzi anche maggiore rispetto delle diversità e più inclusione, e in 1 caso su 5, anche un maggior impegno civico.

Gli aspetti del mestiere che preoccupano gli insegnanti

Dalla ricerca risulta come il 71% dei docenti identifichi nei comportamenti degli alunni uno tra i principali rischi connessi alla propria professione. Un rischio acuito spesso dalla mancanza di risorse e supporto da parte dell’istituzione scolastica (47%).

E se soltanto 1 docente su 4 dichiara che in classe e a scuola gli alunni rispettano le regole di comportamento, inevitabilmente risulta molto sentito il tema della sorveglianza e supervisione degli alunni, considerato fonte di preoccupazione dal 41% degli insegnanti.
Questo, per il 42% degli intervistati, determina tra i docenti forti momenti di stress, fenomeni di burn-out ed esaurimento. 

I rischi per omessa vigilanza

In questo contesto, caratterizzato da un problema di riconoscimento dell’autorevolezza della figura dell’insegnante, soprattutto tra gli studenti delle scuole secondarie superiori, la ricerca realizzata da Nomisma ha permesso di verificare la conoscenza del tema della ‘culpa in vigilando’, ovvero il rischio percepito e la conoscenza delle conseguenze non solo disciplinari, ma anche civili, penali e amministrative a cui il docente va incontro in caso di omessa vigilanza. 

Di fatto, un terzo dei docenti ammette una scarsa conoscenza dell’argomento, percentuale che aumenta in modo significativo tra i docenti con minore esperienza lavorativa.
Relativamente alle conseguenze, sono complessivamente sottovalutate rispetto a tutti i gradi di responsabilità: solo il 7% è a conoscenza del coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione e solo il 16% sa che un docente accusato di omessa vigilanza deve rispondere anche alla Corte dei Conti.

Musei: le recensioni web e il giudizio dei visitatori   

L’esperienza museale non solo arricchisce culturalmente e intellettualmente i visitatori, ma suscita anche emozioni, stupore e meraviglia, confermando il fascino intramontabile del patrimonio artistico italiano. E a livello emotivo, sono le aree archeologiche a possedere la maggiore capacità di trasportare ed elevare gli individui.

L’offerta museale italiana si presenta come estremamente interessante per i visitatori, che apprezzano il notevole valore artistico, storico e didattico delle collezioni. E di fatto, le valutazioni online sull’esperienza di visita nei musei italiani riflettono un giudizio complessivamente positivo. 
Emerge da una ricerca di BVA Doxa, che ha raccolto e analizzato oltre 45.000 review testuali di 25 musei italiani, presenti su Google Maps e Tripadvisor, prodotte dagli utenti italiani e stranieri tra giugno 2022 e giugno 2023.

L’organizzazione interna è il vero punto critico

I dati emersi dalla ricerca confermano quindi la quasi unanime ammirazione per il patrimonio artistico italiano, con qualche riserva in presenza di aree inaccessibili (per le aree archeologiche), chiusure al pubblico (spesso lamentate nei musei d’arte), aree spoglie o in fase di manutenzione (per le Regge). Tuttavia, il vero punto critico emerso riguarda l’organizzazione interna, un aspetto trasversale a molti musei, a eccezione di quelli tematici, che ottengono maggiori valutazioni positive in questo ambito.

Gli utenti sono molto critici sulla gestione dei musei d’arte e delle aree archeologiche, evidenziando problemi come sovraffollamento e flussi mal gestiti, oltre a una segnaletica internapoco chiara che rischia di disorientare i visitatori.

Le location confermano il prestigio del nostro patrimonio artistico

Anche la digitalizzazione, potenziale facilitatore nella fruizione delle opere, risulta carente. I supporti digitali come i QR code o le app sono ancora scarsamente utilizzati, a eccezione dei musei tematici, che si distinguono per una maggiore interattività.

Gli aspetti positivi emergono dalle location, che confermano l’importanza e il prestigio del patrimonio artistico italiano, mentre i prezzi dei biglietti non rappresentano né una discriminante né un deterrente, seppur le politiche di sconti appaiono molto apprezzate.
Solo secondari nella valutazione complessiva i servizi aggiuntivi, come bar/ristoranti/bookshop, che restano comunque distintivi laddove gestiti e offerti in modo adeguato.

Feedback e recensioni offrono preziose indicazioni strategiche 

Oggi sempre più persone condividono le opinioni sulle proprie esperienze e utilizzano le recensioni web come bussola nei processi decisionali.

Grazie all’approccio VoX – Voice of the eXperience gli analisti BVA Doxa utilizzano le potenzialità dell’Intelligenza artificiale e le competenze della ricerca per esaminare grandi quantità di feedback e recensioni.
Questo strumento consente di esplorare in profondità le esperienze dei visitatori e svelare il significato di ogni valutazione testuale lasciata in rete, fornendo così indicazioni strategiche e di scenario fondamentali per le attività di marketing e comunicazione di musei, palazzi storici e aree archeologiche.

Social engineering: i 7 stratagemmi per ingannare le vittime 

Il social engineering è la capacità di indurre le vittime a rivelare informazioni riservate o compiere azioni rischiose per la sicurezza aziendale.
In pratica, è un tipo di attacco informatico che prende di mira l’individuo con tattiche che fanno leva su emozioni di paura o urgenza.

Gli attacchi assumono varie forme, e la minaccia digitale è particolarmente insidiosa perché capace di colpire contemporaneamente un gran numero di individui.
Secondo il Data Breach Investigations Report 2023 di Verizon, il 74% delle violazioni avvenute nel 2022 ha coinvolto l’elemento umano.
Insomma, l’arte del raggiro informatico oggi assume una nuova forma, il social engineering. Una minaccia che non si basa su algoritmi complessi o codici impenetrabili, ma sfrutta la fiducia delle persone.

Minacce via mail, telefonate o SMS 

Denis Cassinerio, senior director e general manager di Acronis, elenca i sette stratagemmi più comuni di social engineering utilizzati dai cybercriminali per manomettere dati e sistemi.
Il phishing (1) prevede l’invio di e-mail apparentemente legittime alle vittime, ingannandole in modo che rivelino informazioni personali, attivino link dannosi o scarichino allegati infetti.
Il vishing (2) utilizza il contatto telefonico per carpire dati sensibili. Spacciandosi per un’autorità in cui si ripone fiducia, i truffatori convincono le vittime a rivelare codici fiscali o informazioni finanziarie.

Lo smishing (3) inganna i destinatari con SMS che contengono link dannosi, o li convince a chiamare un numero falso nel tentativo di indurre a condividere ad esempio informazioni finanziarie, personali, dati bancari, o installare malware con la stessa finalità.

Dal whaling al piggybanking

Il whaling (4) punta in particolare a dirigenti o decisori di spicco all’interno delle organizzazioni. Se l’inganno riesce, consente di estorcere informazioni aziendali o finanziarie strategiche.
Il pretexting (5) è una tecnica nella quale i criminali elaborano pretesti, cioè narrazioni o storie complesse, per conquistare la fiducia delle vittime e portarle a rivelare informazioni riservate.

Con la compromissione delle e-mail aziendali (6), attacco spesso sferrato verso i reparti commerciali delle aziende, i criminali firmano e-mail fingendosi dirigenti di alto livello per chiedere trasferimenti urgenti di denaro o informazioni finanziarie riservate.
Con il piggybacking (7) un hacker accede insieme alle persone autorizzate ad aree con accesso limitato. Molto vulnerabili a questo tipo di attacco sono i call center e le stanze dei server.

Come proteggersi? Con informazione e consapevolezza  

Per contenere le possibilità di riuscita degli attacchi di social engineering serve un approccio articolato che coniughi tecnologia e consapevolezza.
Istruire i clienti sui vari tipi di attacchi è il metodo giusto per fornire strumenti di riconoscimento e capacità di risposta efficaci.

L’aggiornamento continuo sulle tattiche in continua evoluzione, riferisce Askanews, consente poi di fornire agli utenti finali informazioni e linee guida preziose.
Un’altra misura proattiva è l’obbligo alla sensibilizzazione alla cybersecurity, con iniziative che contribuiscono alla crescita di una cultura attenta alla sicurezza, nonché la diffusione continua e tempestiva di aggiornamenti sulle novità nel panorama delle minacce.