Author Archives: Giovanni Piovanelli

Milano, Monza Brianza, Lodi: qui più start up innovative rispetto al resto d’Italia

I numeri letti così, a freddo, possono ancora sembrare piccoli, ma sono comunque più elevati rispetto al resto d’Italia: si tratta dell’andamento delle start up innovative sul territorio di Milano, Monza Brianza e Lodi, che emerso dall’ultimo rapporto “Milano Produttiva” del Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Infatti, sebbene, in numeri assoluti si tratti di poche migliaia di imprese, queste hanno registrato performance interessanti, con incrementi superiori alla media del sistema. Nell’area di Milano Monza Brianza Lodi, a fine giugno 2022, se ne contano 2.912, il 74,6% del totale regionale e un quinto del nazionale. Inoltre, rispetto a luglio del 2021, il loro numero è cresciuto del 5,7% (rispetto a giugno 2019 sono cresciute del 48,6%). La gran parte è localizzata nella provincia di Milano (2.737), che è prima nella classifica nazionale, seguita da Roma (1.599), Napoli (675) e Torino (532). Si tratta di imprese che operano soprattutto nei servizi avanzati – produzione di software e consulenza informatica; attività dei servizi d’informazione; ricerca scientifica e sviluppo; inoltre, sono di piccola dimensione (anche per limiti al fatturato imposti dalla legge per rimanere nel Registro) e sono solo società di capitali, principalmente Srl e Srl semplificate.

Buon andamento per il sistema imprenditoriale

Nei primi sei mesi del 2022 continua la performance positiva delle iscrizioni, che aumentano rispetto al primo semestre del 2021, sebbene in misura contenuta: sono 17.129 le nuove imprese nate al 30 giugno nei territori di Milano Monza Brianza lodi, cresciute dello 0,8% su base tendenziale (erano state 16.994 nei primi sei mesi del 2021). Cresce anche la mortalità, con 12.173 chiusure (+1,9%), che sta tornando lentamente ai livelli fisiologici dopo i cali anomali registrati nel primo semestre del 2021 e del 2020, a causa delle conseguenze del blocco delle attività economiche prodotto dalla crisi sanitaria; tuttavia, il numero delle cancellazioni rimane ancora inferiore al dato pre-Covid (nel I semestre 2019 erano state 14.781). Come già ipotizzato per i dati dell’anno, probabilmente ci sono ancora aziende che, seppur in crisi, ritardano la chiusura, soprattutto se in attesa dei ristori governativi per la forzata riduzione delle attività. Il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è stato positivo: +4.956 imprese (con il contributo determinante di Milano: +4.237 il suo saldo), risultato in lieve calo rispetto a quello registrato nel primo semestre del 2021, quando era stato di +5.050 unità. Conseguentemente, il tasso di crescita si conferma positivo (+1,05%, molto vicino all’1,08% del primo semestre 2021). Osserviamo, infine, che la natalità è praticamente tornata ai livelli pre-Covid: nel confronto tra il primo semestre del 2022 e il primo semestre del 2019 dobbiamo evidenziare una differenza negativa di sole 184 imprese (-1% in valori percentuali).

“Segnale di speranza per le sfide future” 

“Il sistema imprenditoriale della grande Milano, nonostante la crisi economica, la crisi geopolitica e la pandemia, sta reagendo bene e si conferma una delle aree più attive e resilienti d’Europa” ha detto Carlo Sangalli Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. “I settori trainanti sono soprattutto l’export, il manifatturiero, i servizi e il commercio online. Di particolare rilievo la performance delle imprese giovanili che tornano a crescere dopo otto anni. Un trend molto positivo che nasce dalla capacità di innovazione e formazione del nostro territorio e dalle politiche a favore della nuova imprenditorialità messe in campo dalle istituzioni e dalla Camera di commercio. Ma soprattutto rappresenta un forte segnale di speranza per le sfide future”.

Video e TV: tendenze e comportamenti  

Una ricerca focalizzata sui contenuti video e di pubblicità e sull’evoluzione delle esperienze e dei comportamenti dell’audience: The Future Viewing Experience di Kantar evidenzia infatti opportunità e challenge dei media owner, inserzionisti e agenzie oltre alle implicazioni in termini di audience measurement. Secondo la ricerca la smart TV ora è il principale canale di fruizione dei servizi streaming, e se il mobile è un mezzo consolidato e dominante per molte attività, quando si tratta di far uso di contenuti di lunga durata vengono prediletti device con uno schermo migliore. Inoltre, l’era degli apparecchi STB (set-top box) sta volgendo al termine, mentre si è ufficialmente aperta la battaglia tra le differenti connected TV (CTV), dispositivi che consentono alla tv di connettersi a Internet per visualizzare contenuti video in streaming. 

Si accende lo scontro tra i franchisee

Sempre secondo lo studio, il prossimo futuro verrà determinato da un’integrazione verticale significativa, considerando la ricerca dei media owner di controllare l’intera supply chain, dalla produzione di contenuti alla loro diffusione in casa. Questa tendenza potrebbe però portare a limitare i contenuti disponibili. Le aziende del settore media stanno cercando di ottenere un ritorno dai loro importanti investimenti promuovendo il franchising e capitalizzando fan base globali e locali. La globalizzazione, il desiderio da parte dell’audience, soprattutto i più giovani, di conoscere nuove culture e fruire di contenuti multimediali con sottotitoli inaugurano una nuova era in cui i contenuti locali possono diventare globali.

Gli apparecchi STB sono ormai caduti in disuso?

Dal momento che la ‘massa critica’ per un servizio globale non potrà essere raggiunta se non da alcuni selezionati operatori big, la produzione indipendente rimarrà fondamentale. Gli attori più piccoli del mercato troveranno utile collaborare con altri per competere efficacemente. Quanto agli apparecchi STB stanno cadendo in disuso. I servizi di streaming adottano un approccio più ispirato alle emittenti per quanto riguarda la messa in onda/streaming di contenuti originali di punta, contribuendo a stimolare l’interesse e a prolungare gli abbonamenti. Questa tendenza vede i servizi SVOD allontanarsi sempre più dalle strategie di rilascio ‘tutto in una volta’, e sta perfino portando a rivalutare il ruolo dei canali lineari per favorire la scoperta di contenuti.

SVOD e AVOD: il futuro sarà su due livelli differenti

Il mercato dei video sta entrando in una nuova era caratterizzata da modelli ibridi, con molti servizi SVOD e BVOD sia ‘ad-free’ sia ‘ad-supported’, riferisce Adnkronos. Tuttavia, la sfida da affrontare è di non cannibalizzare le offerte principali. Questo approccio porterà velocemente a un panorama pubblicitario su due livelli, in cui coloro che potranno permettersi ambienti ad-free diventeranno sempre più difficili da raggiungere. I progressi verso una vera e propria addressability sono stati più lenti del previsto e le attuali capacità e opportunità di distribuzione sono limitate. Tuttavia, la complessità del panorama mediatico video può essere affrontata in modo efficace grazie alle smart TV, che faranno progredire l’addressability, facilitando nuove forme di pubblicità. Alla base di queste tendenze vi è il valore attribuito alla misurazione dell’audience, destinata a evolversi in linea con i cambiamenti del mercato.

Cresce l’e-commerce B2b in Italia

La pandemia ha aumentato la consapevolezza delle imprese rispetto alla necessità di investire nel digitale per garantire continuità operativa e aumentare la competitività, ma resta ancora bassa la percentuale di imprese che punta in modo deciso sulla digitalizzazione delle relazioni B2b. Sette imprese italiane su dieci hanno intenzione di investire in questo ambito, ma appena il 17% investe una quota tra il 2%-5% del fatturato. Secondo la ricerca dell’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2021 l’e-commerce B2b ha raggiunto 453 miliardi di euro, pari al 21% delle transazioni B2b totali italiane. Dopo il 2020, l’indicatore riprende quindi a crescere in valore assoluto, e aumenta dell’1% la sua incidenza sul fatturato italiano complessivo.

Transazioni tramite Marketplace B2b: +50%

Rispetto al 2020 crescono del 50% le transazioni tramite Marketplace B2b, piattaforme in grado di allargare le relazioni all’intero ecosistema aziendale poiché includono in un unico spazio virtuale diverse tipologie di attori provenienti da differenti settori merceologici e geografie. I Portali B2b sono attivati dal 13% delle imprese, e da semplici siti per caricare documenti o fare data entry, sono diventati veri e propri ‘hub’ in cui far confluire tutti i documenti del ciclo esecutivo. L’EDI (Electronic Data Interchange) si conferma una tecnologia trainante per lo scambio strutturato delle informazioni in ambito B2b, anche se la sua crescita rallenta a causa dell’ingresso di altre soluzioni a supporto dei processi tra privati.

Blockchain: progetti avviati dal 14% delle aziende

In Italia l’utilizzo di blockchain e tecnologie a registro distribuito, è ancora sporadico. Solo il 4% delle aziende ha avviato progetti, tuttavia la creazione di ecosistemi B2b si sta strutturando anche sulla base di queste tecnologie. Circa il 14% delle aziende ha avviato progetti o ha intenzione di farlo entro il prossimo anno. I principali ambiti di applicazione sono: tracciabilità, scambio di documenti in formato digitale e gestione di dati interni. I driver che spingono verso l’adozione di questa tecnologia solo il miglioramento dell’efficacia del processo e dell’efficienza, risparmiando tempo e costi operativi. Questi ecosistemi sono al momento popolati principalmente da grandi aziende che stringono accordi con altri attori della filiera per progetti congiunti, guidati dall’esperienza di società di consulenza e fornitori tecnologici.

Migliorare la relazione con i clienti business e valorizzare i dati aziendali

Tra le tendenze a livello B2b si evidenzia una forte attenzione al miglioramento della relazione con il cliente business, e un sempre più alto interesse verso la valorizzazione dei dati aziendali. Questa esigenza però non si sta ancora tramutando in un’azione effettiva. Solo un’azienda su cinque ha attivato una collaborazione con i clienti attraverso lo scambio di informazioni strategiche, mentre gran parte delle aziende si limita a uno scambio di informazioni di natura tecnico-commerciale.
Un’immaturità che deriva da un percorso ancora in essere all’interno delle aziende, sia organizzativo sia tecnologico. Solo il 15% si è mosso in entrambe le direzioni, mostrando, almeno a livello teorico, una maturità superiore.

A maggio le domande dei mutui “giovani” salgono al 35,4%

Sono i giovani a sostenere l’intero comparto dei mutui. Un comparto che complessivamente risulta in flessione del -16,8% rispetto a maggio 2021, a causa del forte ridimensionamento delle surroghe dovuto al fisiologico esaurimento dei contratti in grado di trarre beneficio dalla rinegoziazione delle condizioni. Nel mese di maggio le richieste di mutui immobiliari da parte degli under 35 salgono al 35,4%. Ad aprile erano al 34,9% del totale. Quanto alle richieste di prestiti da parte delle famiglie, secondo l’analisi del Barometro CRIF basato sul Sistema di Informazioni Creditizie EURISC, nel complesso crescono del +23,3%. Nello specifico, le richieste di finanziamenti finalizzati all’acquisto di beni e servizi registrano un incremento del +23,8%, mentre i prestiti personali segnano un +22,4%.

Gen Z e Millennials fanno crescere la domanda digitale: +163%

“La domanda di mutui immobiliari risente complessivamente della frenata delle surroghe, che solo nei primi tre mesi dell’anno sono diminuite del 56% rispetto al corrispondente periodo del 2021 – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF -. Malgrado l’aumento dei tassi di interesse, a trainare il comparto rimangono le richieste dei giovani che si avvicinano per la prima volta all’acquisto di un immobile, agevolati dagli incentivi statali legati all’età e ai mutui green. I prestiti, invece, seppur in calo rispetto al picco di aprile, continuano a crescere in doppia cifra, spinti dalle richieste indirizzate verso le piattaforme di operatori del credito digitali”.
In particolare, a maggio, la domanda digitale segna un complessivo +163% rispetto allo stesso periodo del 2021, con la Generazione Z a +321%, i Baby Boomers +163% e i Millennials +154%. 

Aumentano l’importo medio e la durata

A maggio l’importo medio richiesto per i mutui si è attestato a 146.909 euro, in aumento del +5,6% rispetto al pari periodo 2021.  Al contempo, le famiglie continuano a privilegiare piani di rimborso maggiormente diluiti nel tempo. L’83,8% delle richieste prevede infatti una durata superiore ai 15 anni, con un valore della rata non eccessivamente impattante rispetto al reddito disponibile. Tanto che le richieste di mutui al di sotto dei 150.000 euro rappresentano il 66,7% del totale.

In calo l’importo medio dei prestiti personali e finalizzati

Per quanto riguarda l’importo medio dei prestiti richiesti, l’aggregato di prestiti personali e finalizzati nell’ultimo mese si è attestato a 8.949 euro, in calo del -5,5% rispetto a maggio 2021.
Più in particolare, cala maggiormente l’importo medio richiesto per i prestiti finalizzati, che scende a 6.379 euro (-11,5% rispetto alla corrispondente rilevazione del 2021), mentre per i prestiti personali il valore si attesta a 12.834 euro (-0,1%).

I musei e gli spazi culturali italiani puntano sulla digitalizzazione

Dopo gli stop imposti dalla pandemia e le varie limitazioni successive, anche gli spazi culturali hanno potuto tornare alla normale operatività. I numeri del 2021 riferiti dai musei, monumenti e aree archeologiche italiani testimoniano una decisa ripresa delle entrate da biglietteria (+36%), sebbene manchi ancora da recuperare un 35% rispetto al 2019. Anche per i teatri i numeri indicano una ripartenza (+23%), seppur meno decisa, anche a causa della minore possibilità di sfruttare il traino della stagione estiva. Sono solo alcuni dei dati contenuti nell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali condotto dalla School of Management del Politecnico di Milano.

L’innovazione digitale nei musei e nei teatri

Sul fronte dell’innovazione digitale a supporto dei processi nei musei e nei teatri, nell’ultimo anno i numeri sono rimasti stabili, mentre su quello della produzione e distribuzione di contenuti digitali si è assistito a una razionalizzazione. Gli strumenti digitali sono ormai un supporto importante ai processi gestionali nel settore della cultura. Qui i teatri presentano mediamente livelli leggermente più alti dei musei; l’acquisto online, ad esempio, è disponibile nel 78% dei teatri dotati di un sistema di biglietteria e incide sul totale delle entrate in maniera più significativa di quanto non avvenga nei musei. Dal sito diretto del teatro transita, infatti, mediamente l’11% dei ricavi e da altri intermediari online il 12% (nei musei le rispettive quote sono il 7% e il 4%). Guardando alle attività di marketing digitale, il 59% dei teatri fa advertising online o sui social, il 23% Search Engine Optimization, il 10% remarketing. Il 58% raccoglie dati in modalità digitale e il 14% ha investito in sistemi di cybersecurity e data protection. Su tutti questi ambiti si registrano percentuali inferiori di adozione da parte di musei, monumenti e aree archeologiche rispetto ai teatri.3
Gli indicatori su cui, invece, musei e teatri risultano allineati riguardano l’attenzione alla pianificazione strategica e la presenza di personale dedicato all’innovazione digitale. In entrambi i comparti, solo 1 istituzione culturale su 5 ha un piano strategico dedicato al digitale e 1 su 2 non ha nessuna risorsa dedicata al digitale.

Gli investimenti futuri

Infine, guardando agli investimenti futuri, per i musei si conferma prioritario lavorare su conservazione e digitalizzazione della collezione, che impegnerà il 28% delle risorse. Riprende centralità, grazie al ritorno dei flussi di visitatori in presenza, anche la digitalizzazione dei servizi di supporto alla visita in loco, per cui si stima verrà stanziato il 19% sul totale degli investimenti.
Per i teatri, invece, l’investimento in digitale si concentrerà nei prossimi due anni su marketing, comunicazione e customer care (40%) e su ticketing, gestione delle prenotazioni e controllo accessi (18%)

Lombardia, terziario: bene i servizi, un po’ meno il commercio

Il terziario ha due velocità in Lombardia: a dirlo sono i dati dell’indagine di Unioncamere sull’andamento del primo trimestre 2022. In particolare, l’analisi evidenzia variazioni del fatturato ancora positive su base annua per i due principali comparti del terziario lombardo. I Servizi segnano +20,8% sullo stesso trimestre del 2021 e il Commercio al dettaglio segna un buon +9,9%. I dati congiunturali – che confrontano la situazione dei primi tre mesi con i i livelli di fine 2021 – mettono però in luce un peggioramento della dinamica. Anche se i Servizi mostrano una variazione ancora positiva (+0,8%), questa è in rallentamento rispetto al ritmo di crescita che aveva caratterizzato i periodi precedenti, mentre il Commercio al dettaglio incrementa la tendenza negativa (-1,1%) che si era già manifestata nella seconda parte del 2021. Tuttavia, avverte l’indagine, va specificato che questo andamento incorpora la crescita significativa registrata nei prezzi, con i listini che rispetto al trimestre precedente crescono di oltre il 3% in entrambi i comparti. Nonostante questi elementi di criticità, i rischi legati alla situazione internazionale e le possibili ricadute sulla domanda interna di un elevato livello di inflazione, il clima di fiducia degli imprenditori mostra una sostanziale tenuta.

Benissimo il comparto alloggio e ristorazione

Per i Servizi l’incremento del fatturato su base annua è particolarmente marcato nelle attività di alloggio e ristorazione (+60,3%), in recupero rispetto ai livelli del 2021 che ricordiamo essere stati fortemente penalizzati dalle misure anti-Covid. Infatti la tendenza più recente evidenzia un calo congiunturale per questo settore. Prosegue la crescita per i servizi alle imprese (+11,2%) e soprattutto per il commercio all’ingrosso (+22,7%), comparti che si sono ampiamente riportati sopra i livelli pre-crisi. Significativo anche l’incremento su base annua dei servizi alle persone (+21%), che non hanno sino ad ora però colmato il divario rispetto al 2019.

Segnali più timidi dal commercio

Nel Commercio al dettaglio la crescita del fatturato su base annua è trainata soprattutto dai negozi non alimentari (+15,7%), anch’essi in sofferenza nel 2021 per via delle restrizioni Covid. Più ridotto l’incremento negli esercizi non specializzati (+4,2%), che comprendono minimarket e supermercati, ma il livello di fatturato risulta comunque più elevato rispetto ai valori pre-pandemia. Lievemente negativo infine il risultato per i negozi alimentari (-0,5%). Nel confronto con il trimestre precedente, tutti i settori evidenziano una tendenza al ribasso.
“Il 2022 si apre all’insegna dell’incertezza, in particolare nel commercio al dettaglio e nella filiera turistica, che risentono del peggioramento del clima di fiducia di famiglie e consumatori e questa purtroppo non è una sorpresa – ha commentato Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia – tuttavia gli imprenditori lombardi non si scoraggiano e rimangono fiduciosi sulla possibilità di riprendere rapidamente il sentiero di crescita”.

Cybersecurity, entro il 2022 servono 350mila professionisti

Una figura professionale necessaria e dal grande futuro occupazionale: è il Cybersecurity manager, che ha il compito di proteggere l’impresa dagli attacchi informatici. Ma secondo una ricerca, il 24% del nostro sistema produttivo ha difficoltà nel trovare questa competenza, ed entro quest’anno mancheranno 350mila professionisti.
“Non è allora un caso – spiega Ernesto Barbone, legale specializzato nella sicurezza informatica – che l’Università statale di Milano, nella sua facoltà di Giurisprudenza, ha dato vita a un master in Cybersecurity. Gli spazi sono enormi e vanno riempiti assolutamente”.

Competenze tecniche e normative

Il Cybersecurity manager unisce le competenze di compliance normativo (regolamento europeo protezione dati personali, diritto del lavoro, diritto commerciale e diritto penale) all’implementazione di misure di sicurezza idonee ad abbassare il rischio di possibili reati/incidenti all’interno della struttura.
“Si tratta di un elemento fondamentale, che permette di avere una visione legale sull’adeguamento tecnologico dell’azienda per far sì che la stessa non si veda danneggiata nella tenuta dei dati aziendali e nelle ripercussioni di bad reputation – continua Barbone -. La particolare conoscenza dei sistemi informativi dal punto di vista tecnico permettono di inquadrare lo scenario normativo a cui l’azienda va incontro, permettendo di implementare al meglio le contromisure legali idonee a scongiurare sanzioni o controlli”.

Un elemento in più: il PNRR

Ma ora c’è un elemento in più: il PNRR, che indica agli Stati membri di raccogliere categorie standardizzate di dati e informazioni, che consentano la prevenzione, l’individuazione e la repressione di gravi irregolarità, mediante un sistema di informazione e monitoraggio, estrazione di dati e valutazione del rischio reso disponibile dalla Commissione.
“Questo vuol dire – prosegue Barbone – che bisogna essere pronti a raccogliere la sfida e i relativi fondi messi a disposizione dall’Europa. Una sfida che per prima deve essere raccolta dalla Pubblica amministrazione, con i 623 milioni di euro messi a disposizione dal Piano. Soldi che serviranno a superare evidenti ritardi che l’Italia purtroppo lamenta”.

Un’inversione di tendenza necessaria

Secondo un report dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, l’impatto economico della pandemia ha costretto le imprese italiane a fronteggiare le aumentate sfide di sicurezza con budget ridotti: il 19% ha diminuito gli investimenti in cybersecurity e solo il 40% li ha aumentati. Ma per il 54% l’emergenza è stata un’occasione positiva per investire in tecnologie, e aumentare la sensibilità dei dipendenti riguardo alla sicurezza e alla protezione dei dati. Eppure il 59% delle Pmi afferma che l’uso di device personali e reti domestiche ha esposto le aziende a maggiori rischi di sicurezza, e per il 49% sono aumentati gli attacchi informatici, riporta Askanews. Insomma, “quando le aziende affermano che al loro interno hanno già un legale – sottolinea Barbone -, non hanno ancora compreso che le competenze di quest’ultimo non bastano”. 

Gamers, più “veri” nel metaverso che nella vita reale

I giocatori della Generazione Z trascorrono il doppio del tempo in compagnia degli amici nel metaverso rispetto alla vita reale, trascorrendo 12,2 ore a settimana impegnati ai videogiochi contro 6,6 ore a uscire con gli amici di persona. Questi giocatori non vedono solo il loro tempo nel metaverso come pura evasione, ma anche come un’estensione della vita reale: il 52% dei gamers della Gen Z afferma che vorrebbe provare a guadagnare nel metaverso, mentre il 33% di loro vorrebbe sperimentare la costruzione di una carriera lì. Lo rivela “The Metaverse: A View from Inside”, lo studio di Razorfish condotto con VICE Media Group. I giocatori della Generazione Z acquistano oggetti nel metaverso nello stesso modo in cui lo fanno nella vita reale. Nei prossimi cinque anni, il 20% dei budget “leisure” dei giocatori della Generazione Z (cioè denaro speso per l’intrattenimento o il tempo libero) andrà agli acquisti in-game, con una spesa media di 50 dollari all’anno. Inoltre, sono ben disposti verso i brand: il 33% dei giocatori della Generazione Z vorrebbe che i marchi fornissero negozi virtuali per la navigazione e l’acquisto di prodotti nel metaverso, mentre il 30% vorrebbe che i marchi vendessero skin e abbigliamento per i propri avatar. Spiega Nicolas Chidiac, responsabile della brand strategy di Razorfish: “I giocatori della Generazione Z vedono il metaverso come un luogo sicuro in cui esprimersi liberamente, sperimentare identità, stabilire amicizie e infine creare un mondo in cui vogliono vivere. È importante che i marchi non respingano il metaverso come una moda passeggera, ma che lo considerino come un cambio di paradigma che è appena iniziato”

Per i giovani è già realtà

Il “metaverso” è emerso rapidamente come una delle prime parole di tendenza del 2022. Ma la Gen Z sta già crescendo con esso, lo vive come una realtà, in particolare i gamers. In effetti, il 57% dei giocatori della Generazione Z sente di essere in grado di esprimersi in modo più aperto agli altri in un gioco rispetto alla vita reale. Il metaverso influisce sul modo in cui i giocatori della Generazione Z pensano, socializzano e consumano ogni giorno.

Uno spazio per esplorare la propria identità

Tra i risultati più significativi dello studio, spicca il fatto che il metaverso offre ai giocatori lo spazio per esplorare la propria identità, nel senso che il 45% dei gamers afferma che “la mia identità in un gioco è l’espressione più vera di chi sono”. Interessante è anche l’aspetto distensivo di questa esperienza: il 77% dei giocatori della Gen Z afferma che il motivo principale del giocare è alleviare lo stress e l’ansia.

Caffè: anno record per la bevanda che non conosce crisi

Nel 2021 il commercio mondiale di prodotti della filiera caffè ha mostrato dinamiche decisamente positive: +13,6% nei valori in euro per le macchine da caffè espresso, +13,1% per il caffè decaffeinato o torrefatto e +8,8% per il caffè in grani non torrefatto. Complessivamente, il valore degli scambi mondiali dei tre settori ha raggiunto 34,5 miliardi di euro, e nel triennio 2022-2025, secondo i dati elaborati da HostMilano, ci si attende un tasso annuo di crescita del +5,6%, fino a sfiorare i 43 miliardi di euro. Quanto ai mercati mondiali, Stati Uniti (22,4%) e Germania (14,2%) nel 2021rappresentano le principali destinazioni in termini di vendite, precedendo Italia (6,4%), Giappone (5,1%), Belgio (4,2%) e Svizzera (3,8%).

Brasile principale esportatore

I principali esportatori? Al primo posto il Brasile, con una quota del 27,6%, davanti a Colombia (13,9%), Vietnam (9,9%), Honduras (5,4%), Guatemala (3,6%), Etiopia e Belgio (entrambi 3,5%).
Le esportazioni italiane di prodotti della filiera caffè hanno toccato nel 2021 un nuovo massimo, 2,6 miliardi di euro (+14%). In particolare, crescite rilevanti per l’export italiano di caffè decaffeinato o torrefatto (+14,1%) e di macchine da caffè espresso (+14,3%). Entro il 2025 si attende una crescita delle esportazioni italiane di prodotti della filiera del +5,5%, per un valore complessivo dell’export di quasi 3,3 miliardi di euro. 

Nel 2021 importazioni per 1.450 milioni di euro

Le importazioni italiane di prodotti della filiera hanno toccato nel 2021 un valore di 1.450 milioni di euro, +6% rispetto al 2020: il punto di massimo assoluto nell’esperienza storica dei prodotti della filiera. La componente più rilevante in termini di valori di importazioni italiane riguarda il caffè in grani, che rappresenta oltre il 77% dell’import italiano complessivo della filiera.

Nuove formule di consumo: il caso Gen Z

Probabilmente è iniziato tutto con il Dalgona coffee, una ricetta nata in Corea durante la pandemia che consiste in una schiuma montata e densa di caffè istantaneo e zucchero posizionata sopra al latte. Da lì il caffè ha conquistato TikTok, il social dei Gen Z. Sono seguiti il Proffee (unione di caffè e bevanda proteica), e tutta una schiera di drink a base di caffè. L’ultimo sondaggio National Coffee Drinking Trends della NCA (National Coffee Association statunitense) evidenzia come il 46% dei giovani americani tra i 18 e i 24 anni beve caffè regolarmente, mettendo in luce la crescente popolarità del caffè freddo, ghiacciato e congelato, specie in questa fascia di consumatori. E da un sondaggio dell’Università di Foggia del 2020 emerge che il 76% dei giovani ha l’abitudine di bere bevande alla caffeina ogni giorno: nove su dieci la assumono attraverso il caffè.

Bando Nuova Impresa: 9,9 milioni di euro per rilanciare l’economia lombarda

Grazie al rifinanziamento del bando Nuova Impresa di Regione Lombardia, gestito dalle Camere di Commercio lombarde, per le imprese e i professionisti di nuova costituzione ci sono importanti novità. Salgono a 9,9 milioni gli euro a disposizione delle imprese, e dal 4 aprile possono presentare la domanda anche i lavoratori autonomi, le partite IVA, nuove aziende e professionisti. Regione Lombardia e il Sistema Camerale lombardo promuovono infatti la nuova edizione del bando Nuova Impresa per sostenere l’avvio di nuove imprese lombarde e l’autoimprenditorialità. E rilanciare l’economia lombarda anche per il 2022.

Al contributo possono accedere anche lavoratori autonomi con partita IVA

Il bando mette quindi a disposizione quasi 10 milioni di euro per cofinanziare le spese per la costituzione e l’avvio di nuove imprese e partite IVA, acquistare beni strumentali, software e hardware, coprire canoni di locazione e coprire le spese generali e di comunicazione. Il contributo a fondo perduto è del 50% delle spese ammissibili, fino a un massimo erogabile di 10.000 euro, per spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2022.
Le tipologie di nuove aziende ammissibili comprende ora anche i lavoratori autonomi con partita IVA individuale, oltre alle micro, Piccole e medie imprese lombarde del settore commercio, terziario, manifatturiero, e le imprese artigiane dei medesimi settori costituite a partire dal 1° gennaio di quest’anno, e che lo faranno anche nei prossimi 12 mesi.

“La Regione sostiene chiunque decida di aprire una nuova attività”
“Abbiamo deciso di strutturare questa misura dedicata ai lombardi che vogliono intraprendere una nuova sfida imprenditoriale – ha affermato l’assessore allo sviluppo economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi -. La Regione sostiene e continuerà a sostenere chiunque decida di aprire una nuova attività in Lombardia sin dall’inizio della propria sfida. Vogliamo continuare a essere la casa delle idee”.
Secondo il Presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio  “Continua l’impegno congiunto di Regione e Camere di Commercio lombarde per favorire la creazione di nuove imprese e sostenerne la vitalità. Questo strumento di sostegno proseguirà fino ai primi mesi dell’anno prossimo così da incoraggiare adeguatamente anche le future iniziative imprenditoriali nella nostra regione”.

La domanda può essere presentata esclusivamente in modalità telematica

Le domande possono essere presentate esclusivamente in modalità telematica con firma digitale dalle ore 14.00 del 4 aprile fino alle ore 12.00 del 31 marzo 2023, tramite il sito webtelemaco.infocamere.it. Il testo completo del bando e le istruzioni per profilarsi e compilare la domanda sono disponibili sul sito di Unioncamere Lombardia.