Copyright: se un’opera è creata dall’AI chi sono i diritti?

Chi è l’autore dell’opera generata da una AI? Si possono usare contenuti protetti da diritto d’autore per alimentare i sistemi AI? La capacità dei modelli di AI generativa di ‘digerire’ migliaia di testi o immagini per poi ‘produrre’ contenuti dotati di creatività porta a interrogarsi sulla possibilità di tutelare l’output di tali modelli ricorrendo al diritto d’autore. 
“Sia la UE sia la maggior parte delle nazioni nel mondo, hanno assunto la posizione secondo cui i modelli di AI non possono essere qualificati come autori di un’opera – dichiara Lydia Mendola, partner dello Studio legale Portolano Cavallo di Roma -, e quindi il contenuto prodotto da un modello di AI generativa non può essere considerato un’opera protetta da copyright”.

Il ‘fair use’ legittima l’attività di raccolta massiva di contenuti digitali

“Quindi, in assenza di apporto creativo di un essere umano, c’è la possibilità che le opere generate dall’AI diventino di pubblico dominio. L’autore dovrà così dimostrare come il modello di AI abbia rappresentato un momento o uno strumento all’interno di un processo creativo più complesso”, aggiunge Mendola.
Negli Stati Uniti la dottrina del ‘fair use’ è invocata per legittimare l’attività di raccolta massiva di contenuti digitali, ovvero legittimare l’uso di materiale eventualmente protetto dal diritto d’autore altrui in assenza di autorizzazioni da parte del titolare del copyright. Questa dottrina non trova, però, immediata e diretta applicazione nell’ordinamento italiano o europeo.

Spetta ai titolari dei diritti di esclusiva attivarsi per proteggere le proprie opere

Con l’introduzione dell’eccezione Test and Data mining contenuta nella Direttiva su diritto d’autore e diritti connessi nel mercato unico digitale, sono i titolari dei diritti di esclusiva che si devono attivare per proteggere le proprie opere, e fare in modo che non siano oggetto di attività di estrazione massiva di dati. Ma se l’acquisizione dei dati coperti da copyright avviene legittimamente, anche l’opera generata dal modello di AI sarebbe lecita?
“Se il modello viene addestrato su milioni di immagini e utilizzato per generare nuove immagini, è estremamente improbabile che ciò costituisca una violazione del copyright in quanto il risultato finale sarà molto diverso dalle opere originali”, spiega Mendola.

Chi è responsabile di un plagio evolutivo?

“Se come modello si utilizzassero immagini di uno specifico artista, con l’obiettivo di generare lavori confondibili con una sua opera originale, l’artista in questione potrebbe opporsi alla circolazione e sfruttamento della nuova opera generata dal modello di AI, anche laddove non abbia espresso a monte alcuna riserva rispetto allo scraping dei suoi contenuti – puntualizza Mendola -. Potrebbe, ad esempio, lamentare la sussistenza di un plagio evolutivo, che ricorre quando l’opera originaria è comunque riconoscibile nella nuova opera. Ma chi è il responsabile del possibile plagio? Il modello di AI generativa, il suo programmatore, l’azienda che possiede la relativa piattaforma, o l’utente che ha interrogato il modello di AI per ottenere l’opera plagiaria?” 
La risposta non è univoca: è necessario indagare gli step del processo creativo che ha portato alla produzione di un certo contenuto.

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