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Emergenza casa: mutui e affitti sono insostenibili per le famiglie italiane

Nonostante nel 2023 il clima di fiducia delle famiglie italiane abbia recepito i segnali positivi provenienti dall’aumento della produzione industriale e dagli interventi di sostegno varati dal Governo, per quasi la metà dei nuclei familiari le disponibilità economiche sono appena sufficienti a far fronte alle spese primarie. In questo scenario, l’acquisto della casa è diventato un miraggio per una crescente porzione di italiani. L’inflazione duratura e la parallela erosione dei risparmi ha ridotto le possibilità di un acquisto impegnativo come quello di un’abitazione. Sono alcune evidenze emerse da Sguardi familiari sull’Abitare 2023, l’analisi presentata da Nomisma all’interno del 16° Rapporto sulla Finanza per l’Abitare.

Cala la propensione all’acquisto

L’indagine considera due tipologie di nuclei familiari per i quali la casa è una priorità assoluta: le famiglie-mono, persone sole con meno di 45 anni oppure di età compresa tra 45-69 anni, 70 anni o più, o genitori soli con figli, e le famiglie-pluri, ovvero con figli minori, con persone non autosufficienti, e nuclei numerosi.  Tra le famiglie numerose, una su 5 non ha i requisiti per l’accesso al credito, valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione. Percentuali più alte rispetto alla media si registrano anche per le famiglie con figli minori (13,1%) e persone sole under45 (10,7%).  Questo spiega la flessione della propensione all’acquisto di abitazioni, che coinvolge il 12% delle famiglie rispetto al 13,3% nel 2022. Inoltre, l’indagine evidenzia anche la minore propensione a ricorrere a un mutuo, passata dall’83% nel 2022 al 78% nel 2023.

Aumentano i canoni di locazione

Poiché il sistema Paese non è riuscito a programmare un’offerta adeguata per far fronte a una maggiore e più attenta richiesta abitativa, specialmente in termini di social housing, molte famiglie restano intrappolate nell’affitto e condizionate dall’aumento dei canoni di locazione. Che, specie nelle grandi città, hanno raggiunto livelli non facilmente sostenibili rispetto alla capacità reddituale delle famiglie.  La quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi di incontrare difficoltà nel pagamento del canone di locazione si è ampliata dal 31,4% al 34,8%.

Più affitti brevi meno tradizionali

Proprio i maggiori rischi di insolvenza e le logiche di mercato, condizionate anche dal fenomeno degli affitti brevi, stanno inducendo sempre più proprietari a una minore propensione verso la locazione tradizionale. Nell’ultimo anno la quota di chi prevede di dare in locazione le proprie abitazioni con affitti a medio termine è passata dal 17,7% al 10,5%, allineandosi alla componente rivolta agli affitti brevi (10,2%). L’indagine conferma quindi due diverse componenti: in 1 caso su 3 l’affitto è una scelta motivata da esigenze familiari e lavorative, mentre la maggioranza delle famiglie considera l’affitto una soluzione temporanea o obbligata, perché al momento non sussistono le condizioni economiche per un acquisto. Per quanto riguarda le intenzioni ad affittare un’abitazione, sono principalmente le persone sole sotto i 45 anni quelle caratterizzate da elevato interesse, affiancate dalle famiglie ‘sandwich’ e da quelle numerose.

Situazione economica: nel 2023 peggiora il giudizio delle imprese 

La conferma arriva dall’indagine della Banca d’Italia condotta tra il 22 maggio e il 12 giugno: nel secondo trimestre 2023 i giudizi sulla situazione economica delle imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti complessivamente restano sfavorevoli. I principali fattori che frenano le prospettive di crescita continuano a essere l’incertezza economica e politica, e seppur in misura nettamente minore rispetto al 2022, l’andamento del prezzo del petrolio. Nel secondo trimestre dell’anno si sta verificando un generale deterioramento delle valutazioni nell’industria, a fronte di una tenuta nei servizi e di un lieve miglioramento nelle costruzioni. Così anche nel terzo trimestre, dove il divario tra le attese di miglioramento e di peggioramento delle condizioni operative diviene più negativo per le imprese dell’industria e torna positivo nei servizi e nelle costruzioni.

Si indebolisce l’impulso proveniente dalla domanda

Si indebolisce inoltre l’impulso proveniente dalla domanda, che aveva sostenuto l’attività nel primo trimestre. Anche in questo caso, il peggioramento si concentra nel comparto dell’industria, a fronte della stabilità nei servizi e dell’ulteriore rafforzamento nelle costruzioni. Sviluppi analoghi hanno segnato i giudizi sulla domanda estera.
Le attese sulla domanda totale e su quella estera nel terzo trimestre, riporta Italpress, sono però favorevoli, seppure meno positive che nel trimestre precedente.
Quasi la metà delle imprese attive nel comparto residenziale dichiara poi che una parte dei propri lavori ha beneficiato delle agevolazioni connesse al Superbonus (51% nella scorsa rilevazione).
E la quota di imprese che giudica invariate le condizioni di accesso al credito aumenta al 78,4% dal 76,6% nel trimestre precedente, riflettendo principalmente il calo della quota di chi le considera in peggioramento.

Peggiora il giudizio sulle condizioni per investire

La posizione complessiva di liquidità nei successivi tre mesi continua a essere ritenuta almeno sufficiente da poco più del 90% delle aziende. Tuttavia peggiora il giudizio sulle condizioni per investire.
Nel complesso, la quota delle imprese che si attendono una maggiore spesa per investimenti nell’anno in corso rispetto al precedente supera del 16,5% quella di coloro che ne prevedono una riduzione, in linea con la precedente rilevazione. Anche il saldo fra la quota di aziende che intendono espandere il numero di addetti e quella di chi prevede di ridurlo rimane positivo e invariato rispetto alla precedente rilevazione. Fra i diversi settori, le prospettive risultano più favorevoli per le aziende con almeno 1.000 addetti, per quelle localizzate al Centro Italia, nel comparto dei servizi e delle costruzioni.

Scendono le aspettative sull’inflazione al consumo, ma restano su valori elevati

Nel secondo trimestre si riduce poi lievemente la quota di imprese che ha riscontrato difficoltà legate ai prezzi dei beni energetici (47%, 52% nel primo trimestre). Per circa due terzi delle imprese tali ostacoli, inoltre, sono stati minori rispetto al trimestre precedente. E sostanzialmente risulta dimezzata rispetto alla rilevazione precedente (da 39% a 20%) la quota di imprese che ritiene che i prezzi dell’energia influenzeranno al rialzo i prezzi praticati nei prossimi tre mesi. Quanto alle aspettative sull’inflazione al consumo risultano ulteriormente scese su tutti gli orizzonti di previsione, pur restando su valori storicamente elevati.

Aumentano le frodi creditizie: 132 milioni di danni nel 2022 

Codice fiscale apparentemente regolare ma inesistente, carta di identità, patente: sono i documenti identificativi utilizzati dai criminali per mettere a segno le frodi creditizie al fine di ottenere credito o acquisire beni. Le frodi realizzate tramite furto d’identità e utilizzo illecito dei dati personali e finanziari continuano ad avere un peso significativo sul credito. In particolare, sul credito al consumo.
Secondo l’Osservatorio sulle Frodi Creditizie e i furti di identità realizzato da CRIF-MisterCredit, nel 2022 il numero di frodi in Italia è cresciuto del 19,9%, superando i 34.300 casi, per un valore economico generale cresciuto del 6,3%. Complessivamente, il danno stimato raggiunge 132 milioni di euro. Al numero maggiore di casi corrisponde però una diminuzione dell’importo medio frodato, che si attesta a 3.850 euro (-11,3% rispetto al 2021).

I criminali si concentrano su importi ridotti

Le organizzazioni criminali continuano a spostare l’interesse soprattutto sugli importi più bassi. Nel 2022, i casi di frode con un importo inferiore a 1.500 euro rappresentano la maggioranza dei casi, con il 38,8% del totale, in aumento del +46% rispetto al 2021. Un trend che si va consolidando, visto che nel 2021 l’aumento era già stato del +52% rispetto al 2020.
Di contro, si registra un notevole decremento dei casi di frode con importi nella fascia 5.000-10.000 euro, che passano dal 14% al 7,5% del totale (-46,2%). Diminuiscono notevolmente anche i casi con importo superiore a 10.000 euro, -30,4% sul totale rispetto al 2021.

L’attenzione si sposta sulle carte di credito

Tra le forme tecniche di credito in cui avvengono il maggior numero di casi fraudolenti, i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (auto, moto, articoli di arredamento, elettronica ed elettrodomestici), restano sempre la tipologia di finanziamento più colpita.
Nel 2022 questi casi rappresentano il 38,4% del totale. Si contraggono fortemente i casi sui prestiti personali (-40,7%), rappresentando nel 2022 il 13,4% del totale. Ma l’attenzione dei truffatori sembra spostarsi sempre più anche verso le carte di credito (+31,5%). Crescono poi i casi di frode sulla rateizzazione di acquisti e-commerce, le cosiddette formule Buy now, pay later, anche se ricoprono ancora una fetta residuale sul totale (1,3%).

Gli under 30 restano i più colpiti

La grande maggioranza dei casi ha per oggetto l’acquisto di elettrodomestici (31,1%), seguiti da auto-moto (8,7%), elettronica (6,3%), arredamento (5,0%) e immobili/ristrutturazione (5,6%), che insieme alle spese per la casa raggiunge il 10,6%.
Gli under 30 restano la fascia maggiormente colpita, con il 22,9% sul totale delle vittime. La fascia anagrafica in cui si rileva il maggior incremento percentuale è quella dei 51-60 anni (+6,6%), mentre diminuiscono le frodi tra i 31-40 anni (-5,5%).  La maggiore incidenza è in Campania, Sicilia, Lombardia e Puglia. Rispetto al 2021, la Sicilia cresce del +4,5%, mentre la Puglia registra un aumento del +8,1%. Dove si registra il maggior incremento rispetto al 2021 è il Trentino-Alto Adige (+17,9%), seppure la quota sul totale si mantiene limitata (0,7%).

Arredo: nel 2023 sale a 560 miliardi di euro 

Nel segmento dell’arredo l’Italia è riuscita ad arrivare prima di altri competitor in alcuni mercati in forte sviluppo, divenendo la punta di diamante di un mercato globale che nel 2022 supera 50 miliardi di euro. Nel ranking mondiale 2022, l’Italia (4,5%), supera la Germania (4,3%) e si colloca al terzo posto per fatturato, dopo Cina (37,1%) e Stati Uniti (13,6%). Nel 2023 la crescita stimata per le imprese italiane dell’arredo è pari al +5%, corrispondente a 560 miliardi di euro.Una crescita più contenuta rispetto all’aumento registrato nel 2022 (+12%), ma le previsioni di lungo periodo porterebbero la produzione a 690 miliardi di euro nel 2027.
Emerge dal Report sull’arredo per la casa, l’ufficio e gli spazi per la collettività, condotto dall’Area Studi Mediobanca.

Aumentano le vendite, soprattutto sul mercato estero 

L’Italia è il secondo esportatore di arredo dell’UE-27 e il quarto nel panorama mondiale, dopo Polonia, Vietnam e Cina.
L’UE-27 costituisce il principale sbocco commerciale, rappresentando il 45,9% delle esportazioni italiane di arredo, seguito dall’Europa non UE (16,4%). 
E il trend di crescita delle vendite sembra proseguire anche nel 2022, con un aumento del fatturato nominale pari al 18%, più marcato sul mercato estero (+20%), meno su quello interno (+16%).
Nonostante le incertezze dovute al contesto geopolitico e alla spinta inflazionistica, il 57% delle aziende prevede un incremento di fatturato ed esportazioni anche nel 2023, sebbene più contenuto rispetto ai due anni precedenti. Per fronteggiare i rischi di rottura delle catene di fornitura, il 58,3% ha in agenda l’aumento o la diversificazione dei fornitori la loro prossimità nazionale (41,7%) o addirittura locale (37,5%).

Prodotti più innovativi, riciclabili e longevi

Tra gli asset ritenuti strategici per lo sviluppo futuro, il capitale umano rappresenta l’elemento centrale su cui focalizzare i maggiori sforzi (23,7%), seguito dai patrimoni tecnico e conoscitivo (19,6%), finanziario (19%), e dal capitale organizzativo (18,1%).  Inoltre, nell’agenda del comparto italiano dell’arredo la salvaguardia dell’ambiente è un tema prioritario. Le aziende infatti si stanno sempre più orientando su prodotti innovativi, atossici, riciclabili, certificati e smaltibili in sicurezza.
Ed è evidente la tendenza verso un allungamento della vita utile del mobilio, oltre a una maggiore disponibilità nell’assistenza after-sale in termini di manutenzione e fornitura di parti di ricambio da parte dei produttori.

Verso l’indipendenza dalle forniture straniere

Le imprese del comparto hanno in agenda alcune tematiche non procrastinabili, come l’invecchiamento della forza lavoro, combinato alle difficoltà nell’individuare nuovo personale qualificato. Un’altra criticità è rappresentata dalla dipendenza dalle forniture straniere a condizioni economiche meno vantaggiose. Nel 2022 il nostro Paese ha importato più legno a costi più elevati, e nonostante ora i prezzi siano più contenuti, l’adozione di un’adeguata politica forestale che renda l’Italia autonoma nell’approvvigionamento di legname rimane un tema prioritario.
È poi necessario sviluppare il canale delle vendite online, strategico per penetrare soprattutto i mercati esteri. Nel 2022 il valore degli acquisti di arredo tramite e-commerce supera 3,5 miliardi di euro. Un incremento significativo, considerando che nel 2017 il valore era pari a poco meno di un miliardo.

Plastica, l’inquinamento ha superato il “limite planetario”

L’allarme relativo alla presenza diffusa della plastica nell’ambiente è sempre più preoccupante. Questo materiale, prodotto dall’uomo, si trova ovunque nel mondo: nel suolo, nei fiumi, nell’aria e persino nel cibo. Nonostante i benefici che la plastica apporta all’umanità, il suo impatto sulla natura e sulla salute di tutti gli esseri viventi è sempre più devastante, con danni spesso irreversibili. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il WWF ha pubblicato un nuovo rapporto, intitolato “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire”. Contestualmente, ha invitato il governo a superare il semplice riciclaggio degli imballaggi, estendendo la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica ad uso comune al fine di promuovere l’economia circolare come valore condiviso.

E’ il momento di agire

La gestione della plastica deve diventare più efficace, efficiente e coordinata, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti: istituzioni, aziende, persone e comunità. È necessario agire in tutte le fasi, dalla produzione all’utilizzo fino allo smaltimento della plastica. Secondo il rapporto, l’Italia si classifica tra i peggiori Paesi inquinanti che si affacciano sul Mediterraneo, essendo il secondo maggior produttore di rifiuti plastici in Europa. Il WWF ritiene che non sia più sostenibile limitarsi al riciclaggio degli imballaggi e chiede al governo di estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica ad uso comune, in modo che possano essere trasformati in nuovi oggetti, promuovendo così l’economia circolare.

Danni in ogni fase del ciclo di vita della plastica

I danni causati dalla plastica sono numerosi e significativi in ogni fase del suo ciclo di vita, dalla produzione all’utilizzo fino allo smaltimento. Nonostante una produzione in costante aumento, lo smaltimento della plastica rimane ancora altamente inefficiente e inefficace, con tassi di riciclo inferiori al 10% a livello globale. Di conseguenza, ogni anno fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli ambienti marini e terrestri, la maggior parte dei quali di plastica monouso. Inoltre, la produzione di plastica oggi contribuisce al 3,7% delle emissioni globali di gas serra, e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060 se non si adottano misure adeguate. La plastica ha provocato una contaminazione globale, diffusa e persistente in tutti gli ambienti naturali, come i mari, i fiumi, i laghi, la terra e l’aria. L’inquinamento da plastica ha superato il “limite planetario” oltre il quale gli ecosistemi non sono più in grado di garantire condizioni favorevoli alla vita, come afferma il rapporto del WWF.

Serve un approccio multilivello

È evidente che è necessario adottare un approccio multilivello e coinvolgere tutti gli attori coinvolti per invertire la rotta. Bisogna agire immediatamente sulla prevenzione, il riuso e il riciclo, che sono i primi tre livelli della gerarchia dei rifiuti. È fondamentale ridurre la produzione e l’uso della plastica non necessaria e dannosa, promuovere il riutilizzo e la riparazione dei prodotti in plastica attraverso l’innovazione, ed estendere la raccolta differenziata a tutti i settori produttivi, non solo gli imballaggi, al fine di aumentare le tipologie di oggetti riciclabili.Per porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040, è urgente che le nazioni del mondo adottino un Trattato globale sulla plastica, come richiesto nella risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente del marzo 2022. I danni ambientali causati dalla plastica e dalle sostanze chimiche ad essa associate sono di portata globale e superano i confini nazionali, influenzando la salute del pianeta e delle persone in tutto il mondo.

Bonus famiglia: le agevolazioni approvate o confermate nel 2023

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto una serie di misure dedicate alle famiglie che si aggiungono a quelle già in vigore o ai sussidi riconfermati con modifiche. Con il termine ‘bonus famiglia 2023’ si intendono tutte le agevolazioni legate alla conciliazione vita-lavoro, ai sostegni economici alla genitorialità e alle agevolazioni rivolte ai nuclei familiari. E con i nuovi Servizi Proattivi di Inps si viene contattati direttamente via email quando sono in arrivo nuovi Bonus in linea con il proprio ISEE. Alcuni Bonus sono nuovi, altri, come l’Assegno Moglie a Carico, il Bonus Asilo Nido, e l’Assegno Unico Figlio, sono una conferma di quelli già presenti lo scorso anno.

Carta Acquisti, Bonus 200 euro, Bonus Bollette, Spese veterinarie detraibili 

La Carta Acquisti, detta anche Carta Risparmio Spesa, aiuta le famiglie in difficoltà economica a fare la spesa nei supermercati aderenti al programma, e consiste in una carta prepagata utilizzabile presso i supermercati convenzionati.  Il Bonus 200 euro è invece un contributo economico destinato a lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati e disoccupati con reddito non superiore a 40.000 euro annui lordi, mentre per accedere al Bonus Bollette è richiesto un ISEE massimo di 15mila euro, o non superiore a 20.000 euro se il nucleo ha almeno 4 figli a carico o se titolare di Reddito di Cittadinanza o Pensione di Cittadinanza. Le spese veterinarie detraibili sono invece un’agevolazione fiscale per le famiglie che hanno sostenuto spese per il veterinario o l’acquisto di farmaci per animali domestici.

Bonus Trasporti, Bonus Patente, Bonus Psicologo, Bonus Vacanze

Oltre ai Bonus già citati, il Governo prevede altre misure di sostegno, come il Bonus Trasporti, che prevede un rimborso del 30% della spesa sostenuta per l’acquisto di abbonamenti annui o stagionali dei servizi di trasporto pubblico locale, o il Bonus Patente, rivolto ai giovani autisti per l’autotrasporto, gestita dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma c’è anche il Bonus Psicologo, destinato a chi vive una condizione di ansia, stress, depressione e fragilità psicologica a causa della pandemia e ha un ISEE non superiore a 50.000 euro, o il Bonus Vacanze, una misura che consente a pensionati e famiglie con disabili di ottenere un contributo economico per soggiorni in Italia effettuati tra il 1° luglio 2023 e il 31 ottobre 2023. 

I Bonus Casa


Oltre alle misure più dirette al sostegno economico, il Governo riconferma o introduce anche vari bonus dedicati alla casa. In particolare, il Bonus Ristrutturazioni, prorogato e ampliato, che permette ai contribuenti di detrarre il 50% delle spese sostenute per lavori di ristrutturazione, il Bonus Tende da Sole, introdotto nel 2023 per l’installazione di dispositivi fotoprotettivi, il Bonus Condizionatori, che rientra nel pacchetto di incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici, il Bonus Verde, un’agevolazione fiscale disponibile per chi desidera migliorare il proprio giardino o balcone, e il Bonus Mobili, una detrazione per gli acquisti di mobili o grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+.

Design Week 2023: sostenibilità e qualità al centro di arredo e progettazione

Dal 17 al 23 aprile 2023 è tornata a Milano la Design Week 2023, la settimana interamente dedicata al settore del design, dall’arredo al progetto. L’evento fieristico del Salone del Mobile, ospitato negli spazi di Rho Fiera Milano, è stato accompagnato dai consueti eventi del Fuorisalone, che hanno animato i diversi design district della città. Una 61esima edizione che quest’anno si è presentata con una veste completamente rinnovata, con l’obiettivo di rispondere alle sfide con cui oggi deve misurarsi il comparto del design. Grande attenzione alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale ed economica, quindi, vengono confermate in tutte le fasi di questa edizione 2023.

Un prodotto sostenibile è considerato migliore

Dall’indagine svolta da Ipsos e Symbola emerge come per il 56,5% degli intervistati la qualità rappresenti il driver principale della sostenibilità. La qualità è legata infatti alla convinzione che un prodotto sostenibile sia significativamente migliore rispetto agli altri, e che l’azienda sostenibile sia più affidabile, degna di fiducia, e ‘prenda le cose’ più seriamente. La maggiore enfasi posta al concetto di qualità rappresenta una vera e propria svolta culturale, e porta con sé molte implicazioni di grande interesse, poiché sempre più spesso la sostenibilità è associata al benessere individuale, economico e sociale, e non solo a quello ambientale.

Funzionalità, innovazione e principi etici

L’indagine Ipsos-Symbola spiega come la sostenibilità sia sinonimo di qualità quando coniuga la funzionalità del prodotto, la presenza di certificazioni ambientali, l’innovazione e i principi etici dell’impresa. Per quanto riguarda il settore dell’arredamento, la qualità rappresenta un aspetto decisamente importante nella scelta di un prodotto: oltre il 70% degli intervistati è disposto a pagare di più per un mobile di qualità superiore. E in tutto ciò la sostenibilità ha un peso rilevante, in quanto incide su questa scelta per il 42% del campione.

Durare nel tempo, essere prodotto in Italia, dimostrare l’impegno per l’ambiente

Ma come si declina il concetto di qualità nel settore del design? Un mobile di qualità deve soprattutto durare nel tempo, essere prodotto in Italia, ma anche dimostrare l’impegno per l’ambiente, quindi, riducendo le emissioni di CO2, l’uso di sostanze chimiche, e al contempo, evitando lo spreco di risorse. Per risultare davvero sostenibile il settore dell’arredamento deve anche prestare attenzione a determinati aspetti della filiera, in particolare, quelli legati all’economia circolare. Ovvero, la produzione e la lavorazione delle materie prime e lo smaltimento del prodotto a fine utilizzo e dei prodotti complementari/usurabili. Altri aspetti legati al trasporto, alla produzione e al confezionamento, dagli intervistati risultano meno considerati.

Mutui: famiglie italiane in difficoltà

Secondo l’Osservatorio SalvaLaTuaCasa, realizzato da Nomisma per Esdebitami Retake, in Italia una famiglia su 4 teme di avere difficoltà a pagare le prossime rate del mutuo, e il 65% degli italiani è preoccupato per la propria situazione economica. Una situazione resa instabile dal crescente costo della vita e dal rialzo dei tassi di interesse sui mutui formalizzato dalla BCE.  A causa di una congiuntura complessa e non favorevole, il 45% delle famiglie con un mutuo in corso nell’ultimo anno percepisce una situazione economica peggiorata. Nonostante i dati relativi all’occupazione registrino il valore più alto da giugno 2019 (23,2 milioni di occupati nel 2023), le famiglie si trovano a fare i conti con un costo della vita sempre più alto, che riduce drasticamente il potere di acquisto e la propensione al risparmio.

Peggiora la rischiosità del credito?

L’impennata dell’inflazione, i costi dell’energia e l’impatto derivante dal protrarsi del conflitto ucraino trovano riscontro anche nella contrazione delle intenzioni di acquisto di una nuova abitazione, e nell’indebolimento della domanda di mutuo da parte delle famiglie. In questa fase non favorevole del ciclo economico, gli strumenti a supporto della liquidità delle famiglie hanno svolto quindi un ruolo di fondamentale importanza.
“In questa fase di perduranti difficoltà, se non interverranno altre misure a supporto delle famiglie, l’impennata dell’Euribor verificatasi a partire dal 2022 potrebbe determinare un progressivo peggioramento della rischiosità del credito. Come conseguenza, al termine del periodo di sospensione, le famiglie che hanno beneficiato della moratoria potrebbero trovarsi in grande difficoltà nel riprendere il regolare pagamento delle rate”, commenta Luca Dondi, AD Nomisma.

Rate: +50% in 3 trimestri

Negli ultimi anni, a una rischiosità estremamente contenuta generata da valori eccezionalmente bassi dell’Euribor, nonché da politiche di erogazione finalizzate a contenere il pericolo di sovraindebitamento, si sono aggiunte le moratorie emanate nel periodo pandemico, di cui hanno usufruito quasi 1,5 milioni di famiglie. Ma il rapporto degli italiani con il pagamento del mutuo, in un contesto macroeconomico e sociale sempre più complesso, è caratterizzato da fattori congiunturali che potrebbero condizionare la sostenibilità degli impegni finanziari, e accrescere in futuro il rischio di sovraindebitamento. Di fatto, l’aumento del costo delle rate dei mutui è pari a +50% in soli 3 trimestri.

Il 4% è in ritardo sui pagamenti

Lo scenario macroeconomico sfavorevole ha fatto crescere il timore di 3 famiglie su 10 di non arrivare alla fine del mese, e non riuscire ad accantonare una parte di reddito come risparmio anche per far fronte a future esigenze. La difficile congiuntura accresce inevitabilmente le difficoltà nel far fronte regolarmente al rimborso delle rate del mutuo. Il 4% dei nuclei intervistati ha dichiarato di avere accumulato ritardi seppur lievi, mentre il 13% è riuscito a pagare le rate mensili con qualche difficoltà, ad esempio, comprimendo altre voci di spesa. Alla luce delle premesse evidenziate nella survey, si rende necessaria una soluzione sistemica a supporto delle famiglie, che rischiano di non riuscire più a pagare il mutuo e di perdere la propria casa. 

Sonno, perchè 1 italiano su 2 fa fatica a dormire? 

Oggi la medicina è concorde nell’affermare che il sonno rientra a pieno titolo nei comportamenti di uno stile di vita sano, alla pari dell’alimentazione e dell’attività fisica. Noi italiani siamo “bravi” a seguire queste indicazioni? Così così. In occasione del World Sleep Day, che viene celebrato ogni anno il 17 marzo,  il team Public Affairs di Ipsos ha condotto un sondaggio sull’argomento del sonno in Italia. Il World Sleep Day ha l’obiettivo di sensibilizzare sulla salute del sonno e sull’importanza del suo ruolo nel benessere fisico, mentale e sociale di una persona. Questa iniziativa è promossa dalla World Sleep Society in tutto il mondo e dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) in Italia.

I Boomers dormono meno

I risultati del sondaggio hanno evidenziato che il 50% delle persone dorme tra le 7 e le 8 ore a notte, Passando alla quantità di ore di sonno per notte, risulta che circa la metà dorma tra le 7 e le 8 ore ed un terzo tra le 5 e le 6 ore, di cui quasi la metà sono Boomers. Il 44% del campione intervistato ha dichiarato di soffrire, o di aver sofferto in passato, di uno o più disturbi del sonno.

Gli schermi sono nemici dei sogni d’oro

Molti esperti consigliano di evitare l’uso di dispositivi elettronici come smartphone, tablet e computer poco prima di andare a letto, così come di evitare di dormire con la televisione accesa, poiché la luce emessa da questi schermi può influenzare il ritmo circadiano, confondendo l’orologio biologico interno. Tuttavia, secondo il sondaggio Ipsos, il 40% delle persone guarda la TV, i film o le serie TV prima di dormire, mentre il 33% usa smartphone o tablet. Questo comportamento è più comune tra i membri della Generazione Z e i Millennials.

L’insonnia è il disturbo più comune

Per quanto riguarda i disturbi del sonno, il sondaggio ha rilevato che quasi la metà delle persone soffre o ha sofferto di disturbi del sonno, con l’insonnia che risulta essere il disturbo più comune. I fattori che causano questi disturbi del sonno includono ansia, stress e preoccupazioni. Le tisane rilassanti sono uno dei rimedi più comuni utilizzati dalle persone per gestire questi disturbi, scelte da due persone su cinque. Tra le altre tecniche per favorire il sonno si ritrova lo svolgere attività (es. leggere, camminare, cucinare) e la melatonina.

Copyright: se un’opera è creata dall’AI chi sono i diritti?

Chi è l’autore dell’opera generata da una AI? Si possono usare contenuti protetti da diritto d’autore per alimentare i sistemi AI? La capacità dei modelli di AI generativa di ‘digerire’ migliaia di testi o immagini per poi ‘produrre’ contenuti dotati di creatività porta a interrogarsi sulla possibilità di tutelare l’output di tali modelli ricorrendo al diritto d’autore. 
“Sia la UE sia la maggior parte delle nazioni nel mondo, hanno assunto la posizione secondo cui i modelli di AI non possono essere qualificati come autori di un’opera – dichiara Lydia Mendola, partner dello Studio legale Portolano Cavallo di Roma -, e quindi il contenuto prodotto da un modello di AI generativa non può essere considerato un’opera protetta da copyright”.

Il ‘fair use’ legittima l’attività di raccolta massiva di contenuti digitali

“Quindi, in assenza di apporto creativo di un essere umano, c’è la possibilità che le opere generate dall’AI diventino di pubblico dominio. L’autore dovrà così dimostrare come il modello di AI abbia rappresentato un momento o uno strumento all’interno di un processo creativo più complesso”, aggiunge Mendola.
Negli Stati Uniti la dottrina del ‘fair use’ è invocata per legittimare l’attività di raccolta massiva di contenuti digitali, ovvero legittimare l’uso di materiale eventualmente protetto dal diritto d’autore altrui in assenza di autorizzazioni da parte del titolare del copyright. Questa dottrina non trova, però, immediata e diretta applicazione nell’ordinamento italiano o europeo.

Spetta ai titolari dei diritti di esclusiva attivarsi per proteggere le proprie opere

Con l’introduzione dell’eccezione Test and Data mining contenuta nella Direttiva su diritto d’autore e diritti connessi nel mercato unico digitale, sono i titolari dei diritti di esclusiva che si devono attivare per proteggere le proprie opere, e fare in modo che non siano oggetto di attività di estrazione massiva di dati. Ma se l’acquisizione dei dati coperti da copyright avviene legittimamente, anche l’opera generata dal modello di AI sarebbe lecita?
“Se il modello viene addestrato su milioni di immagini e utilizzato per generare nuove immagini, è estremamente improbabile che ciò costituisca una violazione del copyright in quanto il risultato finale sarà molto diverso dalle opere originali”, spiega Mendola.

Chi è responsabile di un plagio evolutivo?

“Se come modello si utilizzassero immagini di uno specifico artista, con l’obiettivo di generare lavori confondibili con una sua opera originale, l’artista in questione potrebbe opporsi alla circolazione e sfruttamento della nuova opera generata dal modello di AI, anche laddove non abbia espresso a monte alcuna riserva rispetto allo scraping dei suoi contenuti – puntualizza Mendola -. Potrebbe, ad esempio, lamentare la sussistenza di un plagio evolutivo, che ricorre quando l’opera originaria è comunque riconoscibile nella nuova opera. Ma chi è il responsabile del possibile plagio? Il modello di AI generativa, il suo programmatore, l’azienda che possiede la relativa piattaforma, o l’utente che ha interrogato il modello di AI per ottenere l’opera plagiaria?” 
La risposta non è univoca: è necessario indagare gli step del processo creativo che ha portato alla produzione di un certo contenuto.