Author Archives: Giovanni Piovanelli

Le ricerche degli italiani sul web sono lo specchio del Paese

Un’attività che ormai quasi tutta la popolazione italiana compie praticamente ogni giorno: circa l’80% degli italiani usa la rete per informarsi. Navigare su Internet per fare ricerche è sempre più diffuso tra gli utenti, giovani o più maturi. Il re dei motori di ricerca rimane sempre Google, che insieme a YouTube e Wikipedia occupa il podio delle piattaforme più utilizzate. Ma quali sono i gusti degli italiani in fatto di ricerche?
Buona parte delle ricerche passa per il calcio, ma si ricorre al web per informarsi anche su quanto succede nel mondo. E tra le parole chiave più utilizzate, oltre alle elezioni politiche e la guerra in Ucraina, in quest’ultimo periodo si cercano informazioni relative al meteo e ai vincitori di Sanremo. 

I siti di scommesse sportive

Poiché lo sport non si ferma mai, la stessa cosa accade anche sui siti italiani di scommesse, come ad esempio SitiScommesse.info, dove sempre più utenti decidono di tentare la sorte con giochi tipici del casinò, come il poker o la roulette, oppure piazzando puntate sui vari eventi sportivi, dal calcio fino ai videogiochi con gli eSports. E poiché il web, com’è noto, è anche un luogo di ‘elenchi’, oltre ai siti di scommesse sempre più utenti si appassionano al gambling, cercando la lista dei bookmaker AAMS migliori per potersi affidare a professionisti. In ogni caso, vanno sempre raccomandate prudenza e moderazione.

Pop Culture: dominano le classifiche

Naturalmente la Pop Culture è sempre al primo posto, in particolare quando si tratta di elaborare liste, ad esempio, dei costumi di Halloween ispirati a film, serie TV e videogiochi. Se i contenuti visivi hanno tanto successo, Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ sono diventati sempre più ‘calderoni ribollenti’, dove, grazie agli algoritmi e alle liste, trovare ciò che più piace senza la scocciatura della pubblicità è diventato ancora più semplice e intuitivo. E poi, anche il prezzo è particolarmente vantaggioso. Ovviamente i social network si classificano sempre nei posti più alti per la ricerca di informazioni e opinioni, ma anche come luoghi prediletti per scoprire le nuove tendenze del momento, con challenge, hashtag e flashmob.

Chi è il re dei social?

WhatsApp è al primo posto, poiché installato sulla maggior parte degli smartphone, ed è seguito da Instagram, Facebook, Messenger e Telegram. Poi c’è il fenomeno TikTok, utilizzato dai più giovani, ma anche da parte di utenti più maturi e dalle maggiori aziende. Oltre ai contenuti visibili in streaming su Netflix e altre piattaforme simili, ultimamente si assiste a un ‘assalto’ a Twitch e YouTube, dove si può discorrere di una varietà di argomenti che ‘vanno a braccetto’ con i podcast di varia natura. Una rapida parentesi sull’ambiente: anche gli italiani si stanno dimostrando utenti sempre più green, poiché, oltre ai consigli sul risparmio, molto cercati sul web in questo periodo di rincari, parole come ‘green economy’, ‘vita sostenibile’, e ‘monopattini elettrici’ hanno visto un incremento senza eguali.

Metaverso: un italiano su due lo vorrebbe utilizzare subito 

Il termine metaverso è stato coniato nel 1992 da Neal Stephenson nel romanzo di fantascienza Snow Crash, come combinazione dei termini meta e universo. Il 28 ottobre 2021, e sempre nel 2021 Meta Platforms ha assunto diecimila persone in Europa per creare il metaverso. Di fatto, si tratta di una realtà virtuale e aumentata che con l’ausilio di guanti e visori digitali rende possibile fare qualsiasi cosa, assistere a una partita, ascoltare un concerto, fare una passeggiata in una città diversa da quella in cui si vive, o partecipare a una riunione di lavoro. Tutto in modo assolutamente realistico e in 3D, ovvero con la sensazione di essere effettivamente presenti sul luogo. E gli italiani sono pronti per immergersi in questa nuova realtà. 

Tre italiani su quattro ne hanno sentito parlare

Il Metaverso ora non è più uno spazio virtuale sconosciuto alla maggior parte delle persone. Al contrario, tre italiani su quattro ne hanno sentito parlare e più della metà di loro sarebbe già pronto a utilizzarlo. I dati sono emersi da una ricerca curata dall’Istituto Piepoli e presentata nella giornata conclusiva del Festival del vitale popolare, organizzato dalla Fondazione Italia Torino, che si è svolto a Torino. La ricerca dimostra quanto il digitale, da strumento d’élite si sia trasformato nel corso del tempo in uno strumento sempre più popolare. Il 52% degli intervistati, infatti, ovvero più di uno su due, sarebbe propenso a utilizzare il Metaverso già da domani.

Il digitale estende le sue aree di applicazione

Basti pensare che, come rileva ancora lo studio, se qualche anno fa gli strumenti digitali più utilizzati dagli italiani erano per lo più i social network e i siti web, oggi il digitale sta estendendo le sue aree di applicazione, riferisce Adnkronos. Tanto che tra gli under 54 anni un italiano su cinque afferma di utilizzare nella propria quotidianità lavorativa le piattaforme per effettuare call, mentre podcast e videogame, solo quale anno fa appannaggio esclusivo dei giovani, oggi sono ampiamente diffusi anche tra le persone di età compresa tra i 35 e 54 anni.

L’informazione viaggia sui social e in chat

Per quanto riguarda l’informazione, la ricerca sottolinea che se i giovani da sempre utilizzano maggiormente i social network, anche il 40% degli over 54, persone, dunque, non native digitali, si informano attraverso il medesimo strumento. E le chat poi non sono più considerate solo un modo per parlare con gli altri, ma per il 10% degli italiani, e quasi per il 20% dei più giovani, sono divenute anch’esse uno strumento di informazione.

Abili a gestire vita, lavoro e cucina: sono i Wonderful Changers

Angeli del focolare degli anni Cinquanta e Casalinghe disperate degli anni Duemila, fatevi da parte. Le cose sono cambiate, e ora tutti gli ambiti della vita – privata e professionale – si possono conciliare. Anche dedicando del tempo di valore alla cucina. Oggi sempre di più si afferma anche in Italia un nuovo profilo sociale, quello dei “Wonderful Changers” che amano sperimentare (51%) e adattarsi ai cambiamenti (53%): sempre più multitasking (62%), flessibili (58%) e determinati (56%), sono donne – e anche uomini – in grado di conciliare famiglia, lavoro e interessi personali (27%). Favorevoli all’aiuto della tecnologia (66%) e vogliosi di ritrovarsi a tavola con gusto e armonia, sempre più italiani e italiane adottano come stile di vita il Wonderful Changing, spinti dall’esigenza di dare un tocco di originalità alla propria vita a partire dalla cucina (65%), luogo ideale per uscire dalla routine quotidiana in modo semplice e veloce. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Osservatorio Vorwerk per l’Italia, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1200 italiani di età compresa tra i 20 e i 50 anni.

Cosa dignifica stare bene?

Il concetto di benessere è oggi quanto mai ampio e articolato. In base ai dati della ricerca, per quasi 7 italiani su 10 (68%) significa trovare il giusto equilibrio tra casa e lavoro, riuscendo a dedicare così il tempo ideale per coltivare le proprie passioni, una caratteristica tipica dei Wonderful Changers. La percentuale sale (72%) se si prendono in considerazione solo le donne. Da notare come risulta piacevole, soprattutto alle donne (56%), anche ricevere un complimento a tavola: l’esperienza di preparazione dei piatti si traduce in una fonte di benessere. Per raggiungere questo benessere, emerge il bisogno di trovare “più tempo per i propri hobby” (61%) e “un aiuto ai fornelli” (55%). Una consistente percentuale (53%) avverte il bisogno di cambiare le proprie abitudini.

Il senso del cambiamento

L’analisi dà anche delle risposte alla domanda “cos’è il cambiamento?”. Per il 57% degli intervistati rappresenta un’occasione per sperimentare, altri lo percepiscono come un modo per migliorarsi (52%), mentre i più timorosi lo vedono come un rischio (49%). Questo cambiamento può avvenire principalmente fuori dagli ambienti che si frequentano solitamente (26%) oppure in uno dei luoghi forse più frequentati: la cucina (20%). Per che la cucina è la palestra privilegiata per il cambiamento? Perchè è il luogo dove si ha l’assoluta libertà creativa (65%), lo spazio ideale per sperimentare (49%), dove riscoprire sapori sani e cibi sostenibili (61%) e dove creare quell’effetto sorpresa (57%) attraverso piatti capaci di conquistare amici e famiglia. Infatti, la più grande soddisfazione in cucina per i Wonderful Changers consiste proprio nello stupire i commensali a tavola (68%), oltre a riuscire a preparare pietanze elaborate in poco tempo (61%). 

Moda lombarda: crescono export e scambi commerciali

Il peso percentuale del settore moda di Milano sul totale complessivo delle imprese di tutti i settori è del 3,2%. E nei primi sei mesi del 2022 l’export della moda italiana raggiunge oltre 31 miliardi, con una crescita del 21,6% rispetto all’anno precedente. Nell’area di Milano, Monza Brianza Lodi nei primi sei mesi del 2022 il settore moda genera esportazioni per un valore di 5,3 miliardi di euro (+31,3%), e pesa il 63% sul totale delle esportazioni lombarde del comparto. I principali partner commerciali per le esportazioni di abbigliamento, accessori in pelle e prodotti tessili di Milano Monza Brianza Lodi sono gli Stati Uniti, verso cui esportiamo prodotti per un valore di oltre 863 milioni di euro (+71,6%), la Cina, con oltre 565 milioni di euro (+28,4%) e la Corea del Sud, con 434 milioni di euro.

Le imprese attive in Italia sono 185.983

Sono alcuni dati elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat aggiornati al 1° semestre 2022 e confrontati con il primo semestre 2021.
Secondo i numeri aggiornati al 30 giugno 2022, elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del Registro Imprese, in totale in Italia le imprese attive nel settore moda sono 185.983, di cui 110.327 imprese operano nell’ambito del commercio e 75.656 nell’ambito del manifatturiero.

A Milano, Monza Brianza e Lodi il 39,7%% sono imprese manifatturiere

Tra Milano Monza Brianza e Lodi il settore moda conta 12.048 imprese attive. Per la sola Milano, si tratta di 10.015 imprese, mentre l’area di Monza e Brianza ne conta 1744, e Lodi 289.
Il 39,7%% del totale del comparto moda di Milano, Monza Brianza e Lodi è rappresentato da imprese manifatturiere, con circa 4.784 imprese attive in termini assoluti. A queste si aggiungono 7.264 attività del commercio al dettaglio e all’ingrosso. 

I tre mercati principali: Stati Uniti, Cina, Corea del Sud

Nei primi sei mesi del 2022 l’export del settore moda dei territori di Milano Monza Brianza Lodi rappresenta circa il 63% delle esportazioni lombarde di questi prodotti e vale oltre 5,3 miliardi di euro. Di questi, 2,6 miliardi hanno origine dalle esportazioni di articoli di abbigliamento, compresi gli articoli in pelle e pelliccia, e oltre 2 miliardi dall’export di articoli in pelle (accessori, scarpe, eccetera) escluso l’abbigliamento. Stati Uniti, Cina, Corea del Sud, Francia e Svizzera sono i primi 5 Paesi di destinazione.
Il volume degli scambi evidenzia un aumento rispetto al 2021 del +71,6% con gli Stati Uniti, +28,4% con la Cina, +56,2% con la Corea del Sud, +13,5% con la Francia, e +59,2% con la Svizzera.

D.Lgs. 81/2008 e lavori in quota

Il Testo Unico Sicurezza sul Lavoro, noto anche come D.Lgs. 81/2008, inquadra i lavori in quota equiparandoli del tutto ad un tipo di attività che va ad esporre i lavoratori a potenziale rischio di caduta dall’alto verso un piano stabile.

Da notare che per “piano stabile” si intende una superficie che non può essere in alcun modo alterata per effetto di una caduta, per questo da considerare come piano stabile e parliamo dunque di un pavimento o terreno.

In particolar modo è stata individuato come livello massimo oltre il quale bisogna adottare le misure di sicurezza necessarie la quota di 2 metri.

Di seguito vediamo allora cosa prevede la normativa in caso di lavori in quota e quali sono i dispositivi di protezione individuale di base.

Cosa prevede la normativa relativa ai lavori in quota?

Il D.Lgs. 81/2008 ben conosce le esigenze di cantiere per le quali spesso è necessario lavorare a diversi metri di altezza. Per questo motivo, quando un determinato tipo di lavoro non può essere svolto in un luogo più sicuro, è necessario adoperare tutte quelle attrezzature che consentono agli operai di poter lavorare in sicurezza anche in quota, tenendo conto di quanto segue:

  1. Le misure di protezione collettiva hanno la priorità rispetto quelle di protezione individuale.
  2. È necessario adoperare le attrezzature di sicurezza di lavoro che siano proporzionate alle tipologie di lavoro in quota che ci si appresta ad effettuare, così da garantire maggiore libertà di movimento e minori rischi.
  3. Bisogna inoltre pianificare le modalità di accesso per i lavori da svolgere in quota in base alla durata del lavoro, dell’altezza e della frequenza di circolazione.

Appare dunque evidente che lo scopo di tali disposizioni sia quello di consentire in maniera adeguata l’individuazione dei giusti dispositivi di sicurezza in relazione ai tipi di rischi ai quali i lavoratori vengono esposti.

La formazione dei Lavoratori sulla sicurezza

Sempre secondo il D.Lgs. 81/2008, il datore di lavoro è tenuto a formare periodicamente i suoi dipendenti in merito quelli che sono i rischi cui essi sono sottoposti durante le proprie mansioni, nonché tutte le misure di sicurezza che essi hanno a disposizione e che possono adottare per ridurre al minimo il numero di possibili incidenti.

I lavoratori devono inoltre essere ben istruiti su quelle che sono le attrezzature di lavoro a loro disposizione e come queste possono essere adoperate per garantirne la sicurezza in ogni momento.

È importante che tale formazione non preveda semplicemente una parte teorica ma anche una pratica, così che i lavoratori possano già acquisire una certa manualità con quelli che saranno i rischi che andranno realmente ad affrontare sul lavoro e gli strumenti che consentono loro di poter lavorare in tutta sicurezza.

I dispositivi di protezione individuale

Per quel che riguarda i dispositivi di protezione individuale, il D.Lgs. 81/2008 richiede esplicitamente che, nel caso in cui non siano già state adottate delle soluzioni di protezione collettiva, vengano adoperati dei sistemi di protezione specifici ed a norma, come segue:

  • Dispositivi di ancoraggio
  • Assorbitori di energia
  • Dispositivi retrattili
  • Linea vita sul tetto
  • Imbracature
  • Corde

Questi sono soltanto alcuni tra i dispositivi di protezione individuale che devono essere adottati in cantiere.

Adottare tali soluzioni significa mettere gli operai in condizione di lavorare in massima sicurezza e dunque poter svolgere le quotidiane attività di lavoro senza alcun tipo di timore o patema d’animo, anche nel caso in cui debba verificarsi un errore.

Ricordiamo infine che la mancata applicazione di tali misure di sicurezza previste dal D.Lgs. 81/2008 comporta per il datore di lavoro una pena detentiva che parte da 3 mesi e una ammenda che va da 2.500€ in poi.

Micromobilità, con i monopattini elettrici meno traffico e meno inquinamento

Le città traggono un beneficio deciso, in termini di vivibilità e lotta all’inquinamento ambientale, con l’utilizzo dei monopattini elettrici. E la micromobilità, specie come alternativa alle auto, è sempre più utilizzata nelle grandi città. Lo conferma anche l’ultimo sondaggio, presentato in occasione della Giornata internazionale della micromobilità (25 agosto), condotto dalla società di ridesharing svedese Voi. In particolare, l’inchiesta evidenzia un deciso calo dell’uso della macchina nelle località in cui sono presenti altre possibilità di spostamento, come i monopattini appunto.

Un terzo degli utenti ha ridotto l’uso dell’auto

La ricerca, che ha coinvolto ha coinvolti 10.000 riders in tutto il continente, evidenzia che oltre un terzo degli utenti intervistati ha dichiarato di aver ridotto significativamente o completamente l’uso dell’auto. Nello specifico, il 36% degli utenti di monopattini elettrici afferma di aver fatto un uso contenuto dell’auto. Un altro dato interessante è che i monopattini elettrici sono utilizzati da ogni fascia di età, anche dai meno giovani. Per scoprire ancora di più la tipologia dell’utente, si legge che il 35% dei riders utilizza esclusivamente monopattini elettrici per il proprio viaggio, mentre oltre il 55% combina viaggi in monopattino elettrico con il trasporto pubblico. Quest’ultimo dato è in crescita sul 47% rilevato l’anno scorso.

Spostamenti di lavoro comodi e “light”

L’anno scorso più del 40% dei riders ha affermato che uno dei loro scopi principali per guidare uno scooter elettrico Voi era il divertimento. Da allora questo numero è sceso al 30%, con un numero maggiore di riders che affermano di utilizzare i monopattini per viaggiare per eventi di socializzazione (59%) e per recarsi al lavoro o a scuola (48%). Inoltre, anche le persone che vivono in periferia stanno riducendo l’uso dell’auto. Il 60% dei riders che vivono entro 30 minuti di trasporto pubblico dal centro città ha ridotto l’utilizzo dell’auto a causa dei servizi di micromobilità.

Vantaggi ancora maggiori in futuro

“Stiamo iniziando a vedere un impatto significativo con un numero maggiore di persone che utilizzano i monopattini elettrici insieme ai trasporti pubblici e persone di tutte le età che trovano un’alternativa flessibile ai viaggi in auto, o addirittura abbandonano completamente l’auto. Anche con oltre 100 milioni di corse e 100 città alle spalle, abbiamo solo scalfito la superficie di ciò che è possibile con la micromobilità condivisa e ci sono vantaggi ancora maggiori per le città europee, la loro aria e la qualità della vita mentre continuiamo in questo viaggio” ha dichiarato Fredrik Hjelm, co-fondatore e CEO di Voi.

Chatbot e assistenti virtuali: solo 27 comuni su 8mila li utilizzano 

Lo rivela uno studio realizzato dall’Osservatorio dedicato all’applicazione dell’Intelligenza artificiale nel mondo delle Pubbliche Amministrazioni: appena ventisette comuni italiani sui quasi ottomila presenti sul territorio utilizzano i chatbot o gli assistenti virtuali. Sono quindi lo 0,33% del totale le amministrazioni locali italiane che hanno scelto di includere chatbot o assistenti virtuali all’interno dei propri siti d’informazione. Di queste, 19 si trovano nel Nord Italia (70%), 5 al Sud (18%) e solo 4 al Centro (12%). 

Seppure ancora pochi, i chatbot evidenziano una buona capacità di interazione 

Seppure ancora pochi, i chatbot analizzati dall’Osservatorio hanno comunque evidenziato una buona capacità di interazione con il pubblico nel 44% dei casi, rispondendo correttamente a domande di tipo base oltre 6 volte su 10 (63%). Inoltre, l’85% dei chatbot utilizza forme di cortesia durante le conversazioni e il 78% di essi è in grado di chiedere all’utente di specificare meglio la sua richiesta nel momento in cui viene formulata la domanda. Non solo: il 26% dei virtual assistant propone dei suggerimenti all’utente in caso di eventuali dubbi o necessità, il 22% possiede anche capacità conversazionali, e il 19% reindirizza automaticamente l’utente sulla pagina web desiderata.

“I professionisti del settore sono entusiasti del servizio”

“Stando a quanto raccolto dai colloqui one to one, i professionisti del settore sono entusiasti del servizio – ha affermato Ernesto Di Iorio, ceo di QuestIT -. I chatbot avvicinano le istituzioni ai cittadini, soprattutto la fascia più giovane. Inoltre, rappresentano un investimento che presenta ampi margini di miglioramento”.

Una ricerca nata da una partnership tra università e azienda

La ricerca è nata da una partnership tra il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena e QuestIT, azienda senese spin-off dell’Università di Siena, specializzata nello sviluppo di software e servizi basati sull’Intelligenza artificiale. Lo studio, riporta Ansa, è stato condotto sotto la guida della dottoressa Linda Basile, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena.  I dati della ricerca derivano da un’analisi suddivisa in due fasi: la prima si basa sull’utilizzo di un sistema di codifica incrociata utile a verificare l’attendibilità dei chatbot presenti nei siti d’informazione. La seconda fase, invece, prende in esame interviste con funzionari e dirigenti comunali, per valutare il loro grado di soddisfazione nei confronti della tecnologia e anche quali sono i potenziali margini di miglioramento.

Arriva il nuovo Registro delle opposizioni contro il telemarketing selvaggio:

Le novità sono state introdotte con i decreti attuativi della riforma approvata dal Consiglio dei ministri dello scorso gennaio. Da mercoledì 27 luglio è operativo lo strumento di contrasto al telemarketing selvaggio, il nuovo Registro Pubblico delle Opposizioni. Si tratta di un servizio pubblico e gratuito per tutti i cittadini che una volta iscritti negli elenchi del registro non potranno più essere contattati dall’operatore di telemarketing, a meno che quest’ultimo non abbia ottenuto specifico consenso all’utilizzo dei dati successivamente alla data di iscrizione, oppure nell’ambito di un contratto in essere o cessato da non più di trenta giorni.

Tutelare la privacy da attività promozionali invasive e indesiderate

L’Rpo semplifica le procedure per i cittadini che intendono tutelare la propria privacy da attività promozionali invasive e indesiderate, ed estende ai numeri di telefono cellulare la possibilità di iscrizione (già prevista per il telefono fisso e l’indirizzo postale), annullando così i consensi all’utilizzo dei dati da parte degli operatori. I quali saranno obbligati a consultare periodicamente il registro, e comunque prima dell’avvio di ogni campagna pubblicitaria. Al nuovo Rpo si potranno infatti iscrivere, oltre ai numeri di telefono fissi presenti negli elenchi pubblici e gli indirizzi postali, anche i numeri di cellulare: potenzialmente 78 milioni di utenze mobili.

Le chiamate degli operatori saranno bloccate entro 15 giorni dalla richiesta

L’utente potrà iscrivere qualsiasi numero di telefono (fisso e mobile), e lo potrà fare gratis sul sito, via mail, raccomandata, al telefono o via fax. Le chiamate degli operatori di telemarketing saranno bloccate entro 15 giorni dalla richiesta, dal momento che tutte le aziende del settore iscritte al Roc (il Registro degli Operatori di Comunicazione), ossia tutte quelle che rispettano la legge, sono tenute a consultare il Registro delle Opposizioni ed eliminare dalla lista i numeri che hanno tolto il consenso al trattamento dei dati. Le telefonate pubblicitarie, quindi, potranno essere fatte solo ai numeri non presenti nel registro.

Rafforzare il rispetto della disciplina sul trattamento dei dati personali

Restano valide le iscrizioni inserite precedentemente, con la facoltà per l’utente di annullare i consensi attraverso il rinnovo dell’iscrizione. Come si si legge su Corriere Comunicazioni, “L’entrata in funzione del Registro delle Opposizioni è un passo avanti, ma non è abbastanza per contrastare le imprese illegali che operando fuori da ogni azione di controllo e disciplina, i veri molestatori dei cittadini – commenta Lelio Borgherese, presidente di Assocontact, l’Associazione Nazionale dei Business Process Outsourcer -. Per questo insieme con altre Associazioni, Confindustria e Confcommercio abbiamo aperto le consultazioni pubbliche sul Codice di Condotta, un progetto elaborato in questi mesi proprio per rafforzare il rispetto della disciplina sul trattamento dei dati personali e promuovere comportamenti virtuosi lungo tutta la filiera, anche al fine di ricostruire il rapporto di fiducia tra i cittadini, noi, i brand e le Istituzioni”.

Milano, Monza Brianza, Lodi: qui più start up innovative rispetto al resto d’Italia

I numeri letti così, a freddo, possono ancora sembrare piccoli, ma sono comunque più elevati rispetto al resto d’Italia: si tratta dell’andamento delle start up innovative sul territorio di Milano, Monza Brianza e Lodi, che emerso dall’ultimo rapporto “Milano Produttiva” del Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Infatti, sebbene, in numeri assoluti si tratti di poche migliaia di imprese, queste hanno registrato performance interessanti, con incrementi superiori alla media del sistema. Nell’area di Milano Monza Brianza Lodi, a fine giugno 2022, se ne contano 2.912, il 74,6% del totale regionale e un quinto del nazionale. Inoltre, rispetto a luglio del 2021, il loro numero è cresciuto del 5,7% (rispetto a giugno 2019 sono cresciute del 48,6%). La gran parte è localizzata nella provincia di Milano (2.737), che è prima nella classifica nazionale, seguita da Roma (1.599), Napoli (675) e Torino (532). Si tratta di imprese che operano soprattutto nei servizi avanzati – produzione di software e consulenza informatica; attività dei servizi d’informazione; ricerca scientifica e sviluppo; inoltre, sono di piccola dimensione (anche per limiti al fatturato imposti dalla legge per rimanere nel Registro) e sono solo società di capitali, principalmente Srl e Srl semplificate.

Buon andamento per il sistema imprenditoriale

Nei primi sei mesi del 2022 continua la performance positiva delle iscrizioni, che aumentano rispetto al primo semestre del 2021, sebbene in misura contenuta: sono 17.129 le nuove imprese nate al 30 giugno nei territori di Milano Monza Brianza lodi, cresciute dello 0,8% su base tendenziale (erano state 16.994 nei primi sei mesi del 2021). Cresce anche la mortalità, con 12.173 chiusure (+1,9%), che sta tornando lentamente ai livelli fisiologici dopo i cali anomali registrati nel primo semestre del 2021 e del 2020, a causa delle conseguenze del blocco delle attività economiche prodotto dalla crisi sanitaria; tuttavia, il numero delle cancellazioni rimane ancora inferiore al dato pre-Covid (nel I semestre 2019 erano state 14.781). Come già ipotizzato per i dati dell’anno, probabilmente ci sono ancora aziende che, seppur in crisi, ritardano la chiusura, soprattutto se in attesa dei ristori governativi per la forzata riduzione delle attività. Il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è stato positivo: +4.956 imprese (con il contributo determinante di Milano: +4.237 il suo saldo), risultato in lieve calo rispetto a quello registrato nel primo semestre del 2021, quando era stato di +5.050 unità. Conseguentemente, il tasso di crescita si conferma positivo (+1,05%, molto vicino all’1,08% del primo semestre 2021). Osserviamo, infine, che la natalità è praticamente tornata ai livelli pre-Covid: nel confronto tra il primo semestre del 2022 e il primo semestre del 2019 dobbiamo evidenziare una differenza negativa di sole 184 imprese (-1% in valori percentuali).

“Segnale di speranza per le sfide future” 

“Il sistema imprenditoriale della grande Milano, nonostante la crisi economica, la crisi geopolitica e la pandemia, sta reagendo bene e si conferma una delle aree più attive e resilienti d’Europa” ha detto Carlo Sangalli Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. “I settori trainanti sono soprattutto l’export, il manifatturiero, i servizi e il commercio online. Di particolare rilievo la performance delle imprese giovanili che tornano a crescere dopo otto anni. Un trend molto positivo che nasce dalla capacità di innovazione e formazione del nostro territorio e dalle politiche a favore della nuova imprenditorialità messe in campo dalle istituzioni e dalla Camera di commercio. Ma soprattutto rappresenta un forte segnale di speranza per le sfide future”.

Video e TV: tendenze e comportamenti  

Una ricerca focalizzata sui contenuti video e di pubblicità e sull’evoluzione delle esperienze e dei comportamenti dell’audience: The Future Viewing Experience di Kantar evidenzia infatti opportunità e challenge dei media owner, inserzionisti e agenzie oltre alle implicazioni in termini di audience measurement. Secondo la ricerca la smart TV ora è il principale canale di fruizione dei servizi streaming, e se il mobile è un mezzo consolidato e dominante per molte attività, quando si tratta di far uso di contenuti di lunga durata vengono prediletti device con uno schermo migliore. Inoltre, l’era degli apparecchi STB (set-top box) sta volgendo al termine, mentre si è ufficialmente aperta la battaglia tra le differenti connected TV (CTV), dispositivi che consentono alla tv di connettersi a Internet per visualizzare contenuti video in streaming. 

Si accende lo scontro tra i franchisee

Sempre secondo lo studio, il prossimo futuro verrà determinato da un’integrazione verticale significativa, considerando la ricerca dei media owner di controllare l’intera supply chain, dalla produzione di contenuti alla loro diffusione in casa. Questa tendenza potrebbe però portare a limitare i contenuti disponibili. Le aziende del settore media stanno cercando di ottenere un ritorno dai loro importanti investimenti promuovendo il franchising e capitalizzando fan base globali e locali. La globalizzazione, il desiderio da parte dell’audience, soprattutto i più giovani, di conoscere nuove culture e fruire di contenuti multimediali con sottotitoli inaugurano una nuova era in cui i contenuti locali possono diventare globali.

Gli apparecchi STB sono ormai caduti in disuso?

Dal momento che la ‘massa critica’ per un servizio globale non potrà essere raggiunta se non da alcuni selezionati operatori big, la produzione indipendente rimarrà fondamentale. Gli attori più piccoli del mercato troveranno utile collaborare con altri per competere efficacemente. Quanto agli apparecchi STB stanno cadendo in disuso. I servizi di streaming adottano un approccio più ispirato alle emittenti per quanto riguarda la messa in onda/streaming di contenuti originali di punta, contribuendo a stimolare l’interesse e a prolungare gli abbonamenti. Questa tendenza vede i servizi SVOD allontanarsi sempre più dalle strategie di rilascio ‘tutto in una volta’, e sta perfino portando a rivalutare il ruolo dei canali lineari per favorire la scoperta di contenuti.

SVOD e AVOD: il futuro sarà su due livelli differenti

Il mercato dei video sta entrando in una nuova era caratterizzata da modelli ibridi, con molti servizi SVOD e BVOD sia ‘ad-free’ sia ‘ad-supported’, riferisce Adnkronos. Tuttavia, la sfida da affrontare è di non cannibalizzare le offerte principali. Questo approccio porterà velocemente a un panorama pubblicitario su due livelli, in cui coloro che potranno permettersi ambienti ad-free diventeranno sempre più difficili da raggiungere. I progressi verso una vera e propria addressability sono stati più lenti del previsto e le attuali capacità e opportunità di distribuzione sono limitate. Tuttavia, la complessità del panorama mediatico video può essere affrontata in modo efficace grazie alle smart TV, che faranno progredire l’addressability, facilitando nuove forme di pubblicità. Alla base di queste tendenze vi è il valore attribuito alla misurazione dell’audience, destinata a evolversi in linea con i cambiamenti del mercato.