Author Archives: Giovanni Piovanelli

Italia, adozione dello smart working: a che punto siamo?

L’adozione dello smart working ha portato notevoli cambiamenti nel modo in cui lavoriamo. Mentre solo una piccola percentuale dei lavoratori svolge interamente il proprio lavoro da remoto, la maggioranza ha abbracciato la modalità ibrida, con 2-3 giorni di smart working a settimana. Questa flessibilità è stata accolta positivamente, soprattutto da coloro che aspirano a un buon equilibrio tra vita professionale e personale.

I vantaggi dello smart working e le difficoltà da superare 

Lo smart working offre una serie di vantaggi, tra cui una maggiore soddisfazione per l’equilibrio tra lavoro e vita privata, migliori performance e un risparmio economico derivante dalla riduzione dei costi di spostamento. Questo è un aspetto decisamente apprezzato dal pubblico con più esperienza e una maggiore età. Si parla quindi del vantaggio economico al di sopra di altri elementi personali come il risparmio di tempo, un elemento che si allinea molto bene al contesto finanziario del Paese.

Tuttavia, ci sono anche sfide da affrontare. Un numero significativo di lavoratori lamenta un senso di isolamento e percepisce un deterioramento delle relazioni lavorative e un rischio per la propria posizione aziendale.

I più favorevoli sono i giovani

Le nuove generazioni sembrano essere più adattabili allo smart working, pur riconoscendo alcuni svantaggi legati alla mancanza di coordinamento e confronto con i colleghi. Al contrario, i lavoratori senior mostrano maggiore resistenza e lamentano maggiormente il senso di solitudine. I settori HR, Finanza e Legale sembrano essere particolarmente colpiti dagli effetti negativi dello smart working.

Nonostante i disagi, la maggior parte dei lavoratori non cambia lavoro, evidenziando una notevole stabilità nel mercato del lavoro italiano. Tuttavia, una parte significativa dei dipendenti lamenta una diminuzione della soddisfazione e una perdita di senso di appartenenza aziendale.

Sfide tecnologiche e opportunità

Molti lavoratori lamentano la mancanza di supporto tecnologico da parte delle imprese, con una scarsa adozione di PC aziendali e connessioni internet pagate personalmente. Ciò evidenzia la necessità di un maggior impegno delle imprese nel fornire gli strumenti adeguati per il lavoro da remoto, oltre a una maggiore attenzione alla sicurezza informatica. Le criticità sono state raccolte da ASUS Business, realtà che si propone quale opzione affidabile per le aziende che cercano soluzioni tecnologiche sicure e innovative. 

Per concludere

In conclusione, lo smart working ha portato con sé una serie di sfide e opportunità, evidenziando la necessità di un’approccio olistico che consideri sia gli aspetti tecnologici sia quelli legati al benessere dei dipendenti.

Mutui: in 2 anni la rata a tasso variabile aumenta, italiani in difficoltà

Nel biennio 2022-2023 i 95 miliardi di mutui erogati a tassi più elevati rispetto al recente passato hanno fatto quasi raddoppiare il tasso medio delle consistenze, superando il 3%.
Un effetto accentuato dalla quota di mutui a tasso variabile, che hanno registrato un picco tra settembre 2022 e febbraio 2023.

Questa situazione ha portato molte famiglie ad avere problemi con la gestione della rata del mutuo. Tra il 50% degli italiani maggiorenni con almeno un finanziamento in corso uno su quattro teme nel 2024 di avere difficoltà a rispettare regolarmente il rimborso delle rate.
Emerge dall’Osservatorio SalvaLaTuaCasa di Save Your Home, realizzato da Nomisma e presentato alla Camera dei Deputati.

Famiglie in bilico e insolventi

Le famiglie in bilico e quelle insolventi (il 16% delle famiglie analizzate), si trovano in una posizione di maggiore criticità.
Tra le famiglie in bilico, il 46% ha in corso un prestito finalizzato all’acquisto di un bene o servizio (famiglie insolventi, 44%), o un prestito legato a una necessità di liquidità (30% in bilico, 20% insolventi), o una rateizzazione di pagamento tramite carta revolving o dilazione Buy Now Pay Later (25% in bilico, 43% insolventi).

A fine 2023, a causa del prolungato incremento dei tassi di interesse, aumentano le famiglie che devono sostenere una rata più alta. Infatti, l’incidenza delle famiglie con una rata mensile, tra mutuo e credito al consumo, superiore a 700 euro è passata dal 27% al 40%.

L’impatto sulla qualità del credito

Le dinamiche più marcate e allarmanti sono legate agli incrementi delle rate dei mutui a tasso variabile, circa il 40% dei mutui attualmente in fase di rimborso.
La violenta risalita del costo del denaro in meno di due anni ha generato aumenti compresi tra il 35% e il 119% della rata mensile, con una conseguente contrazione del reddito netto residuo disponibile fino al 51%.

La potenziale criticità è destinata a permanere anche nel medio termine, in quanto le prospettive di riduzione del costo del denaro sono graduali e diluite nel tempo.
Malgrado il tasso di default delle famiglie sia complessivamente rimasto su livelli contenuti, in mancanza di soluzioni efficaci i tassi ancora elevati possono impattare sulla qualità del credito.

L’aumento dell’Euribor si riflette sul mercato delle aste

Storicamente, l’aumento dell’Euribor a 3 mesi si traduce in un aumento dei crediti deteriorati con un ritardo temporale di 12-18 mesi. Di conseguenza, il significativo aumento dell’Euribor desta preoccupazioni, se non sarà affiancato da interventi efficaci di supporto.

Una situazione che si rifletterà probabilmente anche sul mercato delle aste immobiliari, stimate per il 2024 tra 160mila/180mila (+12% vs 2023).
Le aste, però presentano molte criticità e inefficienze, con macro-costi per il sistema pubblico e le famiglie escusse. I prezzi di aggiudicazione arrivano infatti a dimezzare il valore dell’immobile, mentre la lunghezza e l’onerosità dei procedimenti riducono ulteriormente il ricavato effettivo, lasciando ampie quote di scoperto a danno di creditori e debitori.

Nel 2023 +8,1% donne dirigenti, e dal 2008 quasi raddoppiate

A fronte di aumento complessivo dei manager pari al +3,8%, oggi in Italia le donne dirigenti sono il 21,4%, a fronte del 12,2% nel 2008.
Lo rivela l’ultimo Report Donne sui manager privati, elaborato da Manageritalia sugli ultimi dati ufficiali resi disponibili dall’Inps: nell’ultimo anno le donne in posizioni dirigenziali hanno segnato un +8,1%, e dal 2008 sono cresciute del 92%.

Donne sempre più protagoniste del mondo del lavoro e della managerialità italiana, insomma. Anche grazie al ricambio generazionale, che vede le dirigenti donne essere il 39% tra gli under35.
E tra i quadri, anticamera della dirigenza, le donne sono già il 32% in assoluto e il 40% tra gli under35.

“Un progresso culturale e sociale”

Quanto ai settori, le donne dirigenti sono maggiori nel terziario (25,4%) rispetto all’industria (15,9%), nelle aree più sviluppate del Paese, e nelle aziende più grandi e strutturate con una valida presenza e gestione manageriale.

 “L’aumento delle donne manager nelle imprese italiane rappresenta un progresso culturale e sociale, un concreto segnale del superamento degli stereotipi che spesso hanno limitato le opportunità delle donne nel mondo del lavoro e del management aziendale – commenta il Presidente di Manageritalia Mario Mantovani -. La strada da fare per una vera parità di genere è ancora lunga, ma questi numeri dimostrano come siamo sulla giusta direzione. È interesse di tutti, anche perché le aziende con donne ai vertici performano meglio”.

I settori più rosa

L’incremento dei manager, e in particolar modo della componente femminile, è visibile in tutti gli ambiti economici italiani. A cominciare dal terziario, che segna un complessivo aumento dei manager del +5.3% (donne +8,5%).
Ottimi risultati anche per i comparti delle sanità e assistenza sociale, con un +18.3% totale con le donne che raggiungono il +20,2%.

Significativo l’incremento femminile anche nel settore dei servizi d’informazione e nella comunicazione d’impresa, che fanno segnare un + 10,5% rispetto al totale dei nuovi manager, che si ferma al +6,5%.
Tra i settori più lenti a percepire il cambiamento in atto c’è l’industria, che vede solo un +7.1% di nuove manager e in incremento manageriale complessivo del +1,8%.
In negativo il comparto dell’istruzione e dell’insegnamento, con un calo complessivo del -34.6% e addirittura – 48% per le donne.

In Sicilia più donne in posizioni apicali 

La crescita dei dirigenti coinvolge quasi tutte le regioni, con la sola eccezione di Trentino-Alto Adige (-1,8%), Molise (-1,4%), Campania (-1,5%) e Calabria (-5,3%).

Crescono di più, oltre a Puglia (+21,2%) e Valle d’Aosta (+7,2%), proprio le regioni più managerializzate, Lazio (+5,2%) e Lombardia (+5%) riporta Adnkronos. La Regione con la percentuale più elevata di donne in posizioni dirigenziali è la Sicilia (28%), seguita da Lazio (27,6%), Puglia (24%), Molise (23,1%) e Lombardia (23,3%).
Agli ultimi tre posti Trentino-Alto Adige (10,9%), Umbria (13%) e Friuli-Venezia Giulia (13,6%).

Nel 30% delle aziende europee scarseggiano professionisti InfoSec

Secondo una ricerca condotta da ISC2 sulla forza lavoro nel campo della cybersecurity nel 2022 il gap di di professionisti nel campo InfoSec è pari a quasi 4 milioni. La conferma arriva dai risultati della ricerca globale realizzata da Kaspersky dal titolo ‘The portrait of modern Information Security professional’: in Europa il 31% delle aziende intervistate considera i propri team di cybersecurity sotto organico.

A fronte di un aumento della frequenza e della complessità degli attacchi informatici, e di una maggior richiesta di professionisti InfoSec da parte delle aziende, il numero di figure specializzate che soddisfano i requisiti aziendali in termini di competenze e livello di expertise è in decisa diminuzione.

I ruoli più difficili da assegnare: ISR, Malware Analysis

A livello mondiale, la Russia ha registrato la maggiore carenza di personale, seguita da America Latina, APAC e META.
I ruoli di Information Security Research e Malware Analysis sono quelli che registrano in Europa una maggiore carenza di personale, e secondo il 47% delle aziende, sono anche i più difficili da assegnare.

L’Europa è il Paese con la maggiore richiesta per questi ruoli, seguita da Russia e America Latina.
In Europa le posizioni di Threat Intelligence e Security Research (43%), Security Assessment (40%) e Security Operations Center (37%) sono leggermente meno carenti, mentre il minor numero di posti disponibili, nonostante sia un ruolo ancora molto richiesto, è quello di Network Security (36%).

Cybersecurity: nel settore governativo quasi la metà delle posizioni non è coperta

A livello mondiale, invece, la carenza di esperti SOC è particolarmente evidente in APAC, mentre quella di analisti di Security Assessment e Network Security riguarda soprattutto l’area META.
Se si considerano i fabbisogni di cybersecurity nei vari settori a livello mondiale, il settore governativo ha segnalato la più alta richiesta di professionisti della cybersecurity e ha ammesso che quasi la metà (46%) dei ruoli InfoSec richiesti non sono stati coperti.

Anche i settori telco&media (39%) sono carenti di personale, seguiti da retail & wholesale e sanità con il 37% di ruoli vacanti.
I settori che hanno registrato il minor numero di posti liberi in ambito InfoSec sono, al contrario, l’IT (31%) e i servizi finanziari (27%), ma è allarmante che le cifre si aggirino comunque intorno a un terzo.

“In alcune aree il mercato IT cresce troppo rapidamente”

“Per ridurre la carenza di professionisti qualificati nel campo dell’InfoSec, le aziende offrono stipendi elevati, migliori condizioni di lavoro e programmi di bonus – commenta Vladimir Dashchenko, Security Evangelist, ICS CERT, Kaspersky -. Il tasso di crescita del mercato IT nazionale in alcune regioni in via di sviluppo sta cambiando così rapidamente che il settore del lavoro non è in grado di preparare e formare specialisti idonei, dotati delle conoscenze e delle competenze necessarie, in tempi così stretti. Al contrario, le aree con economie sviluppate e aziende mature non registrano una carenza così marcata, poiché i loro tassi sono inferiori alla media del mercato”.

Dopo la tempesta dell’inflazione, quale sono le prospettive economiche dell’Italia?

Gli ultimi anni l’economia italiana, così come quella globale. è stata travolta dalla tempesta energetica. Un vero e proprio tsunami che ha fatto schizzare i prezzi alle stelle per un’infinità di prodotti e servizi e che, soprattutto, ha fatto alzare in modo preoccupante l’inflazione. Nel 2021 l’inflazione ha infatti iniziato la sua corsa, raggiungendo l’11,8% alla fine del 2022.
Un’impennata economica senza precedenti, che però, nel corso del 2023, si rivelò tanto effimera quanto intensa. L’inflazione precipitò, quasi annullandosi e stabilizzandosi all’0,8% entro gennaio.

Il paradosso del gap fra salari e inflazione

Anche se le notizie sembrano rassicuranti e la situazione in miglioramento, ci sono però alcuni aspetti critici. In particolare il livello degli stipendi medi non è riuscito a tenere il passo con la corsa inflazionistica, dando origini a un vero e proprio paradosso. Nel corso dei tre anni presi in esame, durante la fase inflattiva, la crescita salariale ha segnato aumenti modesti, mentre invece ha visto incrementi maggiori durante la discesa dell’inflazione.

Erosione del potere d’acquisto 

Nel primo trimestre del 2021, la crescita salariale (+0,7%) superava l’inflazione (+0,5%). Ma nel secondo trimestre, iniziò un lento declino del potere d’acquisto (+0,6% i salari; +1,3% l’inflazione). Col passare dei trimestri, l’erosione si intensificò, culminando nel quarto trimestre del 2022 con una distanza fra le due voci di oltre dieci punti percentuali .

Risalita dei salari nel 2023: calma apparente

Nel 2023, la dinamica è nuovamente cambiata. La crescita salariale intensificava il suo ritmo di crescita, mentre l’inflazione rallentava, pur rimanendo superiore di valore. Nel terzo trimestre, la forbice divenne meno ampia, con una crescita salariale del 3,2% rispetto al 5,9% dell’inflazione. Nel quarto trimestre, ecco il sorpasso: la crescita salariale l’anno scorso ha raggiunto  il 4,8% rispetto all’1,2% dell’inflazione, ripristinando il potere d’acquisto dei consumatori.

Le implicazioni sociali: il parere dell’esperto

Nonostante il recupero, Lucio Poma, capo economista di Nomisma, avverte che la situazione ha lasciato profonde ferite nelle famiglie italiane. Un periodo di impoverimento ha costretto molti nuclei familiari a utilizzare i propri risparmi o a ricorrere al credito per affrontare le spese più importanti o gli imprevisti. La ripresa richiederà tempo e stabilità, sottolineando la necessità di politiche economiche oculate per guarire questa profonda ferita economica.

Digital Report 2024: il mondo è sempre più social

Il 2024, già dalle sue prime settimane, porta con sé prospettive interessanti nel mondo digitale. Il Global Digital Report, frutto della collaborazione tra We Are Social e Meltwater, presenta un’analisi di quello che sta accadendo a livello globale. Ecco perché l’analisi è un utile contenitore di novità, trend e dati, costituendo la più ampia raccolta di informazioni mai realizzata. 

Utilizzo dei social, è record

Tra gli highlights più rilevanti della ricerca, spicca sicuramente il dato relativo all’utilizzo dei social media. Negli ultimi mesi c’è stata una significativa evoluzione nell’interazione digitale. A conferma di ciò, anche il tempo trascorso online si dilata: si tratta di un cambiamento nei comportamenti digitali globali. Ma emergono cifre che testimoniano un mutamento nella preferenza delle piattaforme di social media a livello mondiale, riflettendo le mutevoli dinamiche della comunicazione digitale. A questo proposito, mentre sale l’audience on line, cala quella televisiva, suggerendo un cambiamento nelle abitudini di fruizione dei contenuti mediatici. E la pubblicità? Anch’essa tende a migrare sul web.

Questi sono solo alcuni dei punti salienti del report, che costituisce una fonte preziosa di informazioni aggiornate su ciò che le persone stanno facendo su internet, sui social, sui loro dispositivi e sulle piattaforme di shopping online.

Social media in costante crescita

Il report rivela che il numero di profili attivi sui social media ha superato la soglia dei 5 miliardi, corrispondente a oltre il 62% della popolazione mondiale. Questo incremento, pari a 266 milioni nell’ultimo anno, evidenzia una crescita annua del 5,6%, con una media di 8,4 nuovi utenti di social media al secondo.

Allo stesso tempo, il numero di utenti unici da mobile ha raggiunto i 5,61 miliardi, un valore che corrisponde al 69,4% della popolazione totale mondiale. I dati del report indicano un aumento globale di 138 milioni (+2,5%) dall’inizio del 2023.

Aumenta il tempo trascorso online

Contrariamente alle previsioni diffuse l’anno scorso, il report segnala un aumento del tempo trascorso online. L’utente medio di Internet è connesso in media 6 ore e 40 minuti al giorno, registrando un incremento di 4 minuti al giorno (+1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche sui social network, l’utente tipico trascorre 2 ore e 23 minuti al giorno, con una leggera diminuzione di 8 minuti rispetto all’anno passato.

Per concludere

In sintesi, il Digital Report 2024 delinea un panorama digitale dinamico, caratterizzato da cambiamenti significativi nell’uso dei social media, nel tempo trascorso online e nelle preferenze delle piattaforme. Le aspettative sono alte!

Lavoro: i consigli dell’head hunter per il CV perfetto

Per cercare lavoro il curriculum vitae è fondamentale. Perciò, è importante che sia scritto in maniera efficace, incisiva (non dovrebbe superare due pagine) e coerente con la posizione a cui si aspira. Parola di Salvatore Caruso, Executive manager di JHunters, che insieme ad Adnkronos/Labitalia fornisce i consigli per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.

“Quando si è agli inizi della propria carriera – spiega Caruso -, una pagina può essere sufficiente e permetterà al nostro cv di essere più di impatto. Il linguaggio deve essere chiaro e conciso, e ovviamente bisogna prestare attenzione all’ortografia e alla grammatica: errori di questo tipo potrebbero dare una cattiva impressione”.

Cosa non deve mai mancare

“Esistono – ricorda l’head hunter – tanti tipi di formati per creare un cv: non esiste un formato migliore, ma bisogna scegliere quello che ci permette di evidenziare le nostre competenze e qualità, e che sia coerente col tipo di ruolo per il quale ci candidiamo. La struttura del cv è importante per renderlo facile da leggere e comprendere”. Ma alcuni elementi devono essere sempre presenti in un curriculum.

Le informazioni personali, che riguardano la prima sezione del cv, devono essere concise e complete. A queste dovrebbe seguire una breve dichiarazione che riassuma gli obiettivi professionali.
“Se abbiamo già maturato esperienze lavorative devono essere riportate in ordine cronologico inverso, riportando il nome dell’azienda per cui abbiamo lavorato e il ruolo che abbiamo ricoperto”, puntualizza Caruso.

Non dimenticare le attività extracurricolari

Va poi presentato in maniera sintetica il percorso di studi, sempre in ordine cronologico inverso, evidenziando il titolo di studio conseguito, l’istituto e la data.

“Segue la sezione ‘Competenze’ – aggiunge Caruso -: qui è importante riportare le competenze, tecniche e soft, che fanno emergere come il nostro profilo professionale sia in linea con la posizione a cui si ambisce. Solitamente un cv si conclude con l’elenco delle attività extracurriculari e degli interessi. Non è una sezione fondamentale, ma può essere utile per far emergere alcuni tratti personali. La foto, invece, non è una scelta obbligata, ma inserire una foto sul cv può essere utile per completare una presentazione. In tal caso, preferire una foto in formato fototessera, che trasmetta serietà e professionalità”.

Quando l’head hunter è l’AI

Nella scrittura di un cv non è da sottovalutare, poi, l’impiego dell’Intelligenza artificiale da parte delle aziende per automatizzare i processi di selezione.

“Per fare in modo che il nostro cv possa essere efficace anche per i sistemi di AI è importante usare alcuni accorgimenti – continua Caruso -. Prima di tutto, bisogna usare un linguaggio semplice e diretto, in quanto i sistemi di AI faticano a comprendere il linguaggio complesso o figurato. Occorre poi inserire nel proprio cv le parole chiave specifiche, rilevanti per la posizione a cui ci si candida. È importante anche scrivere un cv di una lunghezza contenuta, in quanto i sistemi AI possono scansionare solo un numero limitato di parole”.

Quale acqua scegliere per i bambini?

L’acqua è un elemento essenziale per la vita, e lo è ancora di più per i bambini, che hanno un metabolismo più rapido degli adulti ed una maggiore necessità di introdurre nell’organismo i minerali necessari al loro sviluppo.

Per questo motivo, è importante scegliere l’acqua giusta per i propri figli, siano essi neonati o bambini, in modo da garantire loro un’idratazione ottimale ed un corretto apporto di minerali.

Ecco allora di seguito quali sono le caratteristiche dell’acqua ideale per i bambini, e quali sono le diverse tipologie di acqua in commercio.

Caratteristiche dell’acqua per bambini

L’acqua ideale per i bambini deve avere le seguenti caratteristiche:

  • Bassa concentrazione di sali minerali. I bambini, infatti, ricevono già un apporto sufficiente di sali minerali dal latte materno o artificiale.
  • Bassa concentrazione di nitrati. I nitrati in eccesso possono essere dannosi per la salute dei bambini, soprattutto se in tenera età.
  • Assenza di cloro. Il cloro può avere un sapore sgradevole e può essere irritante per le mucose, meglio evitare l’acqua particolarmente ricca di cloro.

Acque minimamente mineralizzate e oligominerali

Le acque minimamente mineralizzate sono quelle con residuo fisso inferiore a 50 mg/l. Il residuo fisso è la quantità di sali minerali disciolti nell’acqua.

Queste acque sono le più adatte per i bambini, in particolare per i neonati e i bambini piccoli, che hanno un intestino ancora immaturo.

Al supermercato queste bottiglie sono facilmente riconoscibili perché spesso presentano l’immagine di un neonato, proprio ad indicare che si tratta di un’acqua particolarmente adatta ai più piccoli.

Le acque oligominerali sono invece quelle con residuo fisso compreso tra 50 e 500 mg/l. Queste acque sono adatte per i bambini dai 6 mesi in su, che hanno un intestino più maturo.

Acque minerali e acque ricche di sali minerali

Le acque minerali sono quelle con residuo fisso compreso tra 500 e 1500 mg/l.

Queste acque sono adatte per gli adulti, ma non sono consigliate per i bambini, in quanto il loro residuo fisso è troppo elevato.

Le acque ricche di sali minerali sono quelle con residuo fisso superiore a 1500 mg/l. Queste acque non sono adatte per i bambini, in quanto il loro residuo fisso è eccessivo.

Acqua del rubinetto

L’acqua del rubinetto è spesso una buona scelta per i bambini, in quanto è solitamente sicura e controllata.

Tuttavia, è importante controllare periodicamente la qualità dell’acqua del rubinetto e, se necessario, filtrarla per rimuovere eventuali sostanze inquinanti.

Se bevi l’acqua del rubinetto e questa ha un forte odore di cloro, esistono depuratori acqua in grado di rimuovere il cloro in eccesso.

Consigli generali per la scelta dell’acqua giusta

In generale, è importante leggere l’etichetta dell’acqua prima di acquistarla. L’etichetta deve riportare le informazioni relative alla composizione dell’acqua, in particolare il residuo fisso e la concentrazione di nitrati.

Se si acquista acqua in bottiglia è importante conservare le casse d’acqua in un ambiente in cui non arrivino in maniera diretta i raggi del sole.

Se si utilizza acqua del rubinetto, è importante conservarla in bottiglie di vetro o di plastica atossica.

Suggerimenti aggiuntivi per i genitori di neonati e bambini

Parlate con il vostro pediatra per avere maggiori informazioni sull’acqua più adatta per i vostri figli, lui potrà consigliarvi quella migliore da scegliere.

Fate provare ai vostri figli diverse tipologie di acqua per trovare quella che preferiscono e che bevono più volentieri. Incoraggiate infine i vostri figli a bere molta acqua ogni giorno, soprattutto durante l’estate.

Conclusione

La scelta dell’acqua per i bambini è importante, ma non deve essere un cruccio.

Basta seguire le indicazioni del pediatra o comunque far installare un depuratore in casa o comprare l’acqua minerale in bottiglia per avere la certezza di aver fatto la scelta giusta.

Benessere in azienda: nel 2024 sarà la priorità per dipendenti e imprese 

Secondo una ricerca condotta da Amajor, nonché la recente indagine di Cisl, Bibliolavoro e Sindacare, nel 2024il desiderio di benessere in azienda si affermerà come la massima aspirazione dei dipendenti. In risposta a questa tendenza, le aziende sono chiamate a ridefinire le proprie priorità e ad adottare strategie mirate al benessere dei collaboratori. Anche perché, stress e un clima tossico sono le cause principali dei licenziamenti volontari. 

Serve quindi porre al centro le persone, sostenere la riscoperta dei talenti, l’allineamento dei valori e la riorganizzazione aziendale. Ma anche, sostenere la connessione tra felicità e produttività.
Valorizzare le competenze interne e coinvolgere i dipendenti può non solo migliorare il benessere, ma anche aumentare il fatturato.

Ripartire dai valori aziendali e valutare il potenziale di ogni lavoratore

Sono cinque le attività suggerite da Amajor per promuovere il benessere in azienda. La prima è mettere i valori al centro della strategia di sviluppo, anche con la creazione di spazi dedicati, come le ‘design thinking rooms’, che favoriscono l’interazione e il confronto positivo. Organigrammi chiari e riunioni settimanali, invece, promuovono la diffusione pratica dei valori aziendali.

La seconda attività suggerita è creare un sistema che valuti il potenziale di ciascun collaboratore attraverso riunioni periodiche e trasparenti. Favorire momenti di ascolto e comprensione contribuisce al miglioramento della produttività e al benessere complessivo del personale.

Piani di sviluppo e formazione e coinvolgimento nelle iniziative aziendali

La terza attività riguarda l’utilizzo di un sistema di ascolto per creare piani di sviluppo condivisi. La formazione, vissuta come momento di crescita personale, diventa un catalizzatore per l’aumento dell’autostima e del benessere individuale.

La quarta verte poi sul coinvolgimento dei dipendenti nelle iniziative aziendali. Favorire l’attiva partecipazione delle risorse attraverso la creazione di nuovi progetti e team misti rompe con le dinamiche consolidate, e permette alle persone di sentirsi parte integrante dell’azienda, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi.

Ripristinare la cultura dell’errore

L’azienda deve poi attivarsi per promuovere una ‘cultura dell’errore’, ovvero rendere le risorse consapevoli che l’errore non è colpa, ma un’opportunità di apprendimento. Come? Incentivando i team a identificare e risolvere gli errori insieme, accelerando lo sviluppo e creando un senso più profondo di appartenenza e benessere.

La chiave per il successo nel 2024 sembra, quindi, essere una visione aziendale che mette le persone al primo posto, investendo nel loro benessere per favorire una crescita sostenibile e una maggiore produttività.

Fiducia: a dicembre migliorano le aspettative di consumatori e imprese 

Lo conferma l’Istat: migliorano le opinioni dei consumatori italiani e delle imprese sulla situazione economica del Paese.
Per l’ultimo mese dell’anno l’Istat stima in generale un aumento sia del clima di fiducia dei consumatori, il cui indice in media passa da 103,6 a 106,7, sia dell’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese, che da 103,5 sale a 107,2.

L’evoluzione positiva viene evidenziata dall’Istituto dai quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti del clima di fiducia (economico, futuro, corrente e personale).
A dicembre 2023 il clima economico e quello futuro registrano gli incrementi più consistenti, il primo passa infatti da 111,0 a 118,6 e il secondo da 109,3 a 113,5, il clima corrente aumenta da 99,8 a 102,2 e il clima personale sale da 101,2 a 102,8.

Imprese: miglioramento in (quasi) tutti i comparti

Con riferimento alle imprese, l’Istat segnala un miglioramento della fiducia, seppur con intensità diverse, in tutti i comparti a eccezione della manifattura. Più in dettaglio, nei servizi di mercato si registra un marcato aumento, con l’indice che passa da 96,7 a 106,4, nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio l’incremento è più contenuto (l’indice cresce, rispettivamente, da 161,3 a 162,9 e da 107,5 a 107,8), mentre si stima un peggioramento della fiducia nella manifattura: qui l’indice diminuisce da 96,6 a 95,4.

Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura giudizi sugli ordini e sulle scorte di prodotti finiti risultano sostanzialmente stabili rispetto al mese scorso, ma si abbinano ad attese di produzione in deciso peggioramento.

Costruzioni e commercio al dettaglio

Nelle costruzioni invece si stima un miglioramento di tutte le componenti, mentre nei servizi di mercato si evidenzia un deciso miglioramento dei giudizi sugli ordini e sull’andamento degli affari. Anche le attese sugli ordini aumentano, ma l’incremento del saldo è meno consistente rispetto ai giudizi.

Con riferimento al commercio al dettaglio, l’Istat stima una dinamica estremamente positiva per i giudizi sulle vendite, mentre le relative attese sono in diminuzione.
Tale evoluzione, secondo l’Istat è determinata dalla grande distribuzione, mentre nella distribuzione tradizionale opinioni negative sulle vendite si uniscono a un aumento delle relative attese. Quanto alle scorte di prodotti finiti, sono giudicate in decumulo.

Consumatori: l’indice sale per il secondo mese consecutivo

“A dicembre, il clima di fiducia delle imprese torna ad aumentare dopo quattro mesi consecutivi di riduzione e raggiunge il livello più elevato dallo scorso luglio – segnala l’Istituto, come riporta Il Sole 24 Ore -. L’aumento dell’indice è determinato dal comparto dei servizi e da quello delle costruzioni. L’indice di fiducia dei consumatori aumenta per il secondo mese consecutivo e si riporta, anch’esso, sul livello di luglio 2023. Si segnala un generale miglioramento di tutte le variabili che compongono l’indicatore a eccezione dei giudizi sull’opportunità di risparmiare nella fase attuale, che rimangono sostanzialmente stabili rispetto al mese scorso”.